La Sicilia cambia, la Sardegna agonizza

In Sicilia, il Presidente della Regione Rosario Crocetta e la sua Giunta, con il sostegno, decisivo, del Movimento Cinque Stelle, ha innescato un processo riformatore che sta rivoltando in profondità la realtà politica, istituzionale e culturale dell’isola. In Sardegna, il Presidente Cappellacci e la sua Giunta sono i responsabili del degrado politico, etico e morale in cui hanno fatto precipitare la nostra isola.

In Sicilia il Presidente Crocetta, con un semplice tratto di penna, un emendamento che sarà approvato nei prossimi giorni dall’Assemblea regionale, cancellerà le Province. In Sardegna, a distanza di dieci mesi dal referendum, approvato a grande maggioranza dai cittadini sardi, continua il palleggio indecoroso delle responsabilità tra Giunta e Consiglio regionale che, attraverso pretestuosi rinvii e inderogabili proroghe, tiene in vita le Province.

Intanto il Presidente Cappellacci, già indagato per abuso d’ufficio, deve aggiungere, al suo poco invidiabile palmares, un nuovo rinvio a giudizio per il crac della municipalizzata del Comune di Carloforte. Un Presidente e una Giunta regionale che passano più tempo nelle stanze della Procura della Repubblica che negli uffici di viale Trento. L’aspetto sconcertante è che tutto questo non determina una qualche reazione, un sussulto: un atto di responsabilità democratica, sia pure tardivo. Tutto sembra scorrere sul piano inclinato dell’indifferenza, come se il degrado etico e morale in cui continua a vivacchiare il governo regionale fosse coperto da uno scudo di impunità.

La giunta regionale continua a funzionare come una sorta di porta girevole in cui, ciclicamente, un certo numero di assessori entra ed altri escono. Una compagnia di teatranti, dove attori sempre diversi si alternano sul palcoscenico della giunta, senza avere mai il tempo, o forse il talento, per diventare dei protagonisti: tante comparse a corollario dell’unico capo comico.

A dispetto della grave crisi economica ed occupazionale che vive oggi la Sardegna, l’unica preoccupazione del Presidente sembra essere la rincorsa ad un facile consenso. Ogni giorno è una trovata demagogica, ed ogni giorno deve essere più eclatante. Chi non ricorda la restituzione della tessera (del PDL) che non c’è, o quell’ammiccare sfrontato verso l’opzione indipendentista, ed ancora la creazione della “flotta sarda”, affondata sotto un mare di debiti (che qualcuno prima o poi dovrà pagare).

Oggi quelle trovate hanno lasciato il posto alla promessa, tutta berlusconiana, di restituzione dell’IMU per le famiglie meno abbienti, oppure all’istituzione della “zona franca” integrale, o alla cancellazione dell’indennità di assessore (per chi già ha quella di consigliere regionale), alla riforma della pubblica amministrazione regionale, e buon ultima, la rottura unilaterale del patto di stabilità. Una corsa frenetica alla trovata più sensazionale che però non fa i conti con la dura realtà: questa giunta e il suo Presidente non hanno l’autorevolezza politica, né tanto meno lo spessore etico e morale, per affrontare i gravi problemi della Sardegna.
Massimo Dadea

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