Veleni a Olbia. Ora Nizzi accusa il sindaco: “Procurato allarme”

Una scaricabarile su barili che non sono mai stati scaricati. Il percolato non è mai sbarcato a Olbia, ma la nuova “guerra dei rifiuti” non ha nessun vincitore, solo perdenti. Una battaglia squisitamente politica, condotta su questioni tecniche e posizioni apparentemente agli antipodi, dove perde il Cipnes  (il Consorzio industriale della provincia) con un mancato fatturato che ammonta a quasi un milione di euro e dove perde il Comune, che potrebbe vedersi piovere addosso richieste di risarcimenti da parte della regione siciliana, della ditta di Catania incaricata di trasportare le 40 mila tonnellate di percolato verso il depuratore del Cipnes e, infine, dei responsabili della discarica Bellolampo di Palermo.

“Il sindaco di Olbia è responsabile di procurato allarme – ha attaccato Nizzi – perché ha fatto fermare un carico di percolato non pericoloso, che il Cipnes è in grado di trattare senza alcuna conseguenza per Olbia e il suo territorio”.

E’ solo uno degli argomenti a margine del resoconto della conferenza stampa con cui Settimo Nizzi, presidente del Cipnes ma anche coordinatore regionale del Pdl, attacca frontalmente il grande avversario, il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli e il compagno di partito, e Governatore, Ugo Cappellacci, oltre al neo assessore all’Ambiente, Andrea Biancareddu (Udc).

“L’ordinanza del sindaco di Olbia era illegittima – sostiene Nizzi – perché contraria a una pronuncia della Corte costituzionale. Ma il comportamento del sindaco ha indotto la Direzione marittima a bloccare l’attracco della nave con le prime 3 mila tonnellate di percolato e noi ci siamo comportati di conseguenza”. Secondo Nizzi, il Cipnes avrebbe soltanto attuato la convenzione e il contratto: una volta arrivato il blocco dello sbarco, il Consorzio non poteva fare altro che adeguarsi e avallare lo stop al percolato.

 Un paradosso rivendicato come ovvia conseguenza dei giochi della politica.  Nizzi sostiene di aver agito secondo le regole, ma di aver rinunciato a soldi preziosi per un ente pubblico per l’allarme lanciato da uno dei soci del Consorzio stesso (il Comune di Olbia). Una guerra su “presunti veleni” che porta alle estreme conseguenze un dogma ambientalista cavalcato secondo i più stretti dettami della battaglia politica. “Perché non sono tornato indietro, facendo sbarcare il percolato e impugnando l’ordinanza illegittima di Giovannelli? Preferisco non alzare la tensione per non avvalorare le tesi di coloro che mi accusano di voler riempire la città di rifiuti e determinarne la mancata attrattività turistica”.

In queste parole di Nizzi si consuma probabilmente l’ammissione (implicita, Nizzi infatti nega: “Io cerco il bene del territorio, dell’ente che presiedo e anche del mio partito”) del conflitto di interessi. Nizzi cade nella questione politica e si muove per non toccare il nervo scoperto della polemica ambientalista, non percorrendo fino in fondo l’interesse del Consorzio a fare business con il percolato, che viene dalla Sicilia ma è lo stesso che – proveniente da vari comuni dell’Isola – viene smaltito e trattato ogni giorno.

E la politica torna ancora nelle dichiarazioni di Cappellacci, Biancareddu e Matteo Sanna, che si sono affiancati a Giovannelli nel blocco dei rifiuti provenienti da fuori la Sardegna. “Non conoscono i fatti e parlano per accreditarsi politicamente in vista di future competizioni elettorali- spiega Nizzi – ricordo solo al presidente della Regione e all’assessore all’Ambiente che se non vogliono rifiuti extraregionali devono fare un’altra legge, perché quella del 2001 è stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale”.
Nizzi ha anche ribadito di essere stato estraneo alla conclusione del contratto con la ditta catanese e con la Regione Sicilia per il trasferimento, lo stoccaggio e il trattamento del percolato nel depuratore del Cipnes. “Si trattava di un normale atto gestionale – ha spiegato  – il lavoro del cda e quindi il mio indirizzo politico si esaurisce con la stesura del bilancio e la previsione di budget. Del resto si occupano i dirigenti”. Versione già confermata dal dirigente del settore Ambiente, Gianni Maurelli e ieri ribadita dal direttore generale del Consorzio industriale, Aldo Carta: “ Trattiamo 146 mila tonnellate di rifiuti ogni anno, sono 46 mila tonnellate quelli non pericolosi e 10 mila quelli pericolosi, abbiamo un budget di 30 milioni – spiega Carta – dunque non è inusuale che siano i dirigenti a occuparsi di un appalto anche di un milione di euro”. Carta difende anche l’operato della struttura: “Saremmo comunque stati costretti a dare il consenso all’arrivo del percolato – continua il direttore generale – perché trattandosi di una emergenza ambientale nella discarica di Palermo, in caso di opposizione avremmo potuto rispondere di rifiuto in atti d’ufficio o interruzione di pubblico servizio”.

Giacomo Legato

  •  

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share