La BPER non è in buona salute. Ma sul futuro del Banco di Sardegna continua il silenzio di politica e media

 

Pubblichiamo una nuova analisi del “collettivo Amsicora” sulla situazione del Banco di Sardegna. Come sempre questo spazio è a completa disposizione delle persone e degli enti chiamati in causa se vorranno intervenire per spiegare e rispondere.

Sulla Banca Popolare dell’Emilia Romagna sono circolare nei giorni scorsi delle brutte notizie, sulle quali – peraltro – qui in Sardegna non se ne è saputo nulla, pur essendo la controllante del nostro Banco di Sardegna. Eppure, per quel che si è potuto leggere sulla grande stampa finanziaria, il suo stato di salute è stato giudicato, dagli esperti e dal mercato, precario ed incerto. Il titolo della BPER, infatti, è stato più volte sospeso a Piazza degli Affari per eccesso di volatilità, dopo che sono stati conosciuti i dati del bilancio 2016 che presentano un utile netto in calo di oltre il 90 per cento sul 2015, sceso da 220 a 14 milioni di euro! Solo nell’ultimo trimestre dell’anno la BPER avrebbe perso quasi 90 milioni di euro, a causa delle svalutazioni dovute effettuare su crediti inesigibili e sui valori delle partecipazioni in portafoglio, con l’aggravio di una sensibile e continua diminuzione dei ricavi.

Quest’andamento negativo ha provocato la riduzione da parte degli analisti finanziari del target price (da 5,1 a 4,5 euro), mentre Akros, la banca d’investimenti fondata da Gianmario Roveraro, ne ha ridotto drasticamente le stime di utile per azione, come previste sia per il 2017 che per il 2018. La banca emiliana – hanno scritto –abbisogna di profonde revisioni sul piano della redditività, compromessa da gestioni poco oculate. Pena l’aggravamento del suo stato di scarsa salute.
Anche un’agenzia finanziaria svizzera ha dimostrato molta preoccupazione per la copertura dello stock dei crediti deteriorati, inferiore – hanno sostenuto – di circa 8 punti percentuali sul margine di copertura (interessanti più o meno un miliardo di euro). In concreto, sarebbero molto le indicazioni che vorrebbero la BPER in una congiuntura di salute cagionevole. E bisognosa di decisi interventi, sia come riorganizzazione operativa che con l’aumento dei mezzi propri.

Queste notizie hanno fatto da sfondo (anche per quanto riportato dal Sole-24 Ore) all’assemblea sociale che nelle prossime settimane dovrà approvare il bilancio e nominare otto nuovi consiglieri di amministrazione. A tal proposito, come informa una nota della banca, il gruppo dei soci “storici” ha presentato la sua lista di candidati, in cui non è presente alcun rappresentante della Fondazione di Sardegna, mentre è compreso un esponente della Unipol Finanziaria. Troverebbero così conferma le voci relative al “divorzio” consumatosi, pare polemicamente, fra il dottor Alessandro Vandelli, Ceo della BPER, e l’ingegner Antonello Cabras, presidente della Fondazione sarda, che avrebbe in portafoglio oltre il 5 per cento del capitale della banca modenese. Come si diceva un tempo per le liti fra coniugi, si sarebbero “divisi la vita”. E non si capisce se ci sia stato, come motivo, un altro amore o qualcos’altro di simile.

Sempre per dare retta a quanto circola a Modena in questi giorni di pre-assemblea, alla lista degli azionisti storici, rinforzata dalla Unipol, ed ai risultati di bilancio, darebbe il voto favorevole circa il 10-12 per cento del capitale, mentre si ritiene che la Fondazione abbia manifestato apertamente l’intenzione di astenersi, motivando così la sua posizione critica nei confronti dell’attuale management modenese. Se questo dovesse verificarsi, non vi è dubbio che s’aggraverebbe ancor di più il momento assai delicato e fragile attraversato da quella banca.

