Maltempo e polemiche. Una domanda a Zedda e una alla Protezione civile

Le “polemiche sulla Protezione civile” sono il più recente approdo di un Paese, l’Italia, che ha perso la bussola. La Sardegna, benché sia stata risparmiata da eventi tragici e catastrofici come quelli che da mesi colpiscono l’Abruzzo, non se le è fatte mancare. Da alcuni giorni si assiste a un conflitto che contrappone un vasto e composito fronte di sindaci e la Regione (a cui la struttura della Protezione civile fa capo).

Gli amministratori locali – in particolari quelli dei paesi delle zone interne – denunciano ritardi negli interventi e una scarsa informazione preventiva rispetto alla gravità della situazione meteorologica. Alcuni, e tra loro anche il sindaco dell’area metropolitana di Cagliari, Massimo Zedda, si concentrano soprattutto su quest’ultimo aspetto. Ecco, infatti, quanto ha scritto Zedda sulla sua pagina Facebook alle 17 di sabato 21 gennaio: “La Protezione Civile regionale continua a dare su Cagliari un avviso di allerta meteo gialla, di livello ordinario per rischio idrogeologico e idraulico. Viste le condizioni di forte vento, però, l’invito a tutti è quello di limitare al minimo indispensabile gli spostamenti in auto o a piedi, per evitare possibili pericoli derivanti in particolare dalla caduta di rami e per non intralciare il lavoro delle squadre che sono tutte all’opera in queste ore nelle operazioni di messa in sicurezza delle strade”.

Le polemiche, naturalmente sono salutari. Sono il sale della democrazia. Normale, quindi, che si polemizzi anche sulle catastrofi naturali. Il fatto è che – al contrario di altri terreni di polemica, primo tra tutti il terreno politico – quelli della meteorologia e della protezione civile sono delimitati da regole precise e dettagliate. Questo dovrebbe consentire di passare rapidamente dalla polemica al ragionamento su come agire per evitare che in futuro gli stessi problemi si ripetano.

Per compiere questo salto virtuoso, è necessario risolvere una questione preliminare. Cioè capire se all’origine dei problemi ci sia stata una cattiva applicazione delle regole esistenti o se ci sia qualcosa che non va nelle regole, o se si sia verificato un incontro tra regole cattive e persone distratte. Detto in parole povere, si tratta di capire se, per risolvere il problema, si debbano cambiare le persone o le leggi. O le persone e le leggi. Abbiamo la netta impressione che, benché la polemica sia in atto da poco meno di una settimana, questo aspetto non sia stato ancora chiarito. E che la polemica sulla Protezione civile in Sardegna abbia assunto la forma delle ordinarie polemiche politiche dove i protagonisti si scambiano, in modo virulento e frammentario, una serie di accuse non ben circostanziate.

Nel tentativo di tornare alla questione di base, abbiamo esaminato uno dei principali, perché anche uno dei più autorevoli, inneschi dello scontro, appunto il post del sindaco di Cagliari. In particolare siamo andati a cercare – nel sito della Protezione civile regionale (www.sardegnaambiente.it), consultabile da tutti – gli avvisi che, nel momento in cui Zedda scriveva quel post, erano stati già diramati dalla Protezione civile e dunque erano già nella disponibilità degli uffici del Comune di Cagliari.

Ma, prima di tutto, chiariamo cosa è una “allerta gialla” (o un “codice giallo”). Sempre nel sito della Protezione civile, si trova il link per andare a vedere il “Manuale Operativo” delle allerte da cui si viene a sapere che il codice giallo simboleggia la “criticità ordinaria” per “rischio idrogeologico o idraulico”. In questi ambiti, come spiega la scheda tecnica, “rientrano gli effetti sul territorio determinati dall’azione delle acque in generale, siano esse superficiali, in forma liquida o solida, o sotterranee. Le manifestazioni più tipiche di questa tipologia di fenomeni sono frane, alluvioni, erosioni costiere, subsidenze e valanghe”. Chi ha tempo e pazienza può continuare a leggere la scheda del “codice giallo” e troverà una descrizione ancora più precisa e dettagliata.

