Elezioni regionali senza 5 Stelle? Istruzioni per l’uso

Quanti hanno tirato fuori dal frigorifero lo spumante per festeggiare l’assenza del Movimento 5 Stelle dalle Regionali sarde aspettino un momento prima di aprire la bottiglia. L’assenza dei “grillini” dalle elezioni è un evento molto probabile, ma non ancora sicuro. Perché il suo compiersi è affidato alla volontà (all’arbitrio, al capriccio) di un uomo solo: Beppe Grillo, appunto.

Le ultime vicende del M5S in Sardegna hanno dell’incredibile. Siamo arrivati al punto di assistere a uno “sciopero della fame” messo in atto da un gruppo di militanti (con l’adesione solidale di due parlamentari) che ha l’obiettivo di scuotere il leader, forse commuoverlo, per indurlo a concedere ai suoi adepti isolani la grazia dell’utilizzo del prezioso simbolo.

Non c’è alcuna ragionevole proporzione tra le divisioni tra i “grillini” sardi (divisioni peraltro originate dalla fragile struttura organizzativa che il leader ha dato al suo movimento) e la decisione di non presentarsi alle Regionali. Proviamo a immaginare cosa accadrebbe, in un’analoga situazione, in qualunque altro gruppo politico: come minimo una parte dei militanti saluterebbe il capo supremo per fondare in fretta e furia un’organizzazione autonoma. Magari chiamandola “Kimbe Isteddas” e depositando il logo di 5 stelle di granito con un bel nuraghe sullo sfondo. Non accadrà nulla di simile.

Eppure i 5 stelle sardi avrebbero ottimi argomenti per rendersi autonomi. Non solo l’evitare lo spreco di un enorme patrimonio di consenso: quasi il 30 per cento alle Politiche. Certo, alle amministrative il M5S è più debole, perché il voto di opinione si affievolisce. Ma anche facendo la tara più severa, si stima almeno un 10-15 per cento, cioè una quantità di voti idonea a modificare in un senso o nell’altro il risultato elettorale. E a garantire con certezza una pattuglia di consiglieri regionali. Per il M5S, tra l’altro, lo sbarramento sarebbe solo del 5 per cento, visto che sempre si presenta da solo e non nell’ambito di una coalizione.

Ma non c’è solo l’argomento utilitaristico. A dare una sveglia ai militanti  dovrebbero esserci anche le ragioni di fondo che hanno indotto il capo supremo (ripetiamo: se non cambierà improvvisamente idea) a disinteressarsi delle Regionali. Secondo i conoscitori delle dinamiche del Movimento 5 Stelle, confermate da fonti interne, Grillo ha deciso di puntare tutto sulle Europee che si terranno nel prossimo giugno. E le divisioni dei suoi sostenitori isolani (unite probabilmente alla presenza di un competitor temibile come Sardegna Possibile) l’avrebbero indotto a scegliere la defezione piuttosto che rischiare un risultato mediocre, cattivo viatico verso le elezioni per il Parlamento di Strasburgo.

In parole povere, le ambizioni, i sogni, le elaborazioni, i programmi, dei militanti sardi sono stati buttati via, come carta straccia, in nome dell’interesse superiore dell’organizzazione e del “piano rivoluzionario” del  leader. Un progetto che, a quanto pare, non prevede tappe intermedie. Come, d’altra parte, dimostra il sostanziale congelamento dei voti (e del ruolo) dei deputati e dei senatori.

Comunque mancano poche ore per avere la risposta definitiva. Il termine per la presentazione del prezioso simbolo – del quale Grillo detiene la proprietà, esattamente come Giovanni Rana detiene la proprietà del logo con cui commercializza i suoi tortellini – scade alle ore 20 di lunedì. Da quel momento in poi – salvo sorprese – i più di 270mila voti ottenuti in Sardegna dal Movimento 5 Stelle saranno in libera uscita.

Dove andranno?

Le analisi sui flussi elettorali alle Politiche non sono univoche. Secondo l’Istituto Cattaneo la provenienza degli elettori del Movimento 5 Stelle è prevalentemente di centrosinistra. Secondo altri istituti, come l’Swg, è distribuita in modo sostanzialmente uniforme tra i due poli. Ed è poi costituita da un percentuale (che varia molto nei diversi territori) di astensionisti tornati alle urne per dare il loro voto a Beppe Grillo.

Ma, qualunque sia la sua provenienza, ad accomunare l’elettorato grillino sono l’esasperazione e il disgusto per le pratiche della vecchia politica. Quindi l’assenza di una lista 5 Stelle dovrebbe suggerire ai partiti tradizionali, se vogliano in parte recuperarne i voti, di evitare a maggior ragione la ricandidatura degli indagati (per esempio) e dovrebbe anche suggerire l’adozione di rigorosi criteri di professionalità e competenza (evitando il più possibile le candidature di amici e parenti, per intenderci) nella composizione delle liste. Dovrebbe anche suggerire di evitare alleanze spurie, solo strumentali. In generale l’assenza dei grillini dovrebbe migliorare la qualità dell’offerta politica.

Sarà molto interessante vedere se di questa assoluta ovvietà i partiti saranno capaci di tenere conto nelle prossime ore e nei prossimi giorni. La posta in gioco è così alta che se ciò non dovesse accadere significherebbe che davvero i potentati interni sono invincibili. E preferiscono perdere le elezioni piuttosto che mettersi in discussione.

G.M.B.

 

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