“La “fiscalità di vantaggio” detta anche “zona franca urbana“, l’abbiamo conquistata; c’è la legge; ci sono le risorse; poteva e doveva già partire e offrire benefici al territorio e invece rimane al palo per gli interessi fuori dal territorio e per la dabbenaggine del quadro di governo regionale!”.
E’ la dura dichiarazione di Roberto Puddu, segretario della Camera del lavoro della Cgil del Sulcis, in un post su Facebook: quasi in risposta alla “chiamata” del deputato sardo del Pd Francesco Sanna che, alcuni giorni prima di Ferragosto, ha accusato la Regione di temporeggiare su un provvedimento che avrebbe dovuto avere immediata applicazione stante la copertura economica assicurata dai 124 milioni provenienti dal “Piano-Sulcis” e dalle sanzioni comminate dall’Europa alle aziende energivore come Alcoa.
Francesco Sanna ha accusato Ugo Cappellacci di rallentare l’iter di applicazione della zona di esenzione fiscale. E aggiunto: “Mi attendo una ferma presa di posizione delle autonomie locali, delle associazioni imprenditoriali e del sindacato”. Per ora le autonomie locali e le associazioni imprenditoriali non hanno ancora fatto sentire la loro voce. Lo fa invece il sindacato che esorta lo stesso Sanna e i parlamentari sardi a “denunciare la Regione o ancora lavorare ad un decreto attuativo che in qualche modo superi la presa d’atto da parte della Regione”.
“L’inspiegabile e ingiustificabile atteggiamento di Cappellacci e del suo governo nei confronti della fiscalità di vantaggio -aggiunge Puddu – è reso ancora più grave valutando i numeri della crisi del Sulcis: su oltre 5.500 cassa integrati, 1/3 sono del comparto industria e 2/3 sono del comparto servizi, anche della pubblica amministrazione. Questo significa che se le piccole imprese avessero gli incentivi derivanti dall’applicazione della fiscalità di vantaggio con l’abbattimento degli oneri fiscali e contributivi a carico dei propri dipendenti, molte di esse potrebbero rientrare a lavoro e non usufruire più degli ammortizzatori sociali, con evidenti vantaggi per tutti”.
Carlo Martinelli