Un uragano di voci attorno alla Bper, mentre perdura il silenzio della politica sul Banco si Sardegna

 

Amsicora – che i lettori di Sardinia Post conoscono dal settembre del 2014 – è lo pseudonimo di un collettivo che raccoglie ed elabora informazioni acquisite da fonti economiche qualificate.  In questo intervento vengono posti alcuni quesiti. Sardinia Post mette a disposizione delle istituzioni e delle persone interpellate tutto lo spazio che riterranno necessario per rispondere.

Negli ambienti finanziari milanesi sono circolate in questi ultimi giorni delle notizie “strane” riguardanti il futuro prossimo venturo della Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper). Strane, perché rivolterebbero come un calzino quanto finora saputo, o previsto, sull’assetto finale della banca, le sue alleanze, le possibili integrazioni o dismissioni di importanti assets, come compimento della sua trasformazione in SpA.

Si accavallano le voci: se il suo nuovo azionista di controllo sarà la Goldman Sachs, o Unicredit o si fonderà con il Credito Valtellinese. O, ancora, diverrà un tutt’uno con Unipol Banca, oppure dovrà attuare un aumento di capitale di alcune centinaia di milioni per evitare dei guai comunitari.
Lo stesso “strano” ed altalenante andamento in borsa del suo titolo confermerebbe, a detta degli esperti, l’estrema complessità-contraddittorietà del momento attuale della banca. E del suo andamento a zig-zag. Tra voci di difficoltà e spiragli di ripresa. Il tutto tra non poche critiche rivolte al suo attuale “number one”, Alessandro Vandelli, a cui viene addebitata la responsabilità delle incertezze e delle contraddizioni.

Negli stessi ambienti economici modenesi – da sempre guardia armata della territorialità della banca – viene addebitato al Vandelli la colpa di agire più a salvaguardia del suo ruolo futuro che alle sorti della banca. Altrettante perplessità vengono avanzate dal mondo delle Coop, a cui è sempre spettato il compito di salvaguardare la emilianità della Bper e la sua vicinanza agli interessi del sistema cooperativo locale.

Una particolare attenzione viene rivolta al rapporto con la Sardegna, ed alle due banche (Banco di Sardegna e Banca di Sassari) controllate strettamente dalla Bper. Si addebita a Vandelli la non chiarezza sul futuro, per via di un continuo pencolamento tra cessione ed integrazione, oltre ad una “non chiarezza” nei rapporti con la Fondazione sarda ex bancaria, che viene ritenuta molto “in sintonia” con il mondo delle Coop emiliane. E del loro paladino finanziario, l’Unipol, la grande compagnia assicurativa guidata dal suo potente amministratore delegato, il cagliaritano Carlo Cimbri.

La stessa Fondazione sarda avrebbe manifestato più volte delle perplessità sui progetti della Bper, e del suo ruolo molto “assorbente” dell’operatività e dei patrimoni delle controllate sarde (una stima valuterebbe in alcune centinaia di milioni questi “scippi” operati dalla banca modenese). Non poche difficoltà, inoltre, si sarebbero registrate in queste ultime settimane nei rapporti intercorsi fra il dottor Vandelli ed il presidente della Fondazione, Antonello Cabras. Quest’’ultimo avrebbe incontrato più volte anche il dottor Cimbri per vagliare le reali intenzioni dell’Unipol nei confronti dei futuri assetti della nuova Bper.

In questo scenario così complesso, oltre che confuso, viene data per certa la contrarietà dell’Unipol ad una possibile cessione a terzi (fondi USA o investitori sardo-americani) della banca sarda. In una sua recente conversazione con operatori di borsa, Cimbri avrebbe infatti dichiarato che il Banco di Sardegna rappresenta e deve continuare a rimanere un asset strategico per il futuro della nuova Bper, risultandone un annex decisivo da preservare nel suo brand, molto importante per il mercato dell’Isola, ed a tutela delle sue capacità di produrre importanti risorse ed adeguati profitti al gruppo.

A suo giudizio, se ne dovrebbero potenziare le capacità produttive, intervenendo con opportuni innesti per potenziare la sua governance locale, in modo da preservarne il ruolo di “prima banca regionale”. Magari con un direttore generale il cui cognome termini con la U e che sappia “chistionai in limba”.
Quest’informazione, giunta a noi di Amsicora da una fonte notoriamente affidabile, è stata accompagnata dall’osservazione che “in Bper oggi non si muove foglia che Cimbri non voglia…”, sottolineandone quindi la forte dipendenza di Vandelli & C. dal vertice dell’Unipol.
Va aggiunto che la recente costituzione, in seno alla galassia Unipol, di una “bad-bank” (cioè di una banca che acquisisca e gestisca i crediti in sofferenza o di dubbia solvibilità), abbia particolarmente avvicinato la Bper a Cimbri, proprio per essere liberata dal peso, non indifferente, di partite particolarmente onerose anche al fine dei controlli, sempre più severi, della Banca Europea.

