E se alla fine fosse La Spisa a ‘dimissionare’ Cappellacci?

I veleni del Pdl sardo e il nuovo scenario nazionale. Il coordinatore Nizzi chiede al governatore che il ‘traditore’ La Spisa lasci la Giunta. Ma il suo vero obiettivo è proprio Cappellacci.

La scelta di Giorgio La Spisa di correre per la Camera dei deputati sta provocando un autentico sconquasso nel centrodestra, e sta accellerando la fine della complicata avventura di Ugo Cappellacci presidente della Regione Sardegna. Il doppio addio dell’assessore al Bilancio, alla vicepresidenza della giunta e soprattutto al Pdl, partito in cui milita dal 1995 e di cui è stato a lungo uno degli esponenti più importanti, ha scatenato l’ira di ex colleghi e militanti. Fra tutti quella funesta del coordinatore regionale Settimo Nizzi, che con il consueto stile ruvido, ha quasi rimproverato Cappellacci di non avere ancora sostituito il “transfuga” La Spisa, che con il suo passaggio alla Lista Monti avrebbe squilibrato la presenza del Pdl nell’esecutivo regionale. Un intervento, quello di Nizzi, che ha come obiettivo ‘ufficiale’ La Spisa ma che appare anche, e probabilmente soprattutto, finalizzato a mettere in difficoltà Cappellacci, col quale il coordinatore ha pessimi rapporti da ormai quasi due anni, cioè da quando il Governatore decise di restituire la tessera del partito in segno di protesta contro il governo Berlusconi. Da allora tra i due sono volati praticamente solo insulti e Cappellacci, quando ha ricucito col partito, ha tenuto rapporti solo col Pdl a livello nazionale e direttamente con il segretario Angelino Alfano.

Paradossalmente, questa uscita di Nizzi contro La Spisa, rischia quindi di segnare un punto in favore di quest’ultimo, se non altro perché sarà totalmente inascoltata da Cappellacci. Ma il problema resta e rischia di complicarsi. Specialmente nel caso in cui La Spisa non venga eletto in Parlamento, cosa tutt’altro che improbabile.

Ma c’è un’altra possibilità, legata al nuovo scenario che si prospetta a livello nazionale, che potrebbe addirittura rafforzare la posizione di La Spisa (che peraltro lasciò il seggio da consigliere regionale per fare l’assessore e che vanta un solido rapporto con lo stesso Cappellacci) il quale potrebbe restare al suo posto come rappresentante forte di una nuova area di centro decisiva per gli equilibri del governo del Paese.

La minaccia espressa dal riformatore Franco Meloni (“Se salta La Spisa, tutti a casa”) non è la replica quasi ‘dovuta’ all’attacco lanciato da Nizzi, ma la fotografia di un possibile nuovo scenario. Cappellacci ha tutto l’interesse all’ingresso in maggioranza di un ‘nuovo azionista’ se vuole sperare di sopravvivere e di allontanare il momento di un conto elettorale che si annuncia molto salato. Si tratterà di vedere, dopo le elezioni Politiche, se il nuovo ‘grande centro’ sarà disposto a seguirlo ancora. Insomma, alla fine, potrebbe essere proprio La Spisa a ‘dimissionare’ Cappellacci.

Alberto Urgu

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