I piani della Bper, il crollo del credito, il perdurante silenzio della politica.

L’andamento del mercato del credito in Sardegna, secondo l’ultimo rapporto della Banca d’Italia, appare in continuo peggioramento, con una contrazione di circa il 3 per cento, che ha riguardato i prestiti concessi sia alle imprese che alle famiglie. Si tratta di un dato che si aggiunge al meno 3,5 per cento consuntivato nell’anno passato.

Sulla riduzione – che testimonia la forte recessione in essere – continua ad incidere innanzitutto l’atteggiamento sempre più prudente delle banche e, non secondariamente, le maggiori richieste di garanzie sui richiedenti, oltre che la sensibile riduzione dei prestiti effettivamente erogati (nel senso – chiariamo – che di fronte ad una richiesta di 100, il concesso sarebbe soltanto di 60). Come maggiore negatività, il rapporto rileva come gran parte dei nuovi finanziamenti derivi dalla ristrutturazione delle posizioni debitorie in essere, cioè nel dare più tempo per la restituzione dei prestiti scaduti, e non da erogazioni finalizzate a nuovi investimenti.

In più, secondo una rilevazione effettuata a campione su 50 piccole imprese, soltanto un terzo delle richieste di credito avrebbe trovato accoglimento, avendo inciso sulla non accettazione l’entità delle garanzie richieste e/o la complessità delle informazioni richieste dalle banche. In conclusione, sempre sui dati Bankitalia, la contrazione dei prestiti nell’Isola continua a risultare ancora più marcata nel confronto con le altre aree del Paese, sia nel Mezzogiorno che nella media italiana. All’Isola, quindi, non può che essere attribuita la “maglia nera” del mercato del credito del Paese.

Se questo è, purtroppo, il quadro del settore regionale, i dati relativi alle singole banche locali risulterebbero ancor più negativi, per il Banco di Sardegna soprattutto, mentre risulterebbero in una fase di modesta crescita le due piccole banche di credito cooperativo (BCC), di Arborea e di Cagliari.

Di fronte ad una situazione così negativa, quel che stupisce, e desta anche preoccupazione, è la disattenzione o, meglio, l’indifferenza da parte degli organi di governo della Regione, dove peraltro non mancherebbero, con posti di comando, gli esperti d’economia. Ma dai piani alti (o bassi) di viale Trento non si vede muovere un dito. Ed anche gran parte degli organi d’informazione, così attenti a denunciare ogni stormir di pale dell’eolico od a demonizzare i “mostri” oligopolistici dei trasporti, rimangono inermi, con i loro silenzi, di fronte al colpevole parassitismo ed all’inettitudine operativa di certe banche, nazionali o pseudolocali.

Eppure, la disponibilità e l’efficienza d’un banchiere locale è, per prassi accertata, fattore critico di successo per la cura, sia di sostegno che di sviluppo, per l’economia locale. Vi è un esempio, storicamente provato, che conferma questa tesi. E riguarda il diverso andamento registrato nel Nordest del Paese, dove vi è una forte presenza di attività di piccolo-media dimensione, rispetto al Nordovest, ove prevalgono le imprese di grandi dimensioni: l’incidenza del totale dei finanziamenti bancari erogati dalle banche locali rispetto a quelle nazionali, appare completamente difforme, con un 65 contro un 20 per cento tra il primo ed il secondo territorio.

Non diversamente accade per il mercato dei depositi, ove la gestione del risparmio sottolinea il radicamento ancora robusto di cui godono molte banche locali nelle aree territoriali del loro insediamento originario. Ed è poi questo anche il caso sardo, ove i dati disponibili confermerebbero come l’utilità della sua presenza dell’isola sia data, per la modenese Bper, più da quel che raccoglie in risparmio che da quel che investe in prestiti.

D’altra parte si è sempre più convinti che la dimensione ottimale delle banche debba avere una precisa corrispondenza con la dimensione delle imprese prenditrici dei prestiti. Cioè, si sostiene che nei territori dove sono prevalenti imprese di piccole e piccolissime dimensioni, la banca dovrebbe assumerne la stessa dimensione operativa, un management affine culturalmente e lo stesso linguaggio di confronto. Ed è proprio questo il tema che occorrerebbe affrontare, di fronte alla pericolosa e dannosa perdita di autonomia operativa del Banco di Sardegna, consentita alla Bper dall’atteggiamento dell’altro socio, la Fondazione BdS. Perché quel che sta avvenendo nella banca sassarese comporterà una grave perdita di autonomia finanziaria per l’economia della Sardegna.

In parole povere, oggi la strategia complessiva degli investimenti del Banco non la dirige più la sua direzione generale od il suo consiglio d’amministrazione, ma la decisione è devoluta alla direzione generale della Bper. Questo perché tutte le funzioni di decisione e di controllo sono state esternalizzate in quel di Modena. Ancor più chiaramente, andrebbe detto che il Banco di Sardegna non pare più una banca locale. Si tratta, comprendiamo, di un’affermazione forte, anche molto cruda, ma che mette a fuoco una situazione che, nella lettura dei documenti ufficiali del gruppo Bper, viene chiaramente ed esplicitamente descritta.

