Barracciu, Soru e le tecniche di propaganda tra Cagliari e Pyongyang

La pagina Facebook “Sardi per Soru presidente” ha pubblicato poco fa – con riferimento al nostro articolo sulla polemica tra i fan di Renato Soru e Francesca Barracciu –  questo post, che vale la pena di analizzare:

Cari amici, “oggi le cronache”. Lassù qualcuno si è accorto di noi. Dopo dodici giorni un quotidiano online si è accorto del post in cui è stato sollevato il problema dei doppi incarichi nelle istituzioni e oggi, con un tempismo che fa invidia a un premio Pulitzer, ha deciso di pubblicare alcuni scambi appassionati tra utenti.
La base si esprime, la base pesa, la base conta 8.000 persone che sostengono la Nostra idea. Ci siamo!

Il post è di grande interesse. Si tratta, infatti, di un perfetto modello della comunicazione politica in uso nelle associazioni chiuse. Tradisce una certa irritazione per il fatto che lo scontro con la Barracciu è uscito dalla cerchia degli utenti della pagina (la battuta sulla ‘tempestività’: semplicemente abbiamo raccontato la vicenda quando ne siamo venuti a conoscenza. In ritardo, certo, ma prima di tutti gli altri) e opera una censura totale sulla notizia. Lo scontro tra gli amministratori del sito che sostiene la candidatura di Renato Soru e Francesca Barracciu viene ridotto ad “alcuni scambi appassionati tra utenti”. Viene cioè totalmente elusa la notizia che, evidentemente, è data dall’identità e dal ruolo pubblico dei protagonisti degli “scambi appassionati”: un ex presidente della Regione e consigliere regionale da una parte, una deputata europea (oltre che consigliere regionale e vicesegretario del Pd) dall’altra. La Barracciu scompare. E scompare lo stesso Soru. Scompare il fatto che la Barracciu l’abbia accusato di assenteismo. Scompaiono, in definitiva, tutti gli elementi costitutivi della notizia. Scompare, per completare l’opera, anche la fonte indiretta. Violando le ordinarie regolare di galateo, non viene citato il sito internet in questione.

Sorprendente la conclusione. Gli amministratori della pagina, trascurando che lo scontro è stato proprio tra loro stessi e la Barracciu, intonano un inno alla “base” (che in questa vicenda non c’entra perché, ripetiamo, la polemica l’hanno scatenata proprio loro e infatti la Barracciu principalmente con loro se l’è presa). Con un “Ci siamo!” finale che richiama in modo allarmante il più celebre “A noi!” di triste memoria. Tanto che, trascinato da tanta enfasi, uno degli utenti posta addirittura un “Presente!” che coincide esattamente col grido ricorrente in certe cupe commemorazioni. Per non andare lontano, quella dello scorso 25 aprile nella Piazza Gramsci di Cagliari. A ricordo dei morti della Repubblica di Salò. 

Contemporaneamente gli amministratori della pagina – a cui spetta il compito di filtrare i commenti – pubblicano un nuovo attacco alla Barracciu rilanciando un articolo dedicato alla votazione notturna nella quale nel giugno scorso fu ripristinata una certa indennità abolita con i referendum. Naturalmente il problema non è in questo caso il merito della questione, ma il perdurare del ‘doppio binario’ della polemica: l’attacco a un avversario politico (tale, evidentemente, è la Barracciu per i gestori della pagina di sostegno a Soru) portato avanti in modo anonimo (nonostante le reiterate richieste gli amministratori non hanno ancora detto chi sono) utilizzando come ‘sponda’ i commenti (anch’essi spesso anonimi) degli ‘appassionati utenti’.

SardiniaPost ovviamente non sostiene alcuno dei contendenti. Ma sostiene la chiarezza e la trasparenza nella comunicazione politica. Nessuno ha l’obbligo di aprire dei dibattiti, ma quando lo fa deve attenersi alle regole. E, per esempio, rivelare la propria identità. Purtroppo la legge è molto indietro in questa materia, ma è del tutto evidente che una pagina Facebook come quella di cui stiamo parlando svolge una funzione analoga a quella di un sito internet di informazione. E davvero non si comprende per quale ragione non abbia un responsabile visibile. Tanto meno perché continui a tacerne l’identità.

Tutti sono liberi di aprire pagine Facebook o siti internet che coltivano anziché la dialettica il culto della personalità, anche con modalità nordcoreane. Semplicemente si tratta di farlo con chiarezza, senza ambiguità. Così come sono criticabili i ‘doppi incarichi’ lo sono le doppie parti in commedia.

G.M.B.

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