“Il Rosa nudo” di Coda in corsa come opera prima per il David di Donatello

Un’altra sfida attende “Il Rosa nudo” di Giovanni Coda, il bel film che racconta, in maniera innovativa e coinvolgente, un episodio drammatico della giovinezza di Pierre Seel nel campo di concentramento di Schimerck. Infatti, l’Accademia del Cinema Italiano lo ha inserito nella prima selezione in corsa per il “David di Donatello” 2014 nella sezione “opera prima”. Anche se, sicuramente, si tratta di un traguardo rilevante, certo il “viaggio” è appena iniziato: solo ad Aprile saranno annunciate le cinquine concorrenti al premio finale.

Ma “Il Rosa nudo” non va sottovalutato, neppure in quel contesto. La sua storia produttiva e distributiva ci racconta di risultati giustamente raggiunti, ma sicuramente non preventivati, soprattutto da chi non ha creduto al film nella fase di supporto economico. L’opera, quasi un unicum nel cinema europeo per quanto riguarda l’argomento (la persecuzione degli omosessuali all’interno degli orrori della Shoah), infatti è stato realizzato con un piccolo budget, ma con molto talento e coraggio da Giovanni Coda e dai suoi collaboratori (gli attori tutti molto bravi, i tecnici, l’indispensabile montatore Andrea Lotta), i quali di questa povertà di mezzi hanno tratto una creatività sperimentale di forte effetto e di notevoli risultati artistici.

Questo “piccolo film”, sin dalle prime proiezioni, ha suscitato interesse e emozioni ed è approdato a Festival di prestigio. E’ stato, così, evento speciale al “Queer Lion” della Mostra del Cinema di Venezia 2013, ha partecipato a Napoli al Festival dei Diritti Umani, ma, soprattutto, ha vinto il primo premio a Seattle al “Social Justice Film Festival” come miglior film. In questi giorni, poi, dopo essere stato scelto come lungometraggio rappresentativo per la settimana della Memoria in varie città d’Italia (da Bologna a Arezzo, da Saluzzo a Belluno), approderà di nuovo oltre oceano, perché candidato come miglior film, migliore regia,  miglior attore e migliore fotografia al “Macon Film Festival”, in Georgia, USA.
Come si vede, un percorso straordinario, che, forse, non è stato messo in evidenza al meglio dalla stampa, soprattutto sarda. In ogni caso, questo primo passo verso il “David di Donatello”, semmai mette in evidenza come, afferma lo stesso regista Giovanni Coda, “non ci siano più barriere per quanto riguarda le tipologie filmiche nei concorsi ufficiali del cinema in Italia. ‘Rosa nudo’ è un’opera certamente diversa dalla produzione tipica del nostro paese; per certi versi, ha una struttura estrema. Ma la Commissione non l’ha valutato come un’espressione di nicchia e neppure come un semplice intersezione tra documentario (genere che pure quest’anno ha avuto sia al Festival di Venezia sia a quello di Roma grandi soddisfazioni), ma degno di competere con opere prime completamente differenti per stile e per contenuto.

La soddisfazione mia e di tutti i miei collaboratori è grande, qualsiasi risultato questo porterà. Il cammino del nostro film è esemplare e può, forse, produrre qualche riflessione anche alle istituzioni preposte a dare vita a un cinema non banale, non legato a stereotipi e a presunte esigenze del mercato, che, poi, alla fine, nell’attuale radicale cambiamento della fruizione audiovisiva, non pagano”.

Elisabetta Randaccio

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