“I criteri ideali per una nuova legge sullo spettacolo dal vivo? Niente soldi dagli uffici della Regione ma servizi e strutture, solo così andrà avanti chi realmente produce una cultura di qualità”.
L’idea raccontata questa mattina nel corso della conferenza stampa dell’associazione Il Crogiuolo da Mario Faticoni, 76 anni, veronese di nascita ma sardo dal 1950 e protagonista del teatro in Sardegna negli ultimi decenni, pare ben lontana dalla situazione attuale: oggi i contributi per associazioni, cooperative e società culturali premiano soprattutto il numero di spettatori raggiunto e le buste paga prodotte. Inesistente o quasi la valutazione della qualità dell’offerta in un sistema complesso di calcoli, punteggi e formule burocratiche.
“Mi rendo conto che la mia visione è un’utopia ma credo che se dalle amministrazioni arrivassero realmente servizi e spazi allora gli operatori investirebbero più sulla proposta e meno sulla burocrazia: chi realizza spettacoli di qualità è premiato dal pubblico e può così guadagnare sui biglietti staccati. In questo sistema ideale gli uffici pubblici potrebbero mettere a disposizione strumentazione e personale specializzato, locali oggi non utilizzati, canali di promozione: spese che oggi le compagnie devono impegnarsi a pagare spesso a discapito della ricerca artistica.
La nostra generazione ha inventato il teatro in Sardegna quando non c’era nulla, ci hanno poi illuso che trasformando la cultura in impresa sarebbe stato tutto più facile, non è stato così. E distribuire soldi pubblici agli operatori senza una reale valutazione della qualità non è la scelta giusta”.
F.M.