Il pluriaspirante governatore ci riprova: Pili ‘il tombola’, esperto in trombature

Cosa viene dopo la cinquina? La tombola, lo sanno anche i bambini. E allora, chi poteva voler diventare a tutti i costi la tombola nella corsa alla Presidenza della Regione? Mauro Pili, che dubbio c’era…

Ma cosa ha fatto di male la Sardegna per non riuscire a liberarsi una volta per tutte di questo guitto professionista, specializzato in trombature e disastri elettorali? Che questa volta arrivi ultimo, è pacifico. Si tratta solo di vedere se riuscirà a battere al ribasso il suo record personale del 5%, con il quale riusci’ a far perdere il centrodestra di Cappellacci contro il centrosinistra di Pigliaru alle ultime Regionali.

Sì, perché questo genio della lampada della politica isolana, non avendo più da anni alcuna possibilità di vincere una qualsiasi competizione elettorale, si è ora specializzato nel far perdere gli altri più bravi di lui. Lo sa benissimo e non gliene importa un tubo. L’importante è poter avere visibilità televisiva e mediatica di ogni tipo approfittando della par condicio, apparire, farsi vedere, nutrire il suo incontrollabile narcisismo. Come i guitti, appunto. Vediamola, nei dettagli, la carriera di questo pluriaspirante governatore.

Giusto vent’anni fa, nel 1999, quando il presidente veniva scelto dal Consiglio regionale, è riuscito a restare in carica due anni sui cinque della legislatura: prima due mesi (dal 9 agosto all’8 ottobre); poi per altri ventidue (dal 25 ottobre 2001 al 25 agosto 2003). Malgrado l’incenso di Berlusconi, che aveva ipotizzato addirittura di farne il proprio ‘delfino’ (ma si sa che sui possibili eredi il Cav non ne azzecca una), Pili finì disarcionato da una mozione di sfiducia del centrosinistra, votata anche da parte del centrodestra, tali e tante erano le contestazioni rivoltegli: svendita dell’autonomia sarda, disprezzo del Consiglio regionale, subalternità nel rapporto con Berlusconi, clientelismo, lottizzazioni sfacciate, assenza di programmi.

Ricandidatosi nel 2004, viene sonoramente sconfitto da Renato Soru (50,2 a 40,5). A quel punto, il “sardo libero” si rifugia alla Camera dei Deputati, sempre sotto l’ala protettrice del leader di Forza Italia. Così, salta un giro, quello delle Regionali del 2009. Ma nel 2014, torna in Sardegna come il Conte di Montecristo, ricco e spietato, solo per vendicarsi di Cappellacci, che lo ha spianato e sostituito nel cuore del Cav.

Ecco, questo è il ‘tombola 2019’. Prepariamoci alle sue nuove ‘sparate’ in campagna elettorale. Quelle stesse che lo hanno reso famoso, quando, pur di compiacere Berlusconi, sosteneva tutto e il contrario di tutto sui lavori per il G8 a La Maddalena. Oppure quando sponsorizzava una “casa su Marte” col marchio Sardegna come traguardo per la crescita della Regione. Oppure ancora quando scambiava i battelli per il monitoraggio ambientale davanti alle cose di Iglesias con le ribattezzate “trivelle del Sulcis”, facendo ridere mezza Sardegna. Oppure infine, ma potremmo andare avanti per un bel pezzo, quando si occupava a corrente alternata dei mafiosi al 41bis nelle carceri isolane, della inventata strage di cavallini a Gesturi o di visitare in carcere l’ex-presidente del Cagliari calcio, Cellino, a proposito dello stadio di Quartu. Può bastare? Giudichino i lettori. E a febbraio, gli elettori.

Guido Paglia

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Avarie Grimaldi: che fine ha fatto Pili?

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