Quando la sanità scopre l’acqua calda: a Sassari il parto indolore 10 anni dopo

Ieri – 29 novembre – uno dei poli sanitari più importanti della Sardegna ha scoperto l’acqua calda. “Un bel maschietto del peso di tre chili e 160 grammi è il primo bambino nato con la metodica della parto-analgesìa”, è scritto in una nota diffusa dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari.

Sì, avete letto bene: nell’anno domini 2018, quello in cui il neuroscienziato francese Grégoire Courtine sta rimettendo in piedi i paraplegici cronici, l’Aou del Nord Sardegna lancia la sua notizia del secolo: d’ora in avanti praticheranno l’epidurale nel reparto materno-infantile delle Cliniche San Pietro. Permetteranno alle donne di non partorire nel dolore, come invece recita la Bibbia (Genesi 3,16).

Meritano davvero i complimenti da tutti i capi di Stato mondiali, all’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari. Hanno applicato una metodica che in Italia è inserita dal 2008 nell’elenco dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, e come tale garantita da allora in forma gratuita. Fu la ministra Livia Turco a volere per tutte le donne, a prescindere dalla loro disponibilità economica, il parto indolore assicurando civiltà – e non il Medioevo – anche quando si mette al mondo un figlio. La Turco si era battuta per quella conquista ben sapendo che il nostro Paese, già dieci anni fa, stava colmando un abominio con ingiustificabile ritardo.

Ieri l’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari non ne ha azzeccata una. Intanto alle redazioni di giornali e tv avrebbero dovuto mandare una sobria mail di scuse rivolta a tutte le donne che sinora hanno partorito nelle Cliniche San Pietro, limitandosi a registrare la nuova attivazione di un vecchio servizio. Invece i vertici dell’Aou non hanno saputo fare di meglio che autocelebrarsi, con tanto di foto del bambino da tre-chili-e-160-grammi. Manager e medici, puntigliosamente, si sono dedicati a decantare la loro bravura per aver “inserito il parto antalgico all’interno di un processo di umanizzazione delle strutture ospedaliere, come nella mission dell’Azienda”, è scritto ancora. Viene da farsi una sola domanda: ma non si vergognano?

Alessandra Carta

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