Crisi in Regione, Sel difende Pigliaru. Fi: “Ora dibattito in Consiglio”

Sel difende l’operato della Giunta Pigliaru in questi due anni e mezzo e, mentre rilancia l’azione di governo, precisa che domenica 4 dicembre “si è votato sulla Costituzione democratica del nostro Paese, non sul Governo regionale, sui singoli partiti della coalizione o sul suo presidente Francesco Pigliaru”. Sostegno, quindi, al governatore al quale rinnovano la fiducia e “il pieno sostegno, anche in relazione alle esternazioni volgari e fuori luogo di queste ore da parte di un centrodestra in crisi d’identità che rendono ancora meglio l’idea del livello di degrado raggiunto dallo scontro politico”. Luca Pizzuto, Daniele Cocco, Francesco Agus ed Eugenio Lai, che lunedì 12 al vertice di maggioranza potrebbero presentarsi con un documento programmatico siglato assieme agli altri esponenti dell’intergruppo Sel-Cd-Upc-Socialisti, del quale sino a ieri facevano parte i Rossomori, dicono di “non condividere il giudizio espresso da altre forze politiche della maggioranza (appunto i Rossomori che oggi hanno dato l’addio alla coalizione, ndr): per noi non esiste via diversa dalla responsabilità. Il centrosinistra nel prossimo futuro deve ripartire, e su questi temi abbiamo avuto ampia rassicurazione dal presidente, dalla lotta alla povertà e alle disuguaglianze e dalle politiche del lavoro per i giovani e per i meno giovani della nostra terra”. “Il voto di domenica ci parla di un Paese e di una Regione dove i problemi sociali rischiano di spianare la strada ai populismi xenofobi o qualunquisti. Le strumentalizzazioni sono da evitare – concludono, lanciando anche un messaggio al Pd -. Sbaglia chi pensa di avere dalla sua parte il 40% del Paese pronto a votare alle elezioni politiche, sbaglia chi in Sardegna strumentalizza e personalizza il risultato del referendum a proprio uso e consumo”. La posizione espressa da Sel è certamente nuova, visto che il partito, specie negli ultimi mesi, è stato quello che più di tutti, nel centrosinistra, chiedeva un rimpasto.

“Sui rapporti Stato-Regione il presidente e il Pd sono stati sconfessati dai sardi. Prima andremo a elezioni e meglio sarà per un’isola che non può pagare due anni di equilibrismi di un presidente che ora passerà dal servilismo verso Renzi a quello verso i feudatari del centro-sinistra”. Lo ribadisce Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Fi, commentando l’uscita dei Rossomori dalla maggioranza e le dimissioni dell’assessora di riferimento, Elisabetta Falchi. “E’ significativo che anche dalla maggioranza arrivi un giudizio negativo sulla subalternità del presidente Pigliaru e della sua Giunta al Governo Renzi e al partito democratico – sottolinea – Quella che si è consumata è una rottura insanabile tra il primo presidente della Regione che ha rinnegato l’Autonomia e il popolo sardo nel suo complesso. Non è una sola forza politica che lo afferma, ma il 72% dei cittadini: una percentuale che va ben oltre il risultato nazionale. Se qualcuno pensa di aggiustare tutto distribuendo poltrone, è un illuso e insulta l’intelligenza dei sardi”.

Con una lettera inviata ai presidenti della Giunta e del Consiglio regionale, il capogruppo di Forza Italia-Sardegna, Pietro Pittalis, ribadisce la necessità di un dibattito in Aula sulla crisi politica aperta con le dimissioni di due assessori e l’uscita dalla maggioranza dei Rossomori. “All’indomani dell’ennesimo rinvio per il rinnovo delle cariche del Consiglio regionale, dovuto alle difficoltà interne alla maggioranza, con l’uscita di una delle formazioni del centrosinistra dalla coalizione che sostiene il presidente della Regione si è consumata una nuova, tutt’altro che trascurabile, rottura – scrive Pittalis -. Si tratta di uno ‘strappo’ che coinvolge anche l’esecutivo, ormai rimaneggiato per le dimissioni di due assessori. Tutto questo avviene in una condizione politica che vede in difficoltà il presidente e la sua maggioranza, per via di un risultato referendario clamoroso che ha sconfessato la sua linea sull’autonomia, sulle riforme e sui rapporti Stato-Regione”. “Se il presidente della Regione è in minoranza dentro il palazzo, come lo è già sul piano numerico fuori dall’Aula – sostiene – si formalizzerebbe ciò che è già una realtà sul piano sostanziale e non resterebbe altro che prendere atto del venir meno della maggioranza. Poiché la Sardegna non può attendere i tempi lunghi dei tavoli, dei rimpasti, dei riti della politica, chiediamo che, se è in atto una crisi politica, questa sia ufficializzata in Consiglio regionale”.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share