Ma non sarà BlackRock a restituire il Banco di Sardegna alla Sardegna

Nel dibattito attorno al futuro del Banco di Sardegna avviato dagli interventi del “Gruppo Amsicora”, interviene l’economista Antonio Sassu.

Nonostante ritenga che gli americani abbiano una cultura finanziaria di gran lunga superiore a quella della narrow minded BPER, I’idea che il Fondo d’Investimento BlackRock possa essere il nuovo proprietario del Banco di Sardegna non mi suscita grande entusiasmo. L’obiettivo di un Fondo d’investimento, come giustamente si è fatto presente, è quello di creare valore ai propri risparmiatori. Messo in parole povere, acquistare possibilmente a basso prezzo (cosa che in questo caso avverrebbe), avere una buona performance e quindi un buon profitto, per poi rivendere ad un prezzo più alto, assicurando ai propri risparmiatori il rendimento a cui si tende. Non c’è nell’ obiettivo di un fondo di investimento la realizzazione del benessere del territorio in cui l’impresa opera. Non gli interessa perché non è nel suo fine statutario. La banca può avere una buona performance ed essere profittevole facendo un’attività non tipicamente creditizia, soprattutto finanziaria e meno rischiosa del credito concesso a vantaggio del tessuto delle imprese della regione. In questo caso la banca è territoriale solo perché si limita ad operare in quel territorio .

Ammettiamo, comunque, che anche il benessere del territorio in cui l’impresa bancaria lavora sia tra gli obiettivi della sua classe proprietaria . Bene, mentre si persegue l’obiettivo primario per i propri risparmiatori a seguito della buona performance che viene realizzata e cresce il valore della banca, è molto probabile che il benessere per il territorio sia molto limitato. La letteratura economica ha più volte dimostrato che la distanza del territorio dal luogo in cui si prendono effettivamente le decisioni è un fattore determinante della strategia della classe che governa e controlla. Questo è successo negli ultimi venti anni quando la quasi totalità del sistema creditizio meridionale è passato di mano a favore di banche del settentrione. L’interesse della proprietà e del management per il benessere del territorio diminuisce all’aumentare della distanza di quel territorio a favore del quale si decide l’operatività della banca. Questo, certamente, è avvenuto con la proprietà della BPER che ha determinato una perdita di mercato per il Banco di Sardegna in tanti settori e lo ha utilizzato, per le sue convenienze, quasi come un Bancomat. Questo succederà, a mio parere e a maggior ragione, anche sulla base delle precedenti esperienze, con la proprietà della BlackRock i cui interessi sono altrove.

Ci potrebbe essere l’opportunità che gli americani rivendano la Banca a sardi che si farebbero avanti per acquistarla. Ovviamente escludiamo che lo facciano per filantropia. Gli americani potranno restituirla ai sardi solo con un guadagno per i loro investitori, perciò, a prezzi ancora più elevati di quando l’hanno acquistata. Ma i sardi avranno la capacità di acquistare il nuovo Banco di Sardegna? E’ stata spesso avanzata questa ipotesi, ma nessuno si è mai fatto avanti, soprattutto non si vedono imprese o grandi patrimoni che possano detenere la proprietà del Banco di Sardegna. L’istituto di credito potrebbe ritornare alla Sardegna con un azionariato diffuso fra la popolazione che sia consapevole dell’importanza che ha la banca per lo sviluppo economico locale. E’ ciò che ci diceva anche Gianni Toniolo e, ben prima di lui, Camillo Cavour. Hanno i Sardi la cultura necessaria perché ciò si realizzi? Ci sono ancora le condizioni economiche perché ciò avvenga?

La considerazione che, amaramente, mi viene di trarre è quella che fa dire al Manzoni nel coro dell’Adelchi che qualunque sia il vincitore fra I Longobardi e i Franchi alla conquista dell’Italia, il popolo è servo e tale rimane di fronte al padrone. La Sardegna ha perso il proprio banco e sarà sempre soggetta all’istituzione finanziaria che ne sarà il proprietario. Le condizioni economiche per un banco autonomo, forse grande per la Sardegna e perciò bisognoso di un mercato nazionale o internazionale, non ci sono più.

Antonio Sassu

(docente di Politica economica europea all’università di Cagliari)

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