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Nainggolan, per guadagnarsi il mondo doveva lasciare la sua isola felice

Pure le più belle storie hanno una fine. A Radja Nainggolan, che ama il rap, questi versi del Club Dogo potrebbero suonare familiari. E forse sono le parole migliori per raccontare la sua avventura a Cagliari.
Radja se ne va, quattro anni dopo il suo arrivo da Piacenza. Ha scelto la Roma, e la Roma ha scelto lui, investendo tanti soldi, tutti quelli che vale. La sua prima partita col Cagliari è stata quella del Bentegodi, contro il Chievo Verona. Lì aveva collezionato la sua terza presenza in serie A, nel 2010. In campo al 62esimo, espulso per doppia ammonizione otto minuti dopo. Non il modo migliore per presentarsi al massimo campionato, ma ci sarebbe voluto poco perché quel ragazzo nato in Belgio e con i tratti somatici che denunciavano la sua origine indonesiana mostrasse tutto il suo valore.

In quattro anni a Cagliari Nainggolan è stato semplicemente il migliore giocatore della squadra. Fortissimo in interdizione, bravo a gestire il pallone anche nei momenti più difficili, capace di dribbling e giocate a effetto che solo i veri campioni hanno il coraggio di tentare. Da interno sinistro, da regista, da trequartista alle spalle delle punte, Radja ha sempre dato il 100%, facendo innamorare Cagliari, e innamorandosi a sua volta.
Della città, della maglia, dei colori e di una ragazza di Serramanna, Claudia. Nel 2011 si sono sposati, nel 2012 hanno avuto una bambina, Aysha. Il gol più bello per uno che di gol ne ha sempre fatti pochi.

Ci ha messo un po’ per spiccare il volo e lasciare il nido, Radja, e non perché non fosse pronto da tempo. Da almeno due anni le grandi d’Italia e d’Europa gli avevano messo gli occhi addosso. Le sirene della Russia e quelle di Milan, Juventus, Napoli, Inter e Roma suonavano forte da tempo. Ma lui non aveva fretta, non si sentiva pronto per chiudere la sua storia con la Sardegna. E mentre i giornali nazionali consumavano inchiostro per capire quale potesse essere la destinazione più gradita a uno dei migliori centrocampisti della Serie A, lui pensava solo a Cagliari.

Ma prima o poi doveva succedere. Lo sapeva lui, lo sapeva il presidente Cellino, lo sapeva anche il più integralista dei tifosi. Radja ha un Mondiale da conquistare, la maglia del Belgio da vestire in Brasile, a ottenerla con una seconda parte di stagione in una squadra di vertice sarà certo più semplice che farlo in rossoblù. Da battere c’è la concorrenza di Marouane Fellaini, Axel Witsel, Moussa Dembélé, Eden Hazard, Kevin De Bruyne. Gente che gioca con Manchester United, Zenit San Pietroburgo, Tottenham e Chelsea.

Ecco perché, per guadagnarsi il mondo, anche lui doveva lasciare la sua isola felice. Dove andrà troverà una grande squadra, la stimolante concorrenza di giocatori come Kevin Strootman, Daniele De Rossi, Miralem Pjanic, un club ricco e ambizioso. E uno stadio, quello che non ha mai avuto a Cagliari. Con 80 mila spettatori a sventolare bandiere e cantare cori per lui. Perché alla fine, il bello del calcio, è soprattutto questo.

Gabriele Lippi

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