Lilli Pruna: “Ecco perché ho deciso di candidarmi alle Politiche”

Lilli Pruna, docente di sociologia del lavoro all’Università di Cagliari,  editorialista di Sardinia Post, è candidata al Senato per Sinistra, ecologia e libertà. Le abbiamo chiesto di spiegare ai lettori le ragioni della sua scelta.

C’è chi dice no. Di questi tempi rifiutare una candidatura politica può sembrare la scelta più seria, quella che dimostrerebbe che siamo migliori, o almeno diversi, e che non vogliamo correre il rischio di essere confusi con la classe dei politicanti corrotti e privilegiati, quelli che hanno rapinato e rovinato il paese e la regione, la casta più nefasta – una rima perfetta.

C’è chi dice sì. Al momento di decidere, a me sono venute in mente, insistentemente, le parole di don Milani ricordate da Roberto Saviano e diventate il titolo di un piccolo libro pubblicato un anno fa: “A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?”. Dobbiamo spenderci per cambiare le cose, “sporcandoci le mani” nell’impegno politico attivo. Ho accettato il rischio perché credo di sapere affermare le idee che rappresento e di riuscire a spostare le ragioni dalla mia parte. Gramsci diceva che bisogna essere di parte, io so da che parte stare. Ho accettato di candidarmi perché mi è stato proposto da Sinistra Ecologia Libertà, il movimento più vicino alla mia visione del mondo, ai miei valori, agli ideali che sento necessari. Sono sempre stata una persona di sinistra, culturalmente prima ancora che politicamente, e resto convinta che essere di sinistra abbia un significato ben preciso.

Destra e sinistra sono modi diversi di guardare la vita, la società, la condizione umana. Ho accettato di candidarmi perché dopo 26 anni di attività professionale dedicata allo studio del mercato del lavoro potrebbe essere l’occasione per provare a cambiarlo, questo mercato del lavoro, l’istituzione più iniqua e inefficiente che governa la nostra vita. La disoccupazione giovanile e adulta, la precarietà dilagante, gli infortuni e le morti sul lavoro, le malattie professionali, le retribuzioni insufficienti e le tutele cancellate, l’esclusione di una larga parte della popolazione femminile: non sono semplicemente i sintomi di un cattivo funzionamento del mercato del lavoro, ma i segni dell’iniquità dell’economia e della società, a cui non ci si può rassegnare. Bisogna ridare dignità al lavoro e assicurare a tutti e tutte la possibilità di avere un lavoro come si deve. Ho accettato di candidarmi perché credo che la politica abbia in mano il destino delle persone e debba averne cura. Il nostro destino è segnato dalla nascita: chi nasce in una famiglia povera ha molte probabilità di rimanere povero, chi nasce in una famiglia agiata gode di opportunità maggiori e migliori. La politica può ridurre le disuguaglianze e cambiare il destino delle persone attraverso servizi per l’infanzia e istruzione per tutti. L’istruzione è l’investimento più importante che un Paese può fare, perché serve a formare cittadini e cittadine consapevoli e rende la democrazia possibile ed essenziale. Bisogna riedificare la scuola pubblica e riassegnarle il ruolo centrale che le spetta.

Ho accettato di candidarmi perché sono stanca dell’atteggiamento di questo Paese nei confronti dei giovani, umiliati ed esclusi, ai quali viene precluso il futuro e calpestato il presente. Lo spreco inaudito delle loro aspirazioni, capacità, competenze, ha impoverito la società e riduce ogni giorno che passa le prospettive di rinnovamento del Paese. Ho accettato di candidarmi perché le donne non possono più stare a guardare. In Italia le donne non hanno ancora cominciato ad occuparsi dell’interesse pubblico: i risultati si vedono. Questo è il momento di fare la nostra parte, di assumerci responsabilità dirette e ritirare la delega in bianco a uomini che non possono rappresentare da soli un Paese in cui le donne sono più della metà della popolazione.

Lilli Pruna

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