“Una commissione d’inchiesta sull’operato e la gestione della Fondazione Banco di Sardegna e sulle modalità di cessione alla Bper del controllo del Banco di Sardegna e di Banca Sassari”. E’ la richiesta che, attraverso una mozione al consiglio regionale, viene avanzata dal consigliere regionale e presidente del Partito sardo d’Azione Giacomo Sanna.
La mozione, se sarà approvata dall’assemblea, impegnerà il presidente della giunta a riferire ”
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non oltre il mese di giugno 2013, sulla situazione del credito in Sardegna;
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a intervenire con la massima urgenza per scongiurare il rischio che prosegua la pericolosa commistione tra politica e banche anche alla luce delle indiscrezioni sulle nuove nomine ai vertici della Fondazione e del Banco di Sardegna” e “
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a presentare in Consiglio un disegno di legge urgente per affrontare l’emergenza del credito nell’Isola anche attraverso la promozione delle Casse di risparmio rurali e di tutti gli altri strumenti adatti per consentire alla Regione di poter incidere sulle politiche del credito”.
Le richieste sono precedute da un’articolata illustrazione degli ultimi bilanci del Banco e della Fondazione (si rileva che gli utili della Fondazione sono progressivamente diminuiti negli ultimi tre anni) e si evidenzia l’acquisto da parte della Fondazione “di titoli della banca giapponese Nomura per 56 milioni di euro”. “Nomura – precisa Sanna – è la stessa banca di investimenti balzata agli onori delle cronache per i casi Unipol-Bnl e più recentemente Monte Paschi di Siena”.
Nella mozione si parla anche del patto parasociale stipulato nell’ottobre scorso tra la Fondazione e la Banca popolare dell’Emilia Romagna (che detiene la maggioranza del Banco). Patto nel quale ”
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tra le altre clausole, è prevista anche quella che garantisce alla banca emiliana il diritto di prelazione sulle azioni del Banco di Sardegna eventualmente cedute dalla Fondazione, senza che si conoscano quali benefici e vantaggi siano previsti in cambio per la Fondazione Banco di Sardegna”.
- Infine un riferimento a polemiche recenti. Come quelle “
in ordine alla liquidità raccolta negli sportelli sardi e trasferita in impieghi nel bacino della ceramica modenese; alle difficoltà di crescita professionale dei dipendenti sardi, con la collocazione ai vertici del Banco di un numero sempre crescente di dirigenti continentali; all’impoverimento e alla riduzione delle filiali della banca sarda al di fuori del territorio sardo”.