Al Lirico la “Carmen” di Carlos Martinez, una prima nazionale sotto il segno degli anni ’60

Giovedì 22 ottobre alle 20.30 (turno G), per la Stagione lirica e di balletto 2015 del Teatro Lirico di Cagliari, va in scena il sesto appuntamento con: Carmen, balletto in due atti, su regia e coreografia di Johan Inger, musica di Rodion Ščedrin e Georges Bizet, musica originale aggiuntiva di Marc Álvarez.

La prestigiosa Compañía Nacional de Danza di Spagna, diretta da José Carlos Martínez, si esibisce, in prima esecuzione italiana, nel balletto che ha debuttato al Teatro de la Zarzuela di Madrid il 9 aprile 2015 e che è ispirato alla celeberrima opera di Georges Bizet che racconta dello sfortunato amore della sigaraia Carmen per il brigadiere Don José.

La drammaturgia è di Gregor Acuña-Pohl, la scenografia di Curt Allen Wilmer, le luci di Tom Visser e i costumi di David Delfín.

L’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari è diretta da Manuel Coves.

Lo spettacolo dura un’ora e 45 minuti circa, compreso un intervallo.

Carmen viene replicato: venerdì 23 ottobre alle 20.30 (turno A); sabato 24 ottobre alle 16 (turno E); domenica 25 ottobre alle 17 (turno D); martedì 27 ottobre alle 20.30 (turno F); mercoledì 28 ottobre alle 20.30 (turno B); giovedì 29 ottobre alle 20.30 (turno C).

Lo spettacolo del turno G, inizialmente previsto per sabato 24 ottobre alle 21, è stato anticipato a giovedì 22 ottobre alle 20.30.

«La mia Carmen parte dalla storia originale di Mérimée, nella quale José è il vero protagonista che non tollerando la libertà della sua amata inizia una discesa agli inferi, mosso dai primitivi istinti dell’uomo: la passione e la vendetta.» (Johan Inger)

Quando la Compañia Nacional de Danza ha richiesto allo svedese Johan Inger di creare una nuova versione di Carmen, opera con un marcato carattere spagnolo, il coreografo si è trovato di fronte ad una grande sfida, ma anche ad una grande opportunità. Il suo approccio a questo mito universale doveva portare a qualcosa di nuovo. Per questo motivo, il coreografo si è focalizzato sul tema della violenza, trattandolo attraverso uno sguardo puro ed incontaminato, come quello di un bambino. Partendo da questo punto di vista, Inger crea un personaggio che ci rende testimoni di tutto ciò che accade attraverso i suoi occhi innocenti e, allo stesso tempo, assistiamo alla sua stessa trasformazione.

«In questo personaggio vi è un certo mistero, potrebbe essere un bambino qualunque, Don José da piccolo, la giovane Micaela, o il neonato bimbo di Carmen e José. Potremmo essere noi, con la nostra primitiva purezza ferita dopo aver subito un’esperienza di violenza, che seppur breve, può aver influito negativamente sulle nostre vite e sulla nostra capacità di relazionarsi con gli altri per sempre.» (Johan Inger)

«Il mio compito non è stato quello di ‘completare’ questa Suite che è già perfetta così com’è, ma di descrivere un’altra parte meno visibile: la mente dei personaggi riflessa nella drammaturgia. Cercare di capire quale emozione o quale pensiero intimo avesse Carmen in un momento o Don José in un altro è stato il percorso che ho seguito per giungere alla composizione.» (Marc Álvarez)

Lo spazio scenico, per questa nuova creazione di Carmen, si basa su una scenografia chiara e pulita, definita dalla semplicità delle forme e dall’autenticità dei materiali scelti.

Le atmosfere vengono ricreate attraverso la reinterpretazione della novella originale, evitando qualsiasi estetica approssimativa. Siviglia è un luogo qualsiasi, la manifattura tabacchi è una qualsiasi fabbrica e i monti di ronda rappresentano uno stato d’animo al limite che, tradotto nello spazio, diventa sobborghi, luoghi oscuri ed insicuri. Per ricreare quest’atmosfera la scenografia utilizza tre materiali: il cemento, lo specchio e l’onduline nero; la forma del triangolo equilatero rappresenta, per associazioni e in maniera istintiva, l’universo dell’opera.

Tre è il numero che rompe il quadro, che provoca la gelosia e che porta alla violenza. Tre per tre uguale a nove prismi. La scenografia si compone di nove prismi mobili, ciascuno con tre facce diverse, mossi dai ballerini attraverso la coreografia, articolandola nei diversi spazi.

Spazi limpidi che non ostacolano la lettura del movimento danzato e che mettono in evidenza altri luoghi e stati d’animo, possibili solo attraverso la forma e il materiale.

Il pavimento cambia durante lo spettacolo da chiaro a scuro, e alcune lampade accompagnano tre diversi momenti: la fabbrica, la festa e i monti, e saranno, oltre ai costumi, l’unico tocco di colore della scenografia.

La scenografia vuole essere dinamica e funzionale al servizio di una storia che, dalla prospettiva di un bambino, ci parla delle molte sfaccettature, tra le quali la violenza e le sue conseguenze, di quest’opera universale.

I punti di riferimento per i costumi di questa nuova creazione sono stati: sobrietà, atemporalità, contemporaneità e un sottile gusto anni ’60. Il tutto da un punto di vista simbolico e metaforico. Il carattere e la personalità dei personaggi sono toccati da questi concetti con l’intento di creare una Carmen nuova, uscendo dagli stereotipi estetici dell’opera e dell’epoca, traslando i personaggi in una specie di equivalente contemporaneo. In questo modo, i militari si avvicinano ad un’altra forma estetica di potere, come ad esempio i business manager di oggi. Il torero, figura centrale dell’opera, potrebbe essere una stella del cinema o del rock.

Questo simbolismo viene rafforzato tramite personaggi metaforici. I gitani, sedotti dal fascino delle sigaraie che risvegliano i loro istinti animali, si trasformano quasi in cani. L’ingenuità, la purezza, la bontà e il mistero umano sono rappresentati da un bambino, una presenza androgina che, nel corso dell’opera, si rabbuierà. La violenza e la frustrazione si traducono in ombre, personaggi che saranno protagonisti soprattutto nella seconda parte dell’opera. Abiti raffinati per i personaggi nella festa del primo atto, abiti quotidiani per una donna delle pulizie e Carmen che, secondo il coreografo, deve essere libera, coraggiosa, contemporanea, quasi una personalità apocalittica. I costumi, quindi, trasmettono forza, identità e una certa ambiguità estetica. La prima parte è più luminosa e colorata, la seconda più oscura, caratterizzata dal grigio e dal nero.

Prezzi biglietti: platea da € 70,00 a € 45,00 (settore giallo), da € 55,00 a € 35,00 (settore rosso), da € 40,00 a € 25,00 (settore blu); I loggia da € 50,00 a € 30,00 (settore giallo), da € 40,00 a € 25,00 (settore rosso), da € 35,00 a € 20,00 (settore blu); II loggia da € 30,00 a € 20,00 (settore giallo), da € 20,00 a € 15,00 (settore rosso), da € 15,00 a € 10,00 (settore blu).

La Biglietteria del Teatro Lirico è aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20, il sabato dalle 9 alle 13. Rimane chiusa la domenica e i giorni festivi.

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