Servitù, il 4 ottobre assemblea a Santa Giusta. A dicembre “tutti a Cagliari”

Nuova chiamata contro esercitazioni e poligoni militari in Sardegna: dopo la manifestazione di Capo Frasca del 13 settembre scorso, si riparte con una serie di iniziative che culmineranno a dicembre (data ancora non decisa) in una una pacifica invasione di Cagliari in nome del no alle servitù. Il comitato organizzatore del sit-in di due settimane fa, che aveva portato migliaia di sardi davanti al poligono per protestare contro fili spinati e guerre simulate, ha convocato una prima assemblea per il 4 ottobre a Santa Giusta (Oristano).

“Basta applicare la legge e i principi costituzionali – ha detto Mariella Cao di Gettiamo Le basi – Come quello per il quale l’Italia ripudia la guerra. Non dobbiamo essere la piattaforma di tutti i conflitti mondiali. Non solo: non c’è proporzione tra il peso militare che deve subire la Sardegna rispetto alle altre regioni. Deve essere rispettata l’uguaglianza, soprattutto se si pensa che l’isola subisce le servitù più devastanti”.

Per tutti Capo Frasca ha rappresentato una svolta. “È stato un momento storico – ha commentato Pier Franco Devias, di A manca pro s’indipendentzia – Prima si lottava in piccoli gruppi. Determinati sì, ma non numerosi. A Capo Frasca è stato il popolo a decidere di dire basta”. Trattative? Nemmeno per sogno. “Non ridimensionamento delle basi ma chiusura totale – ha chiarito l’indipendentista -. Associazioni e comitati sono tenuti uniti proprio da tre punti chiave: cessazione delle esercitazioni, dismissione dei poligoni e bonifica dei territori con riconversione per usi civili”.

Una protesta allargata quella andata in scesa a Capo Frasca. “Non era una rivolta degli indipendentisti – ha spiegato Bustianu Cumpostu di Sardigna Natzione – ma c’era tutto il popolo sardo. È stata una seconda Pratobello (rivolta popolare negli anni Sessanta nella zona del Nuorese contro le esercitazioni, ndr). Noi siamo qui per la chiamata del nostro popolo, noi non vogliamo trattative: le servitù se ne devono andare”. All’attacco anche Gianfranco Sollai del Comitato Su Giassu. “La Procura sta indagando e parla di disastro ambientale – ha ricordato – Nei capi di imputazione vengono indicati i rischi per la salute, ad esempio per il torio. Dopo Capo Frasca
tutti vogliono fare qualcosa. C’è fermento: finalmente i sardi hanno preso coscienza e consapevolezza”.

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