Fatta questa premessa, andiamo a vedere l’avviso cui Zedda fa riferimento nel suo post. Quello che, il giorno prima, ha appunto lanciato l’allerta per “criticità ordinaria” (leggi). E subito notiamo che, oltre all’indicazione del codice-colore, c’è un testo che specifica ulteriormente la previsione. Questo: “Danni alle coperture dei fabbricati […] con trasporto di tegole a causa di forti raffiche di vento o possibili trombe d’aria; rottura di rami, caduta di alberi e abbattimento di pali, segnaletica e impalcature con conseguenti effetti sulla viabilità e sulle reti aeree di comunicazione e di distribuzione dei servizi; danni alle colture agricole, alle coperture di edifici e agli automezzi a causa di grandinate“.

Se si mette a confronto questo bollettino col post diffuso il giorno dopo da Zedda, si resta sorpresi perché il quadro previsto venerdì dalla Protezione civile somiglia moltissimo a quello descritto dal sindaco di Cagliari. E non si capisce per quale ragione Zedda si lamenti per l’allerta gialla. Quello che è successo, infatti, è quasi esattamente quello che era stato preannunciato. Anzi, a leggere bene, il quadro previsto era anche un po’ peggiore di quello che si è effettivamente verificato.

Ancora più esplicito è stato il Servizio meteo dell’Arpas, altro bollettino di vigilanza meteorologica che il Comune di Cagliari aveva a disposizione fin dal venerdì, precisamente dalle alle 11.58 di quel giorno (leggi), che parlava di precipitazioni diffuse a carattere di rovescio o temporale e soprattutto di “forti venti da Est, fino a burrasca sulle coste durante le ore centrali della giornata”. Da qui il successivo avviso di condizioni meteo avverse (leggi), emesso alle 13.25 disponibile dalle 14 circa sul sito della protezione civile sempre di venerdì.

Va sottolineato che in caso di criticità ordinaria, lo stesso Piano di protezione civile del Comune di Cagliari (che si chiama “Piano di Emergenza“) prevede innanzitutto l’attuazione “dello stato di preallerta”. Tocca poi alla “Struttura comunale di protezione civile” mantenere una “costante attenzione all’evolversi della situazione meteo”. E il sindaco o l’assessore delegato – in questo caso Claudia Medda – devono monitorare la situazione, assumere le decisioni del caso, informare i cittadini.

In definitiva, per passare dalla polemica alla risoluzione del problema, e all’individuazione della responsabilità (se delle persone, delle leggi, o di entrambe) sarebbe opportuno che il sindaco di Cagliari e i suoi uffici spiegassero perché quegli avvisi – che letti oggi appaiono chiarissimi – siano risultati oscuri e perché l’allerta gialla, che corrisponde in modo preciso agli eventi meteorologici che poi sono occorsi, sia stata giudicata insufficiente o minimizzante. Le spiegazioni possono essere molteplici. Si va da una lettura frettolosa degli avvisi a una difforme concezione della definizione delle varie allerte. Problemi che possono essere stati generati dalla mancanza di personale idoneo a leggere correttamente i bollettini meteo o da difficoltà – magari legate alla carenza di mezzi o di personale – di avviare le procedure previste dal piano di Protezione civile comunale. Problemi che, una volta individuati, possono essere risolti.

Sempre con lo stesso spirito, ricordiamo alla Protezione civile regionale il caso che abbiamo segnalato tre giorni fa , relativo alla chiusura della strada per Fonni. Vicenda diversa da quella di cui abbiamo appena trattato, che però – se ben chiarita – consentirebbe a tutti di farsi una idea del sistema di coordinamento tra le forze in campo e anche delle modalità di comunicazione. Ancora una volta, per individuare i problemi e risolverli.

G.M.B.

 

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