L’argomento inutile del “voto utile”

Il “voto utile” è uno degli argomenti classici di tutte le campagne elettorali. Alle ultime Politiche, per esempio, è stato utilizzato (con efficacia) contro la lista “Società civile” del giudice Antonino Ingroia. In passato ha colpito un po’ tutte le formazioni minori. Negli anni Settanta era l’argomento principe del Partito comunista ai danni delle organizzazioni alla sua sinistra, quando si presentavano alle elezioni. Ma oggi, in Sardegna, è ancora un argomento spendibile?

Andiamo con ordine e vediamo di cosa si tratta e quali condizioni devono esistere perché l’argomento possa essere utilizzato efficacemente. Si tratta di convincere gli elettori di una certa area politica  che votare un certo partito, che  reputano più vicino alle loro idee, sarebbe controproducente perché, a causa dei meccanismi elettorali, questa scelta favorirebbe un altro partito che è sideralmente distante da loro. Concetto che viene tradotto in una locuzione. Restando all’esempio delle ultime Politiche, questa: “Se voti Ingroia aiuti Berlusconi a vincere. Dunque vota chi ha veramente la possibilità di battere Berlusconi, cioè il centrosinistra”.

Per sostenere l’argomento del “voto utile” è necessario che esista un’area politica che, pur frammentata, condivide alcuni valori fondamentali. Ed è necessario che, contemporaneamente, esista un avversario così inviso a quell’area politica da avere il potere di unirla in nome della necessità di evitarne la vittoria. Dunque: valori fondamentali condivisi e un comune “nemico”.

Veniamo alla situazione della Sardegna. L’argomento del “voto utile” è stato utilizzato contro la lista “Sardegna Possibile” di Michela Murgia e, sul fronte opposto, contro la lista “Unidos” di Mauro Pili.  Il problema è capire se esistono – e in che misura – aree politiche che, nel centrosinistra e nel centrodestra, condividono valori comuni e considerano la vittoria del leader dell’area opposta una disgrazia così grande che, pur di evitarla, sono disposti a votare non chi è “più vicino”, ma chi è “meno lontano”.

Se prendiamo in esame il dato delle ultime elezioni Politiche e lo incrociamo con quelli dei ,sondaggi più recenti, troviamo elementi che mettono fortemente in discussione l’esistenza, in misura rilevante, di questi “ambiti”. Il dato che invece emerge con più forza è la presenza di un’enorme fascia di elettori che si è già staccata sia dal centrosinistra, sia dal centrodestra e ha preso altre strade. I 274mila voti (29,6 per cento) ottenuti alle Politiche dal Movimento 5 Stelle sono oggi annidati in quel 50 per cento di elettorato che non solo non sa chi votare, ma non ha nemmeno deciso se andare a votare. Per questi elettori la questione del “voto utile” è superata da tempo. Per loro il problema è più radicale: è la stessa utilità del voto.

Cosa resta allora? Se prendiamo in esame le coalizioni che sostengono Francesco Pigliaru e Ugo Cappellacci vediamo che in buona parte coincidono con quelle che alle Politiche sostennero Pierluigi Bersani e Silvio Berlusconi. La versione isolana di “Scelta civica” di Mario Monti è andata col centrodestra.  Dei partiti che alle Politiche restarono fuori dalle coalizioni principali, i sardisti sono andati col centrodestra, i Rossomori sono rimasti nel centrosinistra. Con “Sardegna Possibile” non è andata alcuna forza politica esistente ma solo, a livello individuale, alcuni esponenti del Partito democratico(e di altre forze in genere del centrosinistra). Con “Unidos” ovviamente è “andato” il suo fondatore, Mauro Pili, capolista del Pdl alla Camera, e con lui una serie di esponenti pidiellini, ma nessun partito della coalizione che sostenne Berlusconi.

E’ del tutto evidente che l’area degli “incerti” di centrosinistra e di centrodestra – quella potenzialmente sensibile all’argomento del “voto utile” – è molto limitata. “Sardegna Possibile” può esercitare una certa attrazione in una parte di quanti votarono Pd e Sel, “Unidos” – a parte gli amici di Mauro Pili, evidentemente del tutto immuni a un argomento come il “voto utile” – nel mondo sardista deluso sia dal centrosinistra, sia da Cappellacci. Non hanno al loro interno alcuna “calamita organizzata”, alcuna struttura che possa “portare via” interi blocchi di elettori.

