Sardegna 1, una battaglia per la democrazia

L’altro ieri i colleghi e il personale di Sardegna 1 – quando ancora non sapevano della mannaia che si stava per abbattere sulle loro teste (tredici licenziamenti) – sono venuti a farci visita in redazione e ci hanno spiegato alcune cose semplicissime. Per esempio che con i contratti di solidarietà hanno ridotto il costo del lavoro di un terzo. E che questo costo del lavoro così ridotto (a circa 800mila euro) è coperto per tre quarti da un contributo statale (oltre 600mila euro) a cui vanno aggiunti i soldi che arrivano a vario titolo dalla Regione. In tre anni (secondo lo stesso presidente Cappellacci) oltre un milione di euro.

Come sia possibile che davanti a questa messe di denaro pubblico non siano stati pagati nemmeno i contributi pensionistici, fino al punto di spingere i lavoratori a presentare un esposto alla procura della Repubblica per appropriazione indebita, è uno di quei fatti che suonano incomprensibili e misteriosi al buon senso. E che le persone che si sono succedute nel governo aziendale, in particolare il banchiere Giorgio Mazzella, avrebbero il dovere di spiegare.

Chissà, forse l’avrebbero già fatto se il potere politico gliel’avesse ordinato. Per esempio subordinando all’arrivo della risposta – e al suo grado di attendibilità – il proseguimento delle erogazioni.

Non è successo. E non solo per sciatteria o distrazione. Semplicemente perché per chiedere e pretendere rigore bisogna anche praticarlo. Cosa che non accade. In particolare nell’erogazione dei fondi per l’editoria, affidata all’arbitrio pressoché assoluto di un presidente della Regione che negli anni è diventato il co-editore di fatto del principale gruppo editoriale isolano. Sia con contributi diretti in forma di pubblicità istituzionale, sia con i contratti d’affitto che vengono con generosità e larghezza stipulati dalla Regione con l’immobiliarista, ed editore, Sergio Zuncheddu.

Per questa ragione la vicenda di Sardegna 1 chiama in causa non solo tutto il mondo dell’informazione, ma tutte le persone che credono nella democrazia, della quale l’effettiva libertà d’informazione è una delle condizioni di esistenza. Questa vicenda tragica e squallida, infatti, descrive in modo evidente i danni che è in grado di produrre la lobby politico-affaristica che ormai da troppo tempo saccheggia la Sardegna: un potere politico screditato, un’imprenditoria che lo alimenta e lo condiziona. E i lavoratori che pagano per tutti.

G.M.B.

 

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