La “Banca dei sardi” avviata verso la definitiva scomparsa. Nel silenzio…

Amsicora – che i lettori di Sardinia Post conoscono dal settembre del 2014 – è lo pseudonimo di un collettivo che raccoglie ed elabora informazioni acquisite da fonti economiche qualificate. In questo intervento vengono posti alcuni quesiti di oggettivo interesse pubblico. Sardinia Post mette a disposizione delle istituzioni e delle persone interpellate tutto lo spazio che riterranno necessario per rispondere.

Per dare retta alle voci, ufficiali ed anche ufficiose, che circolano attorno al quartier generale della Bper Banca (l’ex Popolare dell’Emilia Romagna) in via San Carlo a Modena, sarebbero molte le novità che interesseranno il rinnovo dell’intero consiglio di amministrazione che sarà votato nell’assemblea convocata per il 14 aprile prossimo.
Un avvenimento storico per questa banca: per la prima volta si eleggeranno degli amministratori che resteranno in carica per l’intero triennio, in quanto è stato abbandonato il rinnovo annuale e parziale dell’organo amministrativo.
Attorno a questa scadenza sono iniziate le grandi manovre con Bologna, con la dirigenza dell’Unipol Group, la potente holding di partecipazioni e servizi finanziari guidata dal cinquantaduenne cagliaritano Carlo Cimbri, oggi ritenuta il vero “tutor” del futuro della banca.

Secondo informazioni attendibili, il nuovo consiglio di amministrazione verrà eletto dagli equilibri che si formeranno fra le forze rappresentate nel capitale: la maggioranza relativa, pari al 40 per cento è in mano ai Fondi d’investimento, mentre i vecchi soci della Popolare, rappresentanti l’imprenditoria modenese, posseggono circa il 7 per cento, una cifra appena più alta (quasi il 9 per cento è in mano alle fondazioni bancarie (CR de l’Aquila, Banca del Monte di Foggia, CR di Bra, CR di Vignola e soprattutto di Sardegna che da sola ne possiede oltre il 4 per cento. C’è poi l’Unipol che ne ha in mano all’incirca il 10 per cento, per quel che si può intuire, appare quella più interessata a guidare le manovre per eleggere il nuovo board.

In base allo statuto, spetta infatti all’attuale CdA presentare una lista da sottoporre al voto dell’assemblea che dovrà vedersela con quella (probabile) che vorranno mettere insieme i Fondi, fra i quali molto attivo pare essere quello che fa capo alla statunitense BlackRock. Ci sarebbe comunque un accordo già raggiunto per portare alla presidenza un nome “forte” dell’establishment economico modenese, come Carlo Corradini ora nel CdA di Intesa San Paolo.  Questo è quel che filtra dagli ambienti della holding di Carlo Cimbri, molto attiva a tenere a bada e contenere eventuali propositi dei Fondi per entrare nella governance della banca, in quanto ritenuta da loro poco performante. Non si fa mistero che il loro obiettivo sarebbe quello di sostituire Alessandro Vandelli come Consigliere delegato con altro banchiere di più sperimentate capacità.

Altro argomento di discussione è il Banco di Sardegna, sulle cui sorti si stanno confrontando i due gruppi, proprio perché ritenuta una partecipazione “anomala”.  Le tesi in campo sarebbero due: l’incorporazione tout-court dell’istituto sardo, così come fatto con le altre banche dell’ex gruppo federale, oppure una sua collocazione sul mercato, cedendone la partecipazione di controllo. Per l’evolversi di una o l’altra delle ipotesi in campo, la holding bolognese avrebbe attivato un filo diretto con la Fondazione di Sardegna e con il suo presidente Antonello Cabras, in quanto secondo azionista della banca sarda.

Fin qui le informazioni raccolte nella penisola, mentre qui nell’Isola continua a permanere un silenzio assoluto, quasi che le sorti del Banco Sardegna non riguardino in alcun modo l’economia sarda. D’altra parte, rimangono assai pochi spazi perché venga mantenuta la sua residua autonomia, peraltro rimasta (come si è più volte scritto) puramente virtuale. Di certo all’azionista Fondazione rimangono assai scarse le possibilità di collocare sul mercato le azioni in suo possesso per poter rientrare negli obblighi dettati dal Ministero.

Anche il concambio con azioni Bper (forse proprio l’unico possibile, dopo la caduta d’interesse da parte dei Fondi) non potrebbe non tenere conto del mutato valore della partecipazione, problema di certo non semplice per la Fondazione, per via della grave perdita patrimoniale che ne deriverebbe.

Ulteriori difficoltà potrebbero derivare dall’andamento molto ballerino del valore delle quotazioni della Bper Banca. Infatti, ormai da diverso tempo, il prezzo delle azioni dell’ex Banca Popolare dell’Emilia Romagna ha segnato una contrazione da 5,7 euro a circa 4,3 euro. Il ribasso è iniziato nel mese di febbraio 2017 ed è stato causato dall’assenza di visibilità sull’istituto e dallo spostamento dell’interesse degli investitori verso Banco Bpm.

A corredo delle tante voci, anche difformi, circolate in queste ultime settimane, rimane l’affermazione, questa sì condivisa, che ci sia una alleanza molto stretta, anche per ragioni extrafinanziarie, fra i due vertici di Unipol e della Fondazione sarda.

D’altra parte, proprio noi di Amsicora (ma non solo) avevamo rilevato come avere consentito che avvenisse la spoliazione dei più ricchi asset patrimoniali e gestionali del Banco Sardegna (dalla Sardaleasing alla sua liquidità), ne avrebbe determinato una forte minusvalenza che, prima o poi, avrebbe trovato evidenza contabile. Non vi è dubbio alcuno che la Fondazione, socio al 49 per cento della banca, ha avuto in questo le sue responsabilità. Che sono soprattutto responsabilità “politiche”, perché chiamano in causa il ruolo di guardiania che la legge Amato-Carli aveva assegnato alle Fondazioni nei confronti delle banche territoriali pubbliche da privatizzare.

Certo, anche quella legge ha le sue responsabilità oggettive, basti pensare a quel che è capitato a Siena con il pastrocchio combinato dalla Fondazione Monte Paschi o a Genova con quella della locale Cassa di Risparmio. L’essere in questa “eletta” compagnia non può essere certo un alibi giustificativo, ma induce a riflettere che ben governare il mondo della finanza e delle banche è ben più complesso ed ostico di quello d’un ente locale, e non basta aver distribuito qualche poltrona o favorito dei clientes per ritenersi soddisfatti. Anche per queste defaillances, ma non solo per queste, la scomparsa del Banco di Sardegna come “banca dei sardi e per i sardi” si avvicina sempre più, anche se vengono sottratti alla conoscenza pubblica i dettagli del perché, del come e del quando essa avverrà. Comunque, per quel che ci riguarda, continueremo a stare in allerta per raccogliere e far conoscere quanto possa essere utile per meglio comprenderne i diversi passaggi e le vere ragioni che l’hanno causata.

Amsicora

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