Clelia Mattana, da Assemini la blogger di viaggi col gene vagabondo

«Sono nata con il gene vagabondo». Un gene evidentemente dominante. Quarant’anni, nata a Cagliari e cresciuta ad Assemini dove vive la sua famiglia, Clelia Mattana ha trasformato in lavoro la sua passione più grande e travolgente: quella per il viaggio. Senza dimora per scelta ma con solide radici nell’Isola, ha costruito il suo approdo provvisorio a Playa Del Carmen. La località nella penisola dello Yucatan, in Messico, è diventata la base logistica dei suoi continui spostamenti con bagaglio leggero «passaporto, pochi indumenti e l’immancabile macchina fotografica» e una giusta scorta di pazienza, flessibilità e curiosità. Studi a Torino, interrotti a pochi passi dalla laurea in Scienze Ambientali per seguire un corso regionale di Marketing e di Comunicazione, trascorso lavorativo importante fra Roma e Londra dove ha ricoperto il ruolo di coordinatrice di produzione per Burberry, Clelia è rimasta ancorata alla “vecchia vita” sino al 2013, quando ha deciso di «rischiare tutto e partire con un biglietto di sola andata per l’Asia».

La sua è una storia che ha ben poco di ordinario; per andare a braccetto a tempo indeterminato con la felicità ha rimesso tutto in discussione: il lavoro sicuro, gli affetti, molte amicizie e si è messa letteralmente in marcia. Oggi è una seguitissima blogger di viaggi che cattura l’attenzione di migliaia di utenti con “Keep calm and travel”, il suo sito web che racchiude uno stile di vita fatto di avventura, tanto sacrificio e competenze messe intelligentemente a servizio di un sogno tramutato in realtà.

Con una data spartiacque: 22 agosto 2012. «Mi trovavo in camera mia a Londra, indaffarata nella pianificazione del mio viaggio prima del licenziamento, previsto per la fine dell’anno, quando mi venne l’idea strampalata di aprire un blog per raccontare in inglese e in forma “caro diario”, i miei piani e le mie emozioni prima della partenza. Tutto è nato per gioco ma il destino ha voluto che dessi retta a un amico esperto di web che mi consigliò di chiuderlo e di comprarmi un dominio e uno spazio web perché “un giorno vorresti volerci fare di più”, non lo ringrazierò mai abbastanza».

Da quel suggerimento è nato un sito web a tutti gli effetti: «Fonte di grandissime soddisfazioni, notti insonni e giornate di lavoro da 18 ore per i primi tre anni perché di internet e siti sapevo nulla e quindi ho dovuto imparare tutto da zero». L’esordio è stato un omaggio all’Isola “The top 10 Sardinia Beaches” (Le dieci spiagge più belle della Sardegna) che ha raggiunto oltre 500 mila visite e quasi 500 commenti «ad oggi è il più popolare di sempre e che mi ha regalato la soddisfazione enorme di essere riuscita senza alcun aiuto finanziario dalle istituzioni locali a far conoscere la nostra regione in tutto il mondo».

Proprio quel responso ha dato la conferma della bontà dell’intuizione: «Ho davvero capito – grazie alla Sardegna – che un semplice blog amatoriale aveva la potenzialità di diventare un business a tutti gli effetti». Legame, quello con la terra natale, che si è consolidato di recente con l’apertura stavolta di un secondo sito web “My Sardinia Holidays” con contenuti sia in inglese che in italiano.

In mezzo una serie impressionante di foto e di articoli per raccontare luoghi incantevoli sparsi in almeno tre continenti: Europa, Asia, America «mete che ho scelto quasi completamente a caso», anche se non sono mancate attente pianificazioni, come in Africa. Le destinazioni sono vere e proprie guide multimediali composte con grande accuratezza e che hanno catturato tantissime persone. Il sito vanta oltre 100 mila utenti unici al mese e fa il pienone pure sui social (Facebook e Instagram). «Per me il bello del viaggio è la gente che incontro, le loro storie tutte diverse e tutte interessanti».

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Numeri ragguardevoli frutto di un meticoloso e duro lavoro dietro le quinte: «In realtà non stacco mai del tutto la mente perché devo fare tantissime cose; ci sono appunti da prendere, foto da scattare, video da editare, centinaia di mail cui rispondere, problemi tecnici da risolvere, pagamenti che non arrivano. Per poter continuare a fare questa vita per me così ricca di soddisfazioni devo far sempre marciare di pari passo le visite col business. Non conto più le volte in cui mi sono ritrovata a vivere di fronte a luoghi da sogno e, anziché godermeli, ho passato la maggior parte del tempo di fronte alla tastiera. Ovviamente non mi sto lamentando ma so, di certo, che cosa vuol dire avere un lavoro stabile ma noioso e pure che significhi essere disoccupata e senza un euro sul conto. Viaggiare – conclude Clelia – è l’ossigeno che mi permette di vivere».

Giovanni Runchina

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