Su questo scenario, del tutto alternativo a quanto fino ad ora s’era saputo, si possono articolare delle riflessioni. La prima riguarda l’assenza della Giunta regionale dall’affrontare un problema – questo della politica del credito all’economia – che è e rimane vitale per porre fine al clima di depressione che avvilisce e mortifica la comunità sarda ormai in affanno da diversi anni, anche per la forte diminuzione dei crediti erogati alla clientela.

Non è pensabile, né politicamente né economicamente, che la Sardegna, che è azionista importante sia della Bper che del Banco (la Sardegna, chiariamo, non la Fondazione, perché quelle azioni hanno come legittimi “stakeholders” tutti i sardi), ha l’obbligo di intervenire su quello che dovrà essere il futuro degli istituti creditizi isolani (Banco di Sardegna, Banca di Sassari, Sardaleasing), come sostegno dell’economia e degli operatori locali.

Nel palazzo di via Mameli come a Villa Devoto debbono prendere atto che la vicenda Fondazione-Bper non è (né può essere) una “faccenda” fra privati, perché quei circa 500 milioni di euro che ne costituiscono la partecipazione bancaria, sono proprietà di tutti i sardi e rivestono quindi, per la loro tutela e la loro destinazione, un interesse esclusivamente pubblico, come le acque dei fiumi o le terre ademprivili. Sui quali la Regione è obbligata ad interessarsene politicamente e socialmente con il dovuto rigore e con altrettanta autorevolezza.

Chiariamo che a noi di Amsicora non interessa se in questa partita prevarrà l’Unipol o la Merrill Lynch o chissachì: ci interessa soltanto salvaguardare appieno l’integrità operativa del Banco di Sardegna, dei suoi valori e dei suoi dipendenti, perché possa continuare ad intermediare risorse a favore ed a sostegno dell’economia locale. Ci interessa quindi che la Giunta regionale sarda tuteli e salvaguardi nei modi dovuti, e con la dovuta autorità, gli interessi e le consistenze di un patrimonio dell’azienda bancaria (quello affidato alla Fondazione) che è – lo ripetiamo ancora una volta – pubblico, perché è di tutti i sardi. Preservandola da nuovi “scippi” e da possibili improvvide nuove mutilazioni.

Ci interessa, ancora, che non venga disperso ulteriormente quel che, in quasi mezzo secolo (1955-2000), il lavoro, le capacità, la dedizione e le intuizioni di un gruppo importante di nostri corregionali, era riuscito a realizzare, facendo del Banco di Sardegna una delle più efficienti, solide e redditizie banche del Paese.

Ci interessa, infine, che il destino futuro del Banco di Sardegna venga deciso alla luce del sole, in piena trasparenza, nel rispetto degli interessi e delle attese dei sardi, e non di quel che s’attendono altri, a Modena, Bologna o altrove. O che risponda a logiche di parte, di clan o di scambi di poltrone, più o meno individuabili e qualificabili.

C’è quindi necessità ed urgenza di capire quale futuro si intenda dare al Banco di Sardegna. Se sia preferibile la riconquista di una sua autonomia operativa in chiave territoriale, come sostegno all’economia regionale (oggi l’intera liquidità del Banco è in quel di Modena, al servizio del banchiere modenese), o – al contrario – accedere alla strategia attribuita al dottor Cimbri, perché resti come un annex della Bper, come portatore “sano” di risorse e di profitti, pur con il mantenimento del suo abito, un po’ consunto, in vellutino sardo.

Il Presidente della Giunta regionale, che è personaggio di statura intellettuale notevole e che ben conosce, e capisce, le vicende economiche dalla nostra terra, può e deve imporre la sua presenza in questa vicenda. Vorremmo leggere a breve la notizia di un suo deciso intervento nei confronti dei vertici della Bper e della Fondazione perché gli facciano conoscere – pubblicamente – gli intendimenti che si intendono attuare per ridare vigore, autonomia, maggiori capacita e limpidezze operative al Banco di Sardegna. È possibile che ciò avvenga?

Amsicora

 

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