La lettera dello studente: “Rispondiamo con la ragione a odio e razzismo”

Roberto Sechi, studente e musicista cagliaritano di 30 anni, ci ha inviato una riflessione sull’ondata di odio razzismo che abbiamo registrato anche noi di Sardinia Post a proposito del viaggio della nave Aquarius con 629 migranti a bordo, a cui il governo italiano ha negato l’approdo. Pubblichiamo volentieri il suo intervento. 

In questi giorni sui social si sprecano i post sul caso Aquarius. Facebook in particolare è teatro di accuse, esultanze e indignazione, dove la maggior parte degli utenti si sente in dovere di condividere la propria opinione. Il dialogo e il dibattito sono cose che migliorano la comunità in cui viviamo, ma è davvero un dibattito quello a cui stiamo assistendo? C’è un dialogo sano? Si sta realmente ragionando sulla questione? Per rispondere a queste domande c’è da fare una premessa: nella stragrande maggioranza dei profili personali di Facebook non avviene un dialogo, un dibattito o uno scontro, ma una sinfonia di pacche sulle spalle, e questo perché per natura l’uomo tende ad avvicinare i propri simili, un processo che si riflette bene sui social. Questo va a sommarsi alla (non) voglia delle persone di controbattere, vuoi per pigrizia, quieto vivere, noncuranza o senso di superiorità.

Diverse sono invece le pagine pubbliche e ciò che si sviluppa nei commenti sotto i loro post. Mi riferisco in particolare alle pagine delle testate giornalistiche nazionali, regionali e cittadine, che danno uno spaccato di quella che è la sensazione generale riguardo i temi trattati. Prendendo in esame il caso Aquarius, è lampante quanto sia diffuso il consenso per le scelte di Salvini e la generale insofferenza riguardo l’accoglienza. La maggioranza delle persone si dichiara stanca della situazione, plaude il neo ministro degli Interni, invoca un rimpatrio. C’è chi addirittura non ci penserebbe due volte a buttare 629 migranti in mare. E qua mi chiedo: dove è la controparte? Chi è pro accoglienza è in minoranza e viene attaccato con una serie di commenti argomentati o meno, tra cui i soliti slogan.

Chiariamo il mio punto di vista sulla questione: io sono pro accoglienza e credo che, oltre a essere un nostro dovere morale, sia sostenibile sia socialmente, sia economicamente (nel 2017 le spese per l’accoglienza ammontano a 4,3 miliardi, solo il 0,5% della spesa pubblica italiana, equivalente a 830 miliardi).

Roberto Sechi

In tanti la pensano come me, e mi chiedo come mai non ne vedo mai commentare in questi post, se non in rari casi. Pigrizia come ho scritto prima? Noncuranza? Dove sta quindi il dibattito? È giusto continuare a ignorare i commenti d’odio e le posizioni inumane senza dire mezza parola? È giusto ignorare questi commenti quando è acclarato il peso che abbiano ormai i social network nel formare una coscienza critica e una propria opinione? È questo il clima nel quale vogliamo vivere e far crescere i nostri figli e nipoti?

Dovremmo essere più partecipativi perché, che ci piaccia o no, il gioco politico, e quindi il nostro futuro, passa anche attraverso social, magari tramite il solito commento pieno di odio e pregiudizi a cui non controbattiamo. A quel commento invece vale la pena di replicare, perché non è giusto ignorare chi dice che i migranti si possono buttare in mare, non è giusto non replicare a chi persegue la logica del “noi o loro” quando l’Italia spende (giustamente) 240 miliardi all’anno per l’assistenza sociale e per la previdenza e 25 miliardi per la spesa militare. Non è giusto, e non dobbiamo permettere che questo continui ad accadere.

Replichiamo, apriamo un dibattito, ragioniamo, non lasciamo che la xenofobia e i messaggi d’odio proliferino incontrastati o il futuro non ci piacerà.

Se è vero (ed è vero) che l’unione fa la forza, facciamoci sentire e facciamolo insieme.

Roberto Sechi

 

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