Mick Taras, musicista cagliaritano da vent’anni a Los Angeles: “Qui ho allargato i miei orizzonti e posso misurarmi coi talenti migliori”

Vivere come un italiano, lavorare come un americano. E’ la filosofia-sfida quotidiana di Mick Taras, poliedrico musicista cagliaritano di 47 anni, da 20 negli Stati Uniti. Partito dall’isola subito dopo il diploma al liceo scientifico Michelangelo «era il 19 marzo del 1993» – precisa- Mick si è trasferito Oltreoceano per frequentare il Musicians Institute di Hollywood in California. «Ho sempre pensato che Los Angeles fosse il centro musicale del mondo e che questo doveva essere il posto in cui stare. I primi otto anni li ho trascorsi a Hollywood poi con mia moglie ci siamo spostati a Duarte, una cittadina ai piedi delle montagne di San Gabriel che circondano la metropoli, per trovare tranquillità e silenzio».

Condizioni ideali per lui, considerato che la casa coincide sovente con l’ambiente di lavoro: «Ho uno studio di registrazione proprio nella mia abitazione e ci passo la maggior parte della giornata, dal lunedì al venerdì. Mi occupo di progetti di tutti i tipi e invio le tracce di chitarra per email. Poi collaboro con molti artisti di diverse nazionalità; ho appena finito le sessions per Bruce Liang, il vincitore dello show “The Voice” in Cina. Eravamo in studio per quasi tre mesi tutti i giorni. Quest’anno ho fondato la mia etichetta indipendente Worship First Records, che dà spazio a giovani autori e cantanti di musica Cristiana. Io e mia moglie siamo Cristiani protestanti e ci occupiamo della musica in una chiesa locale, nella nostra cittadina».

Il fine settimana, solitamente, è assorbito dagli impegni per conto di un’agenzia specializzata in grandi eventi: «Vado ovunque ci sia necessità e per le più svariate esigenze: feste private, matrimoni di alto livello, programmi televisivi. Ovviamente – aggiunge Mick – questo significa esibirsi sia con band piccole, sia con orchestre di 80 persone. La mia giornata tipo, comunque, varia in ragione del progetto; per tutto il 2012, ad esempio, ho fatto il chitarrista in un gruppo all’interno dello show televisivo The Next: Fame Is at Your Doorstep».

Vita scandita dalla passione multiforme e voracemente curiosa per la musica in tutte le sue declinazioni, con sperimentazioni costanti: «A sei anni ho iniziato a suonare la batteria, poi il piano sino ai dodici e la chitarra dai quattordici anni. Adoro tutti i generi – precisa – anche perché la mia attività di session player mi permette di spaziare dal pop moderno al country, passando per il blues e il jazz. Come artista indipendente, in questi ultimi anni mi sono concentrato sulla musica acustica, bluegrass».

Nonostante una scaletta densa d’impegni, Mick cerca sempre un equilibrio tra ambizioni professionali e vita privata: «Ho sempre detto che in Sardegna e in Italia la gente sa come vivere ma non come lavorare; negli Usa, invece, accade il contrario. Qui non si aspetta, non si riflette, non si rimanda, non si protesta: ci si muove e si lavora duro. Di contro l’americano medio è così impegnato nella carriera che si dimentica di altre cose molto importanti come le amicizie, la famiglia e lo svago. Io cerco di combinare il meglio dei due continenti».

Richiamo, quello allo stile di vita, che non è l’unico all’Italia e all’isola in particolare: «Anche nella musica inserisco spesso sonorità sarde, su MickTaras iTunes – evidenzia – c’è il pezzo Regina Maria, dove ho inserito un magnifico assolo d’organetto diatonico di Ivan Pili; la composizione Waiting on the Lord (Abettendi a su Signori), è cantata parte in inglese dalla leggendaria Alva Copeland e parte in sardo, dal sottoscritto. Tuttavia – continua Mick – ci sono altri aspetti che ricordano a me e a mia moglie alla nostra terra come il cibo o il mare. Alla fine ciò che ci manca è poter rientrare più spesso ma non pensiamo di trasferirci stabilmente. La nostra vita è a Los Angeles tanto che, quando stiamo lontani per più di due settimane, cominciamo ad avvertire la necessità di tornare ai nostri ritmi».

Per il musicista cagliaritano, infatti, gli Stati Uniti sono stati e sono tuttora un solido approdo, umano e professionale: «A Los Angeles mi sono formato umanamente e ho costruito la mia carriera; negli USA ho potuto allargare i miei orizzonti, mettendomi in competizione con i talenti migliori». Quasi archiviato il 2013, Mick Taras guarda a quello nuovo appuntandosi una data, marzo 2014: «Sarà il momento in cui compariranno altre occasioni, potrei partecipare a uno show televisivo e collaborare con un altro artista cinese. Per il momento – conclude – ho una sfida certa, far uscire il primo disco di Scott Schork, giovanissimo cantante e compositore, che si è affidato alla mia etichetta discografica».

Giovanni Runchina

 

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