Il web può attendere

Di emergenza in emergenza. In Sardegna funziona così: le attenzioni e (i soldi) servono per evitare il peggio. O per praticare una sorta di accanimento terapeutico. Capita infatti che il Consiglio regionale abbia dato via libera alla legge che corre in aiuto alle emittenti tv locali, e all’auto-produzione di contenuti in limba, cioè in sardo. Minoranza da tutelare e valorizzare. Questa volta non si parla di cifre ma solo ed esclusivamente di criteri di assegnazione, a differenza del metodo pioggia con cui sono stati distribuiti milioni di euro dall’ex governatore Cappellacci. I destinatari, però, potrebbero essere quasi gli stessi: editori che non pagano gli stipendi da mesi, per l’esattezza sette, nel caso della tv Cinque stelle Sardegna; altri che fanno tabula rasa di un’intera redazione, come è successo a Sardegna Uno nonostante le iniezioni di soldi pubblici ricevuti dal patron Mazzella; altri ancora, come l’immobiliarista Sergio Zuncheddu, proprietario del gruppo editoriale L’Unione sarda che prevede profonde ristrutturazioni per la storica Videolina (40 anni tra poco): contratti di solidarietà per tutti i giornalisti. La Regione chiede che tutto sia in regola, gli stanziamenti si vedranno di volta in volta: una vita di almeno tre anni, contratti a tempo indeterminato e contributi pagati per un settore che ha chiuso l’anno tra schermi oscurati e licenziamenti. Le emittenti tv hanno quindi un loro spazio, riconoscimento e dignità. In contesto di terribile crisi dell’editoria dove per i quotidiani c’è solo una certezza: il calo costante delle copie vendute in edicola. E in Sardegna va meno peggio che nella penisola: il calo, secondo rilevazione Ads (accertamenti diffusione stampa) riportato da Sardinews.it, è del 6,3 per L’Unione e del 7,5 per La Nuova Sardegna. E trascina la raccolta pubblicitaria, quindi le entrate.

E l’informazione web? Sarà per un’altra volta. La prossima di certo. “Nell’epoca del digitale e del giornalismo online” – così parla l’assessore alla Cultura, Claudia Firino – “Serve una revisione profonda” e fa riferimento a “giovani professionisti”. Il suo, al momento resta un augurio, una benevola promessa: “Mi auguro che ciò avvenga nel più breve tempo possibile”. Quanto sia lungo questo “breve tempo” non si sa, non ci sono scadenze. Forse prima dell’estate, forse prima di Natale. Poi ci sono le vacanze, chissà. Eppure le redazioni web locali sono vive e attive: come sottolinea il consigliere regionale, Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia). Ci sono i colleghi che operano in regime di “multimedialità”, quelli dei due quotidiani storici dell’Isola. E ci sono altri, e non si tratta solo di giovanissimi pionieri, al lavoro tutti i giorni. Eppure l’idea, ancora, è quella di una giungla. La stessa in cui esplodevano negli anni ’80 proprio le tv commerciali che hanno scardinato vecchi schemi, garantito pluralismo e nuova aria, anche in Sardegna. Per il sindacato dei giornalisti e per le istituzioni, Corecom incluso (Comitato regionale per le comunicazioni) si tratta sempre di un terreno minato, di un argomento delicato. Per via della normativa non a passo coi tempi (e di anni ne son passati), per via della natura del mezzo (!). Ed è sempre tempo di report e dossier sul numero di testate, lavoratori, pubblicità. L’ultimo era stato presentato dall’Assostampa regionale agli Stati generali del giornalismo ad Alghero ormai due anni fa, e mentre in Sardegna continua l’eterno censimento altre Regioni (per esempio la Toscana) hanno trovato la via. I paletti, guarda caso, sono gli stessi dell’ultima iniziativa dell’Assemblea isolana: testata registrata, contratti e aggiornamento quotidiano delle notizie. Allora, si-può-fare! Per ora al di là del Tirreno.

mo. me.

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