Tutto ciò ha comportato che la Sardegna d’oggi presenti una situazione d’infrastrutturazione creditizia molto differente rispetto a 15 anni or sono: infatti, fatto eguale a 100 il totale dei crediti concessi, si è passati da un 48 per cento erogato da banchieri locali ad un modesto 20 per cento! Cioè si è ritornati indietro di oltre 60 anni, allorquando il mercato regionale del credito era in mano alle grandi banche nazionali (Comit, BNL,Credit, Napoli e Roma).

Su queste osservazioni s’impone quindi la necessità di sviluppare una riflessione e di effettuare delle analisi. Che riguardino i rapporti tra politica e credito, nell’attuale congiuntura economica della Sardegna. Sui quali occorrerà fare chiarezza, proprio perché la leva del credito bancario è una componente essenziale per gli interventi congiunturali anticrisi. Basterebbe, in proposito, prendere spunto dalle iniziative assunte dal presidente della BCE, Mario Draghi.

In Sardegna, dove la caduta degli investimenti produttivi risulta drammatica, la necessità di una politica regionale a sostegno del credito, non può che essere prioritaria per le azioni anticrisi della Giunta di governo. Anche perché si sono ancor più acuite quelle condizioni che il saggio senatore Giuseppe Musio aveva denunciato un secolo e mezzo or sono: c’è grande scarsità nell’Isola – scriveva – di capitale finanziario che altro non è che il seme della ricchezza, e questo seme altro non è che la ricchezza stessa di cui noi sardi siamo del tutto privi! E per avvalorare questo suo giudizio, riteneva necessaria «l’istituzione di una banca isolana, a guida isolana e non vincolata mai da nessuna legge a qualunque altra banca già esistente o da esistere in terraferma, che ci fornisca quel seme perché si possa fare crescere la ricchezza».

Si potrà obiettare (proprio per analizzare il caso isolano) che la politica non controlla più le banche, e che di banche pubbliche nell’intero Paese non ne esiste neppur’una. Sarà anche vero, ma parrebbe giusto sottolineare che le Fondazioni, divenute ope legis azioniste delle banche, sono divenute nei fatti dei muniti fortilizi della politica.

Ecco perché, in questi nostri interventi volti a preservare quel che rimane del radicamento della banca nell’economia isolana, si è chiamata in causa la Fondazione BdS, che avrebbe ancora in mano il 49 per cento del capitale. Cioè, per parlare chiaro, la politica sarda – solo che lo voglia – può avere ancora qualche chance in mano per difendere, attraverso la Fondazione, l’identità locale della banca.

C’è infatti da tenere presente – anche per dare attualità a questi ragionamenti – quanto si va progettando in quel di Modena da parte dei vertici della Bper, impegnati in questi giorni a varare il nuovo piano industriale (2015-18) del gruppo. Per quel che è trapelato da fonti finanziarie da noi interpellate (ma di solito bene informate), sembrerebbero essere due gli indirizzi prevalenti del nuovo corso che verrebbe dato alla banca:
il primo, volto a completare la diffusione territoriale della “Grande Bper”, in tutto il territorio della penisola, con l’acquisizione-incorporazione delle quattro Casse di risparmio del Nordovest, già partecipate al momento con quote di minoranza,
il secondo, volto a razionalizzare la presenza in Sardegna, anche attraverso la fusione in BdS della Banca di Sassari, e – a seguire – con la possibile messa sul mercato della quota di controllo detenuta nel capitale del Banco.
Questa seconda opzione sarebbe giustificata dall’esigenza di dover “fare cassa”, onde poter procedere alle incorporazioni previste senza intaccare i valori patrimoniali indicati dalla vigilanza BCE.

Se queste indicazioni, su cui starebbe lavorando il “numero uno” della Bper dottor Vandelli, fossero confermate, per il Banco di Sardegna, e di riflesso per la Fondazione, si potrebbero aprire nuovi ed interessanti scenari. Sembrerebbe invece tramontata la notizia, sempre dalla stessa fonte, di un interessamento all’incorporazione in Bper del Banco.

Anche alla luce di queste informazioni da noi raccolte, hanno fatto scalpore le dichiarazioni che il direttore generale del Banco di Sardegna ha recentemente fornito ad un quotidiano isolano. Quasi che, a suo giudizio, il Banco di Sardegna sia rimasto vitalizzato dalla cura Bper, tanto che la sottrazione della quota di controllo della Sardaleasing e delle 30 e più filiali operanti nella penisola, abbia rappresentato un cospicuo vantaggio, patrimoniale e gestionale, per la banca!

Non è facile sapere, vista la freddezza (che è parente stretto dell’indifferenza) con cui le autorità regionali vanno seguendo le vicende creditizie, quali propositi abbia il presidente Pigliaru in agenda: se intenda o meno incontrare i vertici della Bper e della Fondazione (se lo facesse gliene saremmo grati) per “vederci chiaro” sul futuro del Banco di Sardegna. Non vi è dubbio che questa del Banco non può che essere una partita importante per la politica sarda, da giocarsi in trasparenza ed in chiarezza, per cui vedere in giro tanta indifferenza e così prolungati silenzi desta qualche giusto timore…

Amsicora

 

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