Vi sarebbe da comprendere, ovviamente, la natura di queste critiche, per cui la loro ricerca non può che portare all’interno dei rapporti esistenti come soci del Banco di Sardegna. Si potrebbe presumere, quindi, che ne sia questo il motivo, come traumatica rottura di un lungo periodo di piena condivisione. Occorre infatti ricordare come quel rapporto fosse stato caratterizzato da un atteggiamento quanto meno accondiscendente della Fondazione ai voleri, ed agli interessi, della BPER (buon’ultima l’operazione sulla Banca di Sassari, tutta a vantaggio, come molte delle precedenti, degli interessi modenesi).
In effetti la Fondazione finora aveva assentito, senza alcun brontolio o difficoltà, al processo di progressiva “modenizzazione” dell’intera struttura organizzativa ed operativa del Banco di Sardegna, con il risultato che oggi, come banca autonoma, quest’ultimo ha soltanto la licenza della Banca d’Italia (avendogli la BPER sottratto, come si sostiene, gran parte del suo patrimonio originario).

Tutto questo porta a formulare, da Cagliari, delle domande, che riflettono e confermano l’interesse diretto che ci compete come effettivi e responsabili stakeholders, da cittadini sardi, della Fondazione: quali intendimenti avrebbero motivato l’atteggiamento così grave assunto dall’ingegner Cabras per dover dividere la strada comune percorsa per oltre 15 anni? E ancora: quali obiettivi sarebbero alla base di quel pronunciamento critico sul voto al bilancio 2016 della BPER, se non la ricerca di portare il Banco di Sardegna sotto un differente controllo?

Al riguardo si sono raccolte molte voci, molte delle quali sono state da noi di Amsicora portate all’attenzione dei lettori si Sardinia Post. Si è detto a suo tempo (senza averne smentita) che tra la Fondazione ed un Fondo d’investimento USA si sarebbero stabiliti delle intese finalizzate a rilevare dalla BPER la partecipazione nel BdS, avviarne una quotazione in Piazza Affari e collocarne poi le azioni sul mercato. Perché il Banco di Sardegna potesse riconquistare, con un azionariato diffuso, la sua autonomia operativa al servizio esclusivo dell’economia regionale.

Ancor più recentemente si è detto (senza averne smentita) di un braccio di ferro tra i due azionisti del BdS sul direttore generale, se confermare l’uscente o nominarne uno nuovo. Così come sono circolate voci sull’interessamento di un gruppo bancario estero a divenire partner della Fondazione nel controllo e nella gestione di un “nuovo” BdS.
In effetti, di voci se ne sono finora dette e sentite parecchie, senza però che se ne avesse conferma o smentita, se non qualche manifestazione di fastidio, quasi che al manovratore (come nei vecchi tram) fosse vietato rivolgere domanda alcuna. Nella presunzione che la Fondazione sia un circolo privato o un club familiare e non, come vuole la legge, un’istituzione di proprietà dell’intera comunità dei sardi.

Oggi, a nostro parere, la situazione è divenuta ben diversa. Cioè, si è aggravata di molto, per via di quel che si è saputo di negativo sulla BPER. Ed è per questo che abbiamo ritenuto di dover informare l’opinione pubblica su quel che sta accadendo a Modena e dintorni, anche perché non ci piace passare – come purtroppo per molti dei nostri politici e dei media – per degli sprovveduti e degli ingenui (e neppure come una delle tre scimmiette della vulgata popolare). Il mondo bancario nazionale è tuttora in grossa fibrillazione ed anche in pesanti difficoltà, per cui il disinteresse “informativo” che nell’Isola s’avverte sulle “nostre” banche è indice di sprovvedutezza e di ignoranza. Il pesante “rosso” che appesantisce il bilancio della BPER non è un qualcosa che può lasciare indifferenti noi sardi. Perché alle sorti presenti e future del Banco di Sardegna, piaccia o no a certa politica ed a certi media, noi teniamo particolarmente. E vorremmo che ritornasse ad essere, ancor più agguerrito, nella disponibilità ed al servizio dei sardi. Con o senza la BPER.

Amsicora 

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