Per cambiare le cose non basta ridere del governatore

La vicenda è grave ma per niente seria: la giunta è giunta a compimento con una sola aggiunta, che è poi solo un ritorno, quello di Mariano Contu. Nihil novi sub sole, insomma. Molto grigio, quello delle tempie dei soliti “grandi vecchi” e poco rosa, molte conferme, qualche cambio di poltrona e un ritorno.

Ma, siccome il diavolo si insinua nei dettagli, questo nulla è accompagnato da alcune dichiarazioni che il governatore pdl con tono roboante chiama “punti qualificanti” e addirittura “riforme”, tra cui: abolizione delle Province, dei Consigli di amministrazioni di enti e agenzie, che in alcuni casi verranno accorpate, come anche le Asl ed i Consorzi industriali, e naturalmente la battaglia sul patto di stabilità.

Tutte cose che non ha fatto in quattro anni e che ora, sincerità dell’intenzione a parte, non ha i tempi tecnici per praticare. I soliti spot cui ci ha abituati in questi anni di governo, insomma. Non è cosa seria, appunto.

Ma poi penso che Flaiano, l’autore del celebre aforisma, ha lasciato questo mondo e quest’Italia prima di poter conoscerne l’incarnazione,  Silvio Berlusconi, del quale  Ugo Cappellacci è uno dei più perfetti derivati. Abbiamo riso nel 2009 del commercialista sardo portato in tour da un milanese: “Dí due parole anche tu, Ugo, ma in fretta che dobbiamo andare a pranzo!”, abbiamo riso di quello spot, ma da un pezzo non ridiamo più. La vicenda, infatti, è ormai solo grave.

Ma Cappellacci sembra ora aver imparato: sta rappresentando l’evoluzione del berlusconismo, inteso come capacità della politica di strutturarsi attraverso le regole del marketing. E d’altro canto l’opposizione si sta caratterizzando nell’essere un arcipelago di persone, talvolta anche senza ponti e con seri problemi di continuità territoriale. Di sicuro il Pd si sta avvicinando all’appuntamento non avendo ancora risolto il problema della sua identità.

Non è per niente scontato che la rottura della creatura di Berlusconi avvenga per implosione interna, per autodistruzione, come succede nei cartoni animati giapponesi. La politica non funziona secondo il principio della bilancia, dove la discesa di un piatto fa salire l’altro. Le ultime elezioni insegnano.

Non è scontato che, con il presidente di giunta isolato nel suo partito, impotente nella vertenza con lo Stato, e capace solo di buttarla in propaganda per evitare i problemi veri, l’opposizione si rafforzi. Soprattutto non è scontato se l’opposizione, anziché costruire un chiaro progetto, nutre insani pensieri che per vincere le elezioni basti fare un accordo con Giorgio Oppi da una parte, con Giacomo Sanna dall’altra e il gioco è fatto. Magari anche recuperando Mariolino Floris per il tramite dell’UPC.

Mentre tutto crolla, non servono machiavellini con le trame nel sangue impegnati a costruire alchimie aritmetiche del secolo scorso. Serve piuttosto tutta la capacità di dare risposte ai problemi coinvolgendo tutte, ma proprio tutte, le energie positive.

Marina Spinetti

 

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