Il Cagliari tra sogni europei e l’attesa dello stadio ‘nuovo’

“A mio parere il Cagliari è la prima squadra della seconda fascia. Dovremo fare molta attenzione, hanno giocatori di buon livello e non sarà una gara facile”. A parlare, una settimana fa, era stato Vincenzo Montella nel pre-partita di Fiorentina vs Cagliari. Parole che fanno certamente bene, rendono felici chi le ascolta e soprattutto saggiano il peso ottenuto dalla squadra rossoblù nel corso degli anni.

Probabilmente il Cagliari non è la prima squadra della seconda fascia. Sicuramente lo è di quella di terza, dove sono inserite le formazioni che si salveranno tranquillamente e che magari, magari, potranno ambire, sfiorare, toccare le posizioni che dànno l’accesso all’Europa League, la vecchia Coppa Uefa. E’ un refrain questo che molti sussurrano ma nessuno vuole dichiarare apertamente. Solo una persona ha avuto questo “coraggio” sfidando la sua proverbiale scaramanzia: il presidente Massimo Cellino. Lo ha fatto ad inizio estate quando promise di non vendere i migliori e quindi di irrobustire la rosa con nuovi innesti. Promessa mantenuta, fino ad ora.

La Serie A sembra aver preso sul serio il Cagliari. Sono passati gli anni in cui la squadra rossoblù si salvava tranquillamente pur con una rosa che avrebbe potuto puntare in alto ma che agli occhi degli addetti ai lavori e dei critici era sempre destinata alla retrocessione. C’era sempre quell’Aldo Agroppi di turno che non ha mai azzeccato un pronostico in vita sua e che dava ogni anno l’ultima piazza della griglia al Cagliari. Serie B. Senza arte né parte. Per fortuna non ha mai azzeccato nulla.

Il Cagliari è forte, si dice. Ha acquistato quello che serviva, ha tenuto chi serviva e l’ha messo a disposizione di un allenatore che a giugno pareva destinato a stare a casa. Si parlava dell’arrivo di Delio Rossi, oggi avversario con la Sampdoria, si parlava di Mangia, di diversi tecnici delle categorie inferiori. Cellino ammise di aver messo in giro queste voci per motivare l’uruguayano in vista del nuovo campionato. Come se ce ne fosse bisogno. Conoscendo Lopez, questa era una tattica da evitare. Infatti sta rispondendo coi fatti: una vittoria una sconfitta e due pareggi. Risultati ottenuti giocando un bel calcio, limpido e semplice, con giocate da applausi e tanta concretezza tattica che non si vedeva da tempo. Poi certo, se qualche portiere o qualche difensore capita in una giornata storta, non è colpa sua. Insomma, il Cagliari ha trovato il degno erede di Allegri. E deve tenerselo ben stretto perché darà molte soddisfazioni.

Però quelle parole di Vincenzo Montella continuano a risuonare forti, fortissime. Ha un suono ampio, che viaggia lontano. Quella che stiamo vivendo è la stagione 2013/2014. Ventuno anni fa il Cagliari viveva un autentico sogno raggiungendo per la prima volta nella sua storia la Coppa Uefa. In panchina c’era Mazzone, in campo c’era una vera e propria corte: dal “principe” Francescoli, agli abili musicisti Matteoli, Cappioli ed Herrera fino ai conti e marchesi Firicano, Festa, Bisoli, Oliveira. Arrivarono sesti in campionato, agli ottavi in Coppa Italia. Era il primo Cagliari di Cellino che chiudeva la stagione con un secco 4-0 ai danni del retrocesso Pescara. Fu l’occasione per salutare con le lacrime negli occhi la partenza di Enzo Francescoli, in direzione Torino.

L’anno dopo Mazzone è a Roma seguito da Cappioli, il portiere Ielpo va al Milan, Festa all’Inter. In cassa entra denaro sonante che la società reinveste prendendo Valerio Fiori in porta, Marcolin ed un giovane quanto esuberante Allegri a centrocampo, e il prodigio Dely Valdes in attacco. L’allenatore Radice salta dopo una partita. A seguire il silenzioso e discreto Bruno Giorgi fa un lavoro eccellente: salva la squadra e cavalca la Coppa Uefa suscitando entusiasmo e pelle d’oca. Via i rumeni, i turchi e i belgi. Poi la Juventus di Roberto Baggio, e Ravanelli e Vialli: vittoria a Torino e bis in casa. Il Cagliari in semifinale, nessuno ci crede ancora. E nessuno stenta a credere alla sconfitta piena di domande che la banda di Giorgi subisce a Milano nella gara decisiva per l’accesso in finale. Si parlerà di una decisione della dirigenza Uefa per evitare che in finale si sfidassero due outsider come appunto il Cagliari e l’altrettanto sorprendente Strasburgo erano. L’Inter ovviamente vinse la coppa, con tutti i ringraziamenti del caso.

Il Cagliari può sognare, è lecito farlo. Ha la squadra, ha l’allenatore, ha la società. Manca lo stadio, per ora. Domenica prossima infatti l’appuntamento sarà molto probabilmente in un caldissimo Sant’Elia per dare la caccia all’Inter. Sì, proprio l’Inter, la squadra che ci sbarrò l’accesso alla finale di Coppa Uefa. Ma sono altri tempi, altre situazioni, altre squadre. Una nuova cavalcata è possibile, con uno stadio a norma e l’entusiasmo dei tempi migliori a metter fine a due anni di tira e molla. Il Cagliari a Cagliari, con un obiettivo da cullare e una casa in cui vivere e sognare.

Simone Spada

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