A chi ha avuto la fortuna di partecipare alle giornate del Jazz Festival di Calagonone (giunto alla 26ma edizione), i ricordi emozionanti si intrecciano tra note e natura, tra virtuosismi di artisti straordinari e location sorprendenti o ritrovate. Forse nella gioia dell’evento, svoltosi dal 24 al 30 luglio, il pubblico avrà pensato quanta passione e tenacia c’è stata nel costruirlo? Lo staff tutto e l’Associazione “Intermezzo” ora sono entusiasti dei risultati raggiunti e i mesi trascorsi aspettando finanziamenti che non arrivavano (della Regione Sardegna per esempio), contattando gli artisti, studiando i particolari, lasciano ormai spazio, semmai a nuove idee e progetti per l’anno prossimo.
Certamente tra i momenti maggiormente indimenticabili sono stati i concerti nelle grotte del Bue Marino, che hanno affiancato la location “tradizionale” di Calagonone, la Villa Ticca, una nicchia fascinosa e raccolta ideale per le esibizioni trascinanti degli artisti. Altrettanto coinvolgente, però, arrivare alla grotta con la minicrociera sulle acque trasparenti; una sorta di rituale che aumentava l’emozione: guardarsi intorno, parlare di cosa si sarebbe sentito, scendere dalla barca con i teli da mare per sedersi nel terreno molle della grotta ad ascoltare una musica veramente “ecosostenibile”, la quale creava un contatto non invasivo con la natura.
L’ultimo concerto in questa location magica è stato quello delle chitarre di Stochelo Rosenberg e Battista Giordano, così gradito al pubblico, da volere dai musicisti tre bis, andando oltre gli orari in cui le barche attendevano per il ritorno a Calagonone. I due artisti sono stati in perfetta sintonia e Rosemberg ha eseguito anche tre brani scritti da Giordano (“Mood”; “Calipso grot”, composto per l’occasione, “Baile”). Rosemberg si era esibito due giorni prima col suo fantastico trio (Joel Locher al basso, Sebastien Giniaux alla chitarra) in un concerto trascinante dove veniva omaggiato nel ritmo e nei brani Django Reinhardt; nel concerto in grotta il suo suono diventava più intimo, stimolato da certe note “classiche” di Giordano e il concerto emanava sempre passione, grande tecnica, ma modulazioni particolari che hanno toccato l’anima del pubblico.
Battista Giordano ci ha raccontato come “l’esecuzione è stata facilitata proprio dall’emozione che si riverberava dagli spettatori, che aiutava la concentrazione.” E poi suonare con Rosemberg “è stato la realizzazione del sogno di qualsiasi chitarrista. Non abbiamo potuto provare tanto, ma il risultato è stato ottimo.”
Probabilmente questo alternarsi degli artisti tra la location più tradizionale e quella magica della grotta, capace di produrre aspetti sonori sorprendenti, sarà ripetuto pure nella prossima edizione del Festival, insieme ad altri progetti. Ci dice il presidente di “Intermezzo” Giuseppe Giordano, veramente soddisfatto dei risultati di questa edizione, come “pur tenendo conto delle economie, le quali possono influire nella variazione della programmazione, abbiamo intenzione di proporre di nuovo la musica nelle grotte con un percorso completo: traversata, concerto e visita completa, a prezzi accessibili con il contributo importante del Consorzio dei trasporti Marittimi di Calagonone. Ma ci sarà anche la riproposta dello spazio dell’ Acquario, col suo panorama mozzafiato, con concerto e degustazione enogastronomiche”. Un progetto, insomma, sempre proiettato tra musica, incrocio di culture e di arti.
Elisabetta Randaccio
