Centrosinistra, la strada stretta che porta al nuovo candidato

Il rebus dovrà essere obbligatoriamente risolto entro il fine settimana. Tenendo conto di una serie di circostanze che circoscrivono l’ambito della scelta del candidato del centrosinistra al governo della Sardegna. Prima tra tutte la decisione di Francesca Barracciu di farsi da parte.

Le conseguenze inevitabili sono due.

La prima è l’esclusione dall’ambito dei papabili di chiunque abbia qualche problema con la giustizia. Con un effetto ulteriore: l’impossibilità di attingere dalla lista dei candidati alle Primarie.

Qualcuno, infatti, l’aveva ipotizzato. In base a questo ragionamento: le primarie sono lo strumento principale per la scelta del candidato. Se il “primo degli eletti” per qualche ragione “salta”, perché non fargli subentrare il “secondo degli eletti”, proprio come succede nelle istituzioni elettive?

Il fatto è che nel caso specifico il secondo degli eletti è Gianfranco Ganau, rinviato a giudizio per abuso d’ufficio. E dopo l’inflessibilità adottata nei confronti della Barracciu, è impossibile ipotizzare l’adozione di un criterio diverso e più elastico.

D’altra parte il fatto che sia stata consentita dal tavolo del centrosinistra la candidatura dei rinviati a giudizio (così come prevede il codice etico nazionale del Pd) ha molto complicato il ‘caso Barracciu’. I sostenitori dell’eurodeputata non hanno mancato di far notare che chiedendole il “passo indietro” si introduceva un criterio di esclusione nuovo. Un criterio che, quanto alle primarie, non solo non era stato preso in considerazione ma era stato respinto.

L’altra conseguenza è che il nuovo candidato non dovrà essere sgradito alla Barracciu. A conclusione della direzione di lunedì scorso, l’eurodeputata – nel suo j’accuse contro i “capi bastone” – aveva rivendicato per sé una sorta di”‘potere di veto”. Nessuno l’ha smentita ufficialmente. Ma molti alti dirigenti del Pd hanno fatto filtrare la notizia secondo cui questo “potere di veto” non è stato riconosciuto in alcun modo. Certamente non dalla segreteria nazionale nel corso della concitata trattativa che ha preceduto l’annuncio del passo indietro.

Il fatto è che la Barracciu questo potere di veto – anche se non fosse stato in alcun modo riconosciuto – ce l’ha nei fatti. La situazione è già difficile, i sondaggi preoccupanti. Cosa accadrebbe se la vincitrice delle primarie contestasse pubblicamente la scelta del suo successore? Un rischio da evitare nel modo più assoluto.

Questo fa sì che il successore non possa essere espressione diretta di quelli che la Barracciu ha definito “i capibastone”. Difficilmente, quindi, potrà essere un altro uomo (o donna) di partito. Ma anche tra i candidati della società civile, difficile pensare la candidatura di figure che notoriamente sono legate ai dirigenti con i quali l’eurudeputata è entrata in conflitto.

C’è infine un altro criterio. Non tassativo ma “di opportunità”. L’esclusione della Barracciu è stata anche l’esclusione di una donna che, per la prima volta dall’inizio della storia autonomistica, aveva concrete possibilità di andare alla guida della Regione. E tra i competitor più temibili per il centrosinistra c’è già un’altra donna, Michela Murgia. Insomma, sostituire la Barracciu con un uomo non “farebbe bene” alla campagna elettorale.

Un criterio, però, “di opportunità” che potrebbe essere messo da parte a fronte di altri. Prima tra tutti quello di individuare un candidato – visti i tempi strettissimi – “immediatamente operativo”. Cioè una figura che abbia già – almeno negli ambienti politici, economici. sindacali e culturali – un certo grado di notorietà e di sostegno. Non c’è infatti il tempo materiale per lanciare un candidato del tutto nuovo e sconosciuto. Lo si potrebbe fare in presenza di risorse, anche economiche, che però mancano.

E, a proposito delle risorse economiche, c’è un altro problema che il centrosinistra deve affrontare. Più di 50mila sardi sono andati a votare alle primarie versando ciascuno due euro. Per poi scoprire di aver speso quel tempo e quei soldi del tutto inutilmente. La cosa viene fatta spesso notare nel dibattito in Rete. E c’è chi – anche tra gli aspiranti candidati – auspicherebbe un gesto riparatore:_ per esempio la destinazione a fini sociali della somma raccolta, come il sostegno delle vittime dell’alluvione. Sarebbe un bell’atto di riconciliazione con l’opinione pubblica. Ma il centrosinistra ha le risorse per farlo?

L’appoggio diretto di Silvio Berlusconi a Ugo Cappellacci fa temere che il centrodestra anche questa volta potrà contare su risorse economiche soverchianti. Un vantaggio che il poco tempo a disposizione rende ancora più forte e insidioso. E che suggerisce la scelta di un candidato che abbia già le gambe allenate per correre e un po’ di amici veri ai lati della strada. Si tratta di vedere se esiste. E anche se è disponibile a correre il rischio.

N.B.

 

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