Samuele Mura, imprenditore a 26 anni in Inghilterra: “Tasse e burocrazia i fardelli per le aziende che restano in Italia”

Ha inscatolato ambizioni e progetti in cui credeva, portandoli altrove affinché potessero realizzarsi. Del resto, per lui, i cambiamenti non sono un trauma quanto una condizione normale, una professione. Imprenditore prima in Sardegna ora in Inghilterra, settore traslochi, Samuele Mura ha 26 anni e vive a Nuneaton, venti chilometri da Coventry; fino allo scorso gennaio, stava a Jerzu.

Nato a Nottingham, da papà sardo e madre inglese, a cinque anni si è trasferito assieme al padre nel paese ogliastrino: «A Jerzu ho studiato e coltivato le mie grandi passioni, il calcio e la musica, fondando con alcuni amici la rock band M’Cube con la quale abbiamo girato l’isola, facendo qualche tappa oltremare. Finito il liceo mi sono iscritto alla facoltà di Lingue a Cagliari ma, una volta superato il test di ammissione, ho deciso di fare altro; forse non ero motivato a sufficienza essendo madrelingua inglese e pensavo di perdere tempo. Intorno a me vedevo tanti altri studenti e pensavo se, con tutta quella concorrenza attorno, una volta conclusi gli studi avrei mai trovato un lavoro. I miei familiari – aggiunge – mi diedero del pazzo, tuttavia a distanza di tempo posso affermare di aver fatto la scelta migliore».

Cesura, quella col futuro appena abbozzato, tutt’altro che semplice: «Per sei mesi ho cercato di capire che fare nella vita, poi mio cugino mi ha proposto di dargli una mano nella sua ditta di traslochi in Inghilterra; mi son bastate poche settimane per innamorarmi del mestiere. La cosa più bella è stata sperimentare di poter lavorare da qualunque luogo ovunque ci fossero un pc, un cellulare e una linea internet. Rientrato in Sardegna, ho proseguito a distanza nella mia mansione di responsabile delle vendite trattando con i clienti e cercandone di nuovi. Così per due anni sino a quando non ho abbandonato la ditta per andare in una nuova nella quale, però, non mi sono trovato a mio agio».

Stretto fra la necessità di cambiare ambiente di lavoro e la voglia di proseguire nel settore, Samuele impacchetta ancora una volta i suoi sogni e li carica in un’impresa tutta sua, la TrasloService, sede in Sardegna, interessi e affari in tutta Europa. Per quasi due anni, sino a che il giovane imprenditore ogliastrino dà un’altra sterzata al destino e torna in Inghilterra. Qui dà vita alla TrasloService Limited (www.trasloservice.com), azienda che recapita qualunque tipo di merce («ci hanno chiesto di trasferire persino un’iguana e uno scimpanzé») da un angolo all’altro del Vecchio Continente e per qualsiasi cliente, tra gli ultimi anche un famoso calciatore che ha giocato nel campionato italiano e adesso veste la maglia di una squadra della Premier League.

«Il trasloco – chiarisce Samuele – è un momento molto delicato, noi cerchiamo di rendere tutto più semplice offrendo un consulente del nostro staff in affiancamento che segue le persone dal momento del preventivo sino alla consegna finale. E’ possibile verificare costantemente l’esatta posizione della merce in tempo reale grazie a un servizio dedicato e integrato con mail, sms e social network. Il settore nel quale opero è in crescita tanto che la mia azienda sta cercando nuovo personale per l’ufficio di Londra che prevediamo di aprire entro il mese di aprile. Cerchiamo persone motivate, capaci di vendere online e che sappiano l’inglese. Chi è interessato può mandarci il curriculum. Ho collaboratori di tutte le nazionalità, pochi sardi eccezion fatta per il webmaster, Andrea Melis, anche lui di Jerzu ma credo che si tratti solo di una casualità temporanea».

Oltremanica gli affari vanno bene, incoraggiati da una rete di opportunità pressoché unica. «Qui siamo inseriti in un mercato molto appetibile e presto saremo operativi a Londra, megalopoli baricentrica rispetto all’Europa, con otto milioni di abitanti, un raggio di 50 chilometri e una circonferenza di 250 chilometri, tre volte quella di Roma. Da quando sono in Inghilterra, l’azienda è entrata nel mirino di alcuni grossi investitori e a maggio parteciperemo a un meeting che raggruppa tutte le migliori realtà europee del comparto». E rafforzati da un contesto economico e formativo che pare lontano di qualche galassia rispetto a quello del nostro Paese, sfinito ai fianchi da una burocrazia cervellotica e da una politica volutamente latitante.

«In Sardegna – dice Samuele – ho impiegato un mese e mezzo per aprire la mia attività, in Inghilterra due giorni facendo tutte le operazioni dall’Italia. I giovani, in linea generale, trovano più facilmente sbocchi lavorativi e già a 16 anni, conclusa la scuola dell’obbligo, possono contare sulla disponibilità delle aziende a formarli. Solo chi è realmente motivato decide di intraprendere gli studi universitari che, tra l’altro, hanno costi notevoli. Se vuoi realizzarti a 18-19 anni, puoi ragionevolmente raggiungere l’indipendenza economica e decidere di vivere una vita tua. Ovviamente non mancano gli aspetti negativi: il concetto di famiglia, ad esempio, è quasi assente e il clima è meno gradevole rispetto al nostro».

Dalla sua patria lavorativa, Samuele guarda con interesse al futuro dei coetanei che stanno in Sardegna: «Seguo ciò che succede nell’isola e li esorto a cercare di realizzare qualcosa nella nostra terra, per quanto possibile. Dal mio punto di vista l’occupazione è soprattutto nei lavori manuali, nell’artigianato. Il panettiere, il fabbro, l’elettricista – conclude – sono mestieri che non passeranno mai a patto che lo Stato faccia la sua parte agevolando le imprese».

Giovanni Runchina

 

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