Mondiali, Gigi Riva – ex team manager azzurro: “Con il cuore in Brasile”

”Le gambe e la spalla mi trattengono qui, con i loro dolori. Ma il cuore tifa ancora Italia”. Il 14 giugno del 1970, Gigi Riva segnava i suoi primi gol al Mondiale. Era un Italia-Messico della Coppa del Mondo in notturna per i tifosi italiani. Dopo quarantaquattro anni e nove edizioni da protagonista – in campo o come team manager -, Rombo di Tuono vivrà domani un’altra notte azzurra. Stavolta però da casa sua a Cagliari, perché con l’azzurro ha chiuso. ”Mi metterò da solo davanti al televisore, abbasserò il volume per non farmi condizionare nei giudizi, e soffrirò. Come se stessi lì, in panchina a Manaus”.

Ha abbandonato il suo ruolo di tutore della squadra poco prima dell’Europeo, e solo dopo la finale di Kiev chiarì ad Abete e Prandelli che non sarebbe più tornato. Fino a poco prima della partenza per il Brasile, il commissario tecnico ha provato a convincerlo: l’ultima telefonata una settimana prima dell’inizio del ritiro di Coverciano. ”Mi ha fatto piacere: è stato sempre schietto e diretto, come piace a me. I guai fisici mi hanno impedito di dire sì – racconta Riva – ma ora che si comincia a giocare, caspita se mi manca questo Mondiale…”. Lui invece non ha chiamato in Brasile, per rispetto. ”Non mi va di dare fastidio: lo so cosa succede in queste ore in ritiro. I volti si trasfigurano, le facce diventano tese, i silenzi aumentano. E’ il Mondiale, l’adrenalina sale”. Fosse lì, ripeterebbe ai giocatori quel che è stato il leit motiv della sua lunga esperienza azzurra. ”Il Mondiale fa la storia. L’82 per tutti noi e’ l’anno di Paolo Rossi. Dico spesso, specie ai ragazzi che arrivano per la prima volta in nazionale, che una Coppa del Mondo e’ quella cosa che quando sei vecchio i nipoti ti chiedono di raccontare, e allora attorno al caminetto tutti in silenzio ad ascoltarti a bocca aperta…”. Alla nazionale di oggi, invia un altro messaggio: ”L’Italia vive un momento difficile, spesso nei mesi scorsi ho evitato di parlare di calcio perché mi sembra difficile farlo con tanta gente che ha altro cui pensare: però le partite della nazionale in Brasile possono dare a tante persone un po’ di orgoglio, e regalare un sorriso”. Presente idealmente a Manaus, Riva si stringe a Buffon, ”grande campione e grande uomo”. Ma ha una curiosità che gli rimane dentro. ”Vedo tanti ragazzi interessanti: Darmian, Verratti, Immobile. Ecco, vorrei essere lì per guardarli negli occhi un minuto prima di scendere in campo: non è dai piedi ma da quello che si capisce che giocatore sei”. di Francesco Grant – ANSA

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