Questi potenziali “incerti” non solo sono pochi, ma ragionevolmente sono anche elettori diciamo “esperti” , persone che alle scorse Politiche si sono presentate alle urne (come abbiamo visto non era scontato) e sono rimaste nell’ambito dei partiti tradizionali senza scegliere Grillo. Gente, insomma, che conosce alla perfezione l’argomento del “voto utile” e non ha alcun bisogno di sentirselo ricordare. Anzi, sentendoselo proporre potrebbe anche infastidirsi.

L’argomento del “voto utile” è, infatti, pieno di insidie, in particolare per il centrosinistra. Si presta a repliche velenose. A lunghe e dettagliate elencazioni di tutte le volte che, senza bisogno di sollecitazioni, si è scelto il “voto utile” per poi scoprirlo “inutile”. E qua comincia una lista che va dalla mancata risoluzione del conflitto d’interessi fino al governo delle larghe intese, passando per la “uccisione” di Romano Prodi.

Il “voto utile” è un “voto contro”. Mentre oggi c’è soprattutto la domanda di un “voto per”. Il “voto utile” è stato per decenni usato a sinistra con l’argomento che si trattava di salvare la democrazia. Qua c’è soprattutto da salvare la Sardegna. Dunque: proposte, idee, progetti realizzabili. E l’esempio personale dei candidati. Generosità, coraggio, spirito di sacrificio e di servizio.

Considerazione conclusiva. Le circostanze della politica sono state, nell’ultima fase, abbastanza fortunate per il centrosinistra e anche per Sardegna Possibile. Nel senso che queste circostanze hanno in qualche misura delimitato le rispettive “zone di caccia” (elettorale). Michela Murgia ha respinto al mittente i due assist che le sono stati lanciati dal centrosinistra, il primo da Marcello Fois, il secondo da Gad Lerner. Ha escluso in modo categorico qualunque avvicinamento al Pd e ai suoi alleati, ha ribadito che considera Pd e Pdl sostanzialmente uguali. E con questo ha determinato il ritorno all’ovile di molte pecorelle smarrite democratiche che le si stavano avvicinando. Perché un medio elettore democratico può anche essere deluso, ma per arrivare al’equazione Pd=Pdl bisogna essere giunti a un livello di nausea così elevato da essere ancora minoritario.

Il centrosinistra, con la candidatura di Francesco Pigliaru, ha immesso nella sua area elettorale un potente “antinausea”, anche se non ha assunto la saggia decisione di non ricandidare gli indagati. Si è così chiuso le porte rispetto al recupero massiccio di voti che alle Politiche erano andati a Grillo. Ma con la candidatura del professor Pigliaru, uomo dallo stile sobrio e pacato, ha costruito un’ offerta politica che può piacere ai tanti elettori del centrodestra che non apprezzano le guasconate di Ugo Cappellacci. Il quale, infatti, stando ai sondaggi, ha fatto quasi tabula rasa dell’elettorato dell’altro aspirante Masaniello, Mauro Pili. Ma sta rischiando di perdere il consenso del centrodestra moderato. Ed è probabile che l’arrivo in Sardegna di Berlusconi accentui il fenomeno. In definitiva, Sardegna Possibile ha preso una strada che le porterà a intercettare una parte di elettorato che è comunque irraggiungibile per il centrosinistra. E il centrosinistra contende una parte dell’elettorato al centrodestra moderato che certo non guarda con interesse a Michela Murgia e al suo orizzonte indipendentista.

Un altro motivo, questo, per ritenere che l’argomento del “voto utile” sia oggi sostanzialmente inutile. E forse anche dannoso. Un argomento che può valere un po’ (stando ai sondaggi che danno corpo al timore di una dispersione del voto) nel centrodestra. Anche se è difficile stabilire se i potenziali elettori di Pili “odino” di più Pigliaru o Cappellacci. Mentre in molti possono confermare – in base alle loro conoscenze, alle loro relazioni – che esiste una vasta area di elettori che sogna una “doppia vittoria” e che non gradisce gli scontri fratricidi, perché così li avverte. Un’area significativa che crede nella sconfitta del centrodestra e nell’avvio di una nuova stagione politica nella quale le forse migliori dell’attuale opposizione stabiliscano un rapporto di collaborazione in consiglio regionale. Anche per questo gli argomenti “contro” sono inopportuni. E possono indurre gli incerti a concludere che stare a casa è la cosa più utile. Per se stessi e per i loro familiari.

G.M.B.

 

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