Il Cagliari sconfitto dal Milan: la cabala dice che ha già la salvezza in tasca

Il cielo sopra San Siro è tranquillo, stellato. L’arbitro Russo ha appena fischiato la fine, il Milan ha battuto il Cagliari per 3-1 nelle serata dei ritrovi e delle scaramanzie. Nella serata in cui Marco Sau dimostra di essere da nazionale, così come il piccolo Murru. Entrambi però sono stati ignorati dai commissari tecnici italiani della Maggiore e dell’Under 21.

La serata di ieri ci dice che i difensori sono da rivedere, e sono da rivedere le strategie societarie in merito agli uomini che faranno parte della retroguardia rossoblu da qui alla fine dell’anno. “Astori può partire” annuncia un rilassato Diego Lopez. La sconfitta sembra che non lo tocchi, fin troppe volte ha perso a San Siro. E a San Siro aspettano a braccia aperte il ritorno del figliol prodigo anni dopo la cessione: Davide Astori probabilmente sarà il nuovo centrale del Milan allo scadere del mercato, mentre un ex cagliaritano di nome Alessandro Matri è da qualche giorno la punta scelta per affiancare Balotelli. L’allenatore è Allegri: è la ricomposizione di un trio naturale che ha regalato grandi stagioni alla storia recente della società rossoblu.

Ma per il Cagliari il futuro non può essere in mano ad un centrocampista trasformato terzino e ad un centrale che ha giocato poco nelle ultime due stagioni. Soprattutto in un campionato come quello attuale dove le squadre hanno deciso di puntare decisamente forte sulle punte. Questa sera si chiuderà il calcio mercato e servirà prendere almeno un terzino da far giocare titolare. Perico è stato, è e sempre sarà un giocatore modesto, buono per la serie cadetta.

Per questo serve di più, e se quel di più sarà Capuano del Catania nessuno si lamenterebbe. Intanto è arrivato il macedone Ibraimi, esterno offensivo di cui si parla un gran bene e che i tifosi hanno già adottato solo per dire che un “Ibra ce l’abbiamo anche noi”.

Ma la notte di Milano, in barba alla scaramanzia, saluta la salvezza del Cagliari. Se la cabala conta, la sconfitta col Milan porterà solo tranquillità. Le uniche due volte in cui la squadrà rossoblu vinse a Milano col Milan, finì il campionato con una retrocessione. Avvenne la prima volta nel 1976: Il Cagliari non era più quello dello scudetto, in panchina Scopigno era stato sostituito da qualche anno e non bastava puntare su nomi noti come Luis Suarez.

Il Cagliari scese in B, ultimo posto con 19 punti. Tre di quei punti li prese a Milano nella giornata più nera della stagione: in un contrasto col difensore del Milan Aldo Bet, Gigi Riva subì uno strappo muscolare all’adduttore della coscia destra. Era il primo febbraio, e quel giorno verrà siglato l’addio al calcio di Rombodituono.

Avvenne una seconda volta nel 1997 quando Muzzi sfruttò un ennesimo errore del terzino milanista Francesco Coco, ancora non imbellettato da Manuela Arcuri, per superare il portiere Rossi e consegnare al Cagliari un insperato spareggio salvezza. Il 15 giugno i napoletani e il Piacenza resero amara quella vittoria per il resto della storia rossoblu, stampando la fotografia di un Tovalieri in lacrime sotto la curva dei supporters della Nord.

Le luci a San Siro si spengono e tutti sono abbastanza tranquilli. Per gli amanti della cabala questa era la sfida numero 17 al Meazza: il Milan ha vinto quindici volte, quasi sempre approfittando di un avversario fin troppo timoroso, certo sin dall’inizio di dover subire una sconfitta. Un po’ come i primi venti minuti della partita di ieri, il gol di Robinho, l’area del Milan lontanissima per essere impensierita anche solo col pensiero.

Poi Marco Sau si inventa uno dei suoi classici gol a giro, di quelli belli che non si vedono più da tempo. Uno di quei gol che valgono un ballo di samba ai prossimi mondiali ed i cronisti brasiliani che si sgolano per raccontare al mondo le sue gesta.

Ieri notte l’attaccante di Tonara ha dato quella piccola speranza di non dover rivedere un copione recitato già altre volte. Eppure ci fu una volta in cui il Cagliari fece tremare il tempio del calcio. Era il 22 novembre 2009, e sulla panchina del Cagliari sedeva Massimiliano Allegri. Aveva stupito tutti l’anno prima con diverse vittorie capolavoro (come il 3-2 a Torino contro la Juve) e due pareggi a Milano con entrambe le squadre della città. Era chiamato a confermarsi e di fronte al Milan di Leonardo presentò una squadra spregiudicata e pronta a dare spettacolo.

E così fu: il Cagliari ribattè colpo su colpo alle sortite di Ronaldinho, Seedorf e Pato con Matri, Lazzari e Nenè. I milanesi vinsero 4-3, eppure la squadra rossoblu giocò una delle partite più belle del campionato italiano. Ne facevano parte, oltre al mister Allegri, l’attaccante Matri e i difensori Astori e Lopez. I primi tre forse si ritroveranno a breve, l’ultimo è l’attuale successore delle gesta del livornese.

Le luci a San Siro si spengono, il Cagliari è salvo. E’ salvo dalla cabala, dalla scaramanzia, ma siamo solo alla seconda giornata di campionato e il 18 maggio è un miraggio lontano in mezzo al deserto, i problemi con lo stadio permangono, e l’evasione attestata al presidente Cellino è un’altra tegola con cui la società dovrà fare i conti. Il 15 però si torna in campo, a Firenze, con qualche giocatore nuovo, una nuova cabala e forse molte risposte.

Simone Spada

 

 

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