Brunello, un “montanaro” sul podio del Lirico: “Sogno di far musica sott’acqua”

Al fragore del silenzio, è abituato. Sulle amate Dolomiti suona da quasi venti anni (nel 1995 ha fondato l’omonimo festival), ed è una guardia forestale mancata. Mario Brunello, primo violoncellista italiano ad aggiudicarsi il prestigioso Premio “Tchaikovski”, chiamato da mostri sacri come Abbado e Muti, è soprattutto uno sperimentatore sonoro. “La scuola mi stava stretta, così scappavo dai banchi e andavo ad ascoltare il silenzio in montagna”. Forse anche per questo i palcoscenici privi di un vero palco attirano inesorabilmente la sua attenzione.  Sono anni che fa vibrare il suo Maggini seicentesco nei luoghi più impensati e originali.  Ad alta quota, per esempio, sul volo Milano-Olbia (anche se poi l’Enac alla fine glielo ha vietato), tra i corridoi di un carcere o nelle fabbriche di cemento.  “Mi piacerebbe provarci anche sott’acqua: il suono del mare è ancora tutto da raccontare”.

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Già, il mare. Arriva sempre il momento in cui ti viene nostalgia del mare. Anche se sei di Castelfranco e suoni in una ex fabbrica ribattezzata “Antiruggine”. “Ho tentato di suonare in acqua, ho provato a farlo su una barca a vela, ma il mare ha un suono talmente potente, onnipresente, che lascia poco spazio al resto. Faccio più fatica ad entrare in sintonia con le onde rispetto ai grandi silenzi statici d’alta quota: il silenzio in cima è diverso, il suono punta dritto dritto al cuore”.

Cuore, una parola molto usata nel lessico familiare di Brunello. I luoghi del cuore, per esempio, trovano un’ideale geografia emozionale proprio nella nostra isola. “Venticinque anni di vacanze in Sardegna hanno lasciato il segno. Ho ricordi bellissimi legati a un campeggio vicino a Capo D’Orso, ma anche delle spiaggie selvagge della costa ovest o della Gallura”. E se dici Gallura, musicalmente parlando, dici Berchidda, patria di Paolo Fresu e del suo Time in Jazz.

“Suonare con Fresu è un piacere, c’è una sintonia preziosa. Avremmo dovuto  esibirci insieme per un concerto di solidarietà a favore dei comuni alluvionati, ma non ce l’ho fatta. Chissà, se mi invita di nuovo magari quest’anno torno a Berchidda”. Nel frattempo, musicofili e appassionati potranno godere della sua performance questa sera e domani, sabato 1 marzo, al Lirico di Cagliari. Un programma che, nella prima parte, prevede il Preludio da I masnadieri di Giuseppe Verdi e il Concerto in la minore per violoncello e orchestra op. 129 di Robert Schumann, capolavoro assoluto del romanticismo. Nella seconda, invece, spazio alla festa e alla leggerezza della Primavera con la Prima Sinfonia in Si bemolle maggiore “Frühlingssymphonie” op. 38 di Robert Schumann.

Per Brunello, protagonista nel doppio ruolo di direttore e solista, si tratta di un vero e proprio debutto cagliaritano. “Al Lirico ho trovato un’orchestra sorprendente, preparata, attenta. Che ringrazio. Come direttore sono consapevole di richiedere più tempo, ho bisogno di comunicare non solo col gesto, ma anche con la parola, un po’ come succede nella musica da camera”. Quello di salire sul podio, per Brunello, è un desiderio manifestatosi negli ultimi anni. Che da artista eclettico e visionario, non si accontenta di ruoli o circuiti tradizionali e suona all’Antiruggine “perché assieme alla musica toglie le incrostazioni mentali”. (foto di Priamo Tolu)

Donatella Percivale

 

 

 

 

 

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