Valentina Sanna: “Congresso a luglio. Per fondare il Partito democratico sardo”

Pubblichiamo il testo dell’intervento che la presidente dell’assemblea regionale del Pd Valentina Sanna ha svolto questo pomeriggio nella direzione regionale del partito.

 

Nella direzione regionale del 9 marzo ci lasciammo con la decisione unanime di prepararci alla celebrazione del congresso regionale prima dell’estate.

La sconfitta elettorale e un’analisi seppure un po’ approssimativa delle sue ragioni ci avevano portato alla necessità di anticiparlo.

Per cambiare un gruppo dirigente certo non privo di responsabilità di fronte ai risultati molto deludenti del PD in Sardegna, per di più se raffrontati a quello schiacciante 30% del M5S che non si è riscontrato in molte altre regioni d’Italia; e soprattutto per ridare vita a quel progetto che tanto entusiasmo e speranza aveva suscitato in milioni di persone.

Il 9 marzo elettori, iscritti e militanti del PD per quanto storditi dalla vittoria ancora una volta mancata, non potevano immaginare neanