Pili colpisce ancora: il guitto in servizio permanente è affetto da complottismo

Il “sardo libero” ha colpito ancora. Mauro Pili, guitto in servizio permanente effettivo che per conto del clan Grimaldi ha orizzonti che spaziano da Casal di Principe alle segreterie del ministero per il Sud, non riesce proprio a trattenersi. Ha un bisogno fisico di occupare la scena. Che poi non abbia proprio niente da dire di nuovo nella sua ossessione contro l’armatore “nemico” Vincenzo Onorato e l’odiata Tirrenia, è un dettaglio trascurabile.
Così, ieri ha deciso di tornare alla carica, millantando risultati e meriti tutti da ridere.

Cerchiamo di riassumerli: 1) la fusione tra Moby e Tirrenia non si farà, perché grazie alle sue demenziali denunce, i commissari liquidatori dell’ex-CIN si oppongono; 2) sempre grazie ai suoi esposti, la magistratura romana sarà costretta a scoperchiare la gigantesca truffa ai danni dello Stato che è alla base della vendita di Tirrenia; 3) il piano industriale post-fusione contiene le prove delle magagne messe a punto da Onorato Armatori per cercare di ottenere fraudolentemente il rinnovo della concessione per la continuità territoriale tra il continente e la Sardegna fino al 2023.

Robetta, no?
Peccato che non ci sia niente di vero. Perché: 1) i commissari liquidatori si sono opposti solo per non correre il rischio di doversi trovare impelagati in lunghe vicende giudiziarie, proprio in seguito alle minacciose iniziative del guitto ingaggiato dalla premiata compagnia Grimaldi; il che non vuol dire che il magistrato che deve decidere si faccia condizionare da questa opposizione di facciata; 2) la Procura della Repubblica di Roma, su cui fa tanto affidamento Pili, non potrà fare altro che archiviare le sue farneticazioni, visto che da quando è guidata da un giudice integerrimo come Giuseppe Pignatone, ha sempre ignorato i tentativi di condizionamento politico ed economico tanto cari al guitto e ai suoi referenti della seconda repubblica.

Quanto al terzo punto, quello relativo al piano industriale previsionale del dopo fusione Moby-Tirrenia, Pili farebbe bene a farsi spiegare da Grimaldi la differenza che c’è tra lo scandalo di cui vaneggia e le “assunzioni”, cioè le stime dei possibili ricavi in presenza di un eventuale rinnovo della convenzione.

E veniamo al punto centrale dello sproloquio del guitto: la vendita e la valorizzazione delle navi. Onorato Armatori è sempre stata accusata di usare navi datate. Considerando che gli ordini di nuove unità del tipo ferry richiedono dai quattro ai cinque anni prima del loro utilizzo e che i pochi cantieri nel mondo in grado costruirle sono ‘fully booked‘, la strada della cessione di navi vecchie per noleggiarne di nuove più efficienti, è l’unica percorribile per garantire la qualità del servizio.

È poi grottesco il paragone tra il ricavo della vendita delle navi ex-Tirrenia con il prezzo pagato a suo tempo da Onorato. Perché è di tutta evidenza che il gruppo acquirente si fece carico anche di tutta la struttura e di una forza lavoro largamente eccedente le necessità, accollandosi anche l’impegno per il servizio su rotte economicamente insostenibili. Equiparare il prezzo di vendita di oggi, senza considerare sul prezzo d’acquisto l’incidenza della privatizzazione di una compagnia pubblica, non può essere considerato altro che una stupidaggine frutto di ignoranza o -peggio- di ottusa faziosità.

Pili si oppone a tutto. Anche al piano industriale di Onorato che prevede la costruzione di quattro nuovi traghetti in Cina: saranno le navi più lussuose e grandi del mondo. Navi dedicate alla Sardegna. Lo strenuo difensore degli interessi. Altrui…

E per finire: il conteggio a bilancio della sovvenzione pubblica nel piano triennale e il confronto con il mancato pagamento degli oneri per l’acquisto di Tirrenia, è come mischiare le pere con le mele. Si tratta di valori disomogenei che solo l’ignoranza e la fervida fantasia del “sardo libero” possono riuscire a paragonare. Il computo, in un piano industriale, deve essere basato sul rispetto delle regole del gioco da parte dello Stato. Esattamente ciò che non è avvenuto. Di qui, con buona pace di Pili, il contenzioso in essere. Senza trucchi, né misteri di sorta. E di documenti segretissimi, che invece sono regolarmente depositati in tribunale.

Guido Paglia

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