Aspettando il Governo in visita nel profondo Sulcis

Dunque ci siamo;

domani è il fatidico 13 Novembre 2012, giorno in cui il Governo Italiano ha deciso di fare una visita nel territorio del Sulcis Iglesiente martoriato da una crisi economica e sociale che non ha eguali dai tempi del dopoguerra.
Il Governo sarà rappresentato, come noto, dal Ministro alle Attività Produttiva, Corrado Passera, dal suo Sottosegretario Claudio de Vincenti e dal Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca.
L’attesa è stata lunga, percepita dalla gente del posto ancor più lunga dalle varie controversie a livello politico e sindacale che si sono verificate in merito alla opportunità o meno di tenere una manifestazione di protesta a Roma, principalmente sul caso Alcoa, manifestazione che poi doveva essere di tutto il
territorio, quindi con la partecipazione dei Comuni della Provincia di
Carbonia Iglesias e le rispettive cittadinanze, partecipazione estesa ad ogni livello della società locale, manifestazione che poi ha avuto luogo si, ma ridimensionata drasticamente sia da un punto di vista logistico – si è tenuto un sit-in davanti al palazzo della Regione a Cagliari, sia nei contenuti politici – solo pochi interventi, nessuno di rilievo ma sopratutto senza nessun incontro a livello istituzionale,sia nella partecipazione – doveva essere una manifestazione di 2000 persone, la Questura invece ha parlato di non più di 400 persone.
Questa premessa era doverosa per capire con quale animo gli operai della zona industriale di Portovesme, in particolare quelli dell’Alcoa e dell’Eurallumina e relativi indotti, ma anche tutte le economie della zona che ruotano attorno alle buste paghe distribuite da questo bacino industriale, affronteranno la giornata di domani: una giornata carica incerta dalla fermata totale della fabbrica Alcoa, completata il giorno 2 novembre e dal clima politico- sindacale locale attraversato in lungo e in largo da controversie sulle metodiche da adottare per portare avanti le vertenze condite da aspirazioni carrieristiche e d’immagine.
Ma sono gli operai direttamente interessati, la parte più umile ed indifesa, a vivere quest’attesa nella maniera più dolorosa: tanti di loro ( di noi, poiché
anche chi scrive sta vivendo lo stesso dramma ) hanno già iniziato l’iter procedurale che li porterà a vivere quel momento tragico rappresentato dalla perdita del proprio posto di lavoro e l’ingresso in quell’ormai lunghissimo elenco di persone collocate in cassa integrazione e/o mobilità, anticamera del licenziamento. In questi giorni che hanno preceduto la visita dei Ministri la tensione era tangibile, come un fantasma che a poco a poco prende forma,alla cui
forma ognuno aggiungeva un particolare, un si dice che…, pare che i ministri diranno…, chissà cosa porteranno nelle loro valige… etc. etc, ma di fatti concreti pochi, pochi o niente.
Di certo si sa solo quello che ha dichiarato alla Camera il Sottosegretario De Vincenti in risposta all’interpellanza del Deputato Mauro Pili, secondo le cui
dichiarazioni la crisi del Sulcis dovrà essere affrontata occupandosi di bonifiche ambientali, di valorizzazione del territorio con finalità
turistiche e sviluppo dell’agroindustria: in queste dichiarazioni, se confermate, vi è la dichiarazione che il bacino industriale di Portovesme è formalmente morto.
Quindi ci si deve preparare a vivere una stagione di trasformazione prima ancora che tecnica, culturale, si perchè dapprima le braccia sono state strappate alla terra, quindi abbandonandola, per prestarle alle industrie che hanno assicurato negli anni passati redditi e crescita economica, ed ora ci viene chiesto di
ritornare alle vecchie attività economiche caratteristiche, col valore aggiunto della tecnologia; certo, si dirà, l’industria non deve essere l’unica fonte di reddito e nessuno più di coloro che l’hanno vissuta in tanti anni di duro lavoro può testimoniarlo ma c’è un ma, la trasformazione culturale e tecnica richiede dei tempi che non sono e non saranno certamente brevi;quando le miniere sono state dismesse,le industrie di Portovesme erano già in piedi, producevano e
distribuivano ricchezza ma sopratutto hanno dato una risposta occupazionale alla
cessazione delle miniere;oggi ci viene chiesto di fare un salto nel buio, di lasciare un posto di lavoro che sicuro non lo è mai stato ma pur sempre ci ha permesso di vivere decorosamente,per affrontare un periodo di trasformazioni epocali in cui nessuno sa da dove incominciare, dove e quali professionalità formare ma sopratutto come vivere il periodo di ” trapasso “.
Insomma la visita dei Ministri nel Sulcis è carica di incognite, di dubbi, di
perplessità e di paure: paura che il cosi detto Piano Sulcis si riveli l’ennesima presa in giro, uno scatolone virtuale assolutamente vuoto e privo di contenuti, partorito da menti miope totalmente distaccate da una realtà a loro
profondamente sconosciuta e a cui, c’è il timore fondato, non sapranno dare le risposte concrete che occorrono.
Ed allora alla paura si aggiungerà anche la rabbia.

Carlo Martinelli

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