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Il rozzo linciaggio della Crivellenti e il silenzio delle donne

Qualche giorno fa i quotidiani sardi hanno dedicato, ancora una volta, alcuni articoli alla Sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari, Marcella Crivellenti. La Nuova Sardegna, in particolare, ha insistito con il solito pesante accanimento sulle competenze professionali della Signora Crivellenti, che si dovrebbero desumere dai precedenti incarichi che le sarebbero stati affidati dal suo predecessore, Maurizio Pietrantonio, ascoltato dal magistrato (e dai giornalisti, evidentemente) nell’ambito dell’inchiesta per falso e abuso d’ufficio che riguarda il Presidente della Fondazione del Teatro Lirico, Massimo Zedda.

Nell’ultimo articolo su La Nuova Sardegna, il giornalista dimentica però di precisare che a carico di Marcella Crivellenti non c’è alcuna inchiesta giudiziaria, quindi i lettori sono indotti a pensare che l’inchiesta cui fa riferimento l’articolo riguardi direttamente lei. Una dimenticanza? Non credo. L’intento evidente è continuare a screditare – con la brutalità che i mezzi di informazione sanno usare con grande disinvoltura – Marcella Crivellenti, che ha soprattutto il torto di non volere cedere agli insulti e alle pressioni spesso violente subite per mesi, dal momento della sua nomina.

Lo stesso giornale, non più di una settimana fa, ha pubblicato con grande evidenza – sempre nelle pagine di Cagliari, ma con un significativo richiamo in prima pagina – un articolo intitolato (a caratteri cubitali) “Crivellenti in Procura: ascoltata sulla nomina”, in cui è chiarissimo l’intento non di informare (anche perché la notizia era talmente scarna da non giustificare un articolo di quelle dimensioni), ma dare voce, ancora una volta e unilateralmente, alle rappresentanze sindacali del Teatro Lirico e ai loro anatemi contro la Sovrintendente. Nell’articolo si legge addirittura che “i sindacati chiariscono quali sono i principali compiti del Sovrintendente (sic!): dalla predisposizione dei bilanci alla creazione di «percorsi artistici validi» passando per un dialogo costante con Cda, soci, sindacati e lavoratori. Compiti disattesi, a parere delle Rsu: per questo ora arriva la richiesta di irrevocabili dimissioni (sic!). Difficilmente queste verranno accolte, per ovvi motivi e così la tensione tra sindacati e Fondazione, con la Crivellenti che a fine mese concluderà la sua maternità, e sarà legalmente responsabile, aumenterà. Sino a quando?”.

Sino a quando me lo chiedo anche io e dovrebbero chiederselo in molti, soprattutto in molte, dopo tanti mesi di attacchi feroci: sino a quando avremo relazioni sindacali così rozze proprio all’interno della più grande istituzione culturale della Sardegna?

Da mesi e mesi le rappresentanze sindacali unitarie e un gruppo di dipendenti del Teatro Lirico – sostenuti da dirigenze sindacali molto deboli in termini di cultura del lavoro e sensibilità di genere, e da una stampa politicamente compromessa – si arrogano diritti che nessun lavoratore possiede: primo fra tutti quello di denigrare pubblicamente e impunemente l’istituzione cui appartengono, definendola con insistenza “sull’orlo di una crisi irreversibile”, senza programmazione né strategie, quindi allo sbando, recando in questo modo un danno gravissimo all’immagine del Teatro Lirico (che ha sempre proseguito la sua attività), ben al di là dei confini regionali; diffondere i propri comunicati sindacali agli utenti mentre godono del servizio acquistato (il concerto, l’opera, il balletto: come se i medici ci informassero delle loro proteste sindacali poco prima di sottoporci ad un intervento chirurgico e magari ci avvertissero che l’ospedale è al tracollo); rifiutarsi di accettare la nomina della Sovrintendente anche dopo che è stata dichiarata regolare, ma soprattutto rifiutarsi di rispettare la persona – una donna, ora in maternità – che ha assunto questo ruolo. Su questo ultimo punto non possono valere giustificazioni di alcun genere, né sindacali, né professionali, né politiche.

Da qualche mese si è insediata la nuova Consigliera regionale di parità, Laura Moro. Credo che il caso di Marcella Crivellenti debba interessarla istituzionalmente: avendo assunto l’impegno (che del resto compete al suo ruolo) di promuovere “la cultura del rispetto e delle pari opportunità”, Laura Moro dovrebbe con urgenza ascoltare Marcella Crivellenti e valutare la situazione nell’ottica del contrasto alle discriminazioni e violenze di genere nei luoghi di lavoro. Sollecito le donne, le amiche, che si battono per la parità di genere – nei sindacati, nei partiti, nelle istituzioni – e che hanno partecipato con passione alle campagne contro le violenze alle donne e i femminicidi, ad esprimere solidarietà a Marcella Crivellenti, lasciata sola a difendersi per tutta la gravidanza e la maternità.

La doppia preferenza di genere nella nuova legge elettorale – per la quale si sono spese (per ora invano) molte donne in Sardegna (compresa la nuova Consigliera regionale di parità) – non esaurisce il nostro impegno per favorire su tutti i fronti condizioni di vita più civili per le donne e per gli uomini. La vergognosa legge elettorale che il peggiore Consiglio regionale della storia della Sardegna sta per approvare rende evidente che il rispetto dei diritti delle donne è ancora lontano, e che tutto dipende da come consentiamo che trattino noi e le altre in ogni ambito della vita.

Grazie a Marcella Crivellenti che non si arrende, e grazie alle donne che vorranno esprimerle solidarietà.

Lilli Pruna

 

 

 

 

Lilli Pruna

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