Un risultato clamoroso e netto su cui anche il governo regionale deve riflettere

Il risultato del referendum costituzionale non lascia spazio a dubbi: una straordinaria vittoria del centrodestra, del Movimento 5 stelle, della Lega di Salvini. L’esperienza del governo di centrosinistra, al di là delle modalità tecniche che saranno scelte, si è conclusa. Come poco fa ha fatto sapere Matteo Renzi.

Marine Le Pen ha subito dichiarato che gli italiani hanno ripudiato non solo Renzi ma anche l’Unione Europea. Come previsto, la vittoria del No sul piano internazionale va a chiudere la “triplete” avviata dalla Brexit e proseguita con l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Usa. Pier Luigi Bersani – uno dei leader del fronte del No – aveva dichiarato che non si poteva lasciare il No alla destra. Questo è il momento di rendere effettivo questo proposito e di dimostrare che il risultato del referendum, al di là dell’apparenza, non è una vittoria dei populisti, come a quanto pare già viene interpretata sul piano internazionale. Non sarà facile.

Nel Partito democratico si apre un problema definitivo, che riguarda il  senso della sua esistenza. Il risultato di oggi dimostra che una parte enorme dell’Italia non si sente rappresenta da alcuna forza politica. Ed è proprio la parte dell’Italia che il Pd avrebbe dovuto rappresentare. Quanto alla Sardegna, dove il No ha vinto in modo ancora più netto, le forze politiche che sostengono la giunta regionale dovrebbero prendere atto del fatto che il risultato del referendum, pur non avendo una valenza politica diretta, ha tali dimensioni da suonare come un gigantesco campanello d’allarme. La giunta Pigliaru non può permettersi di far finta di niente.

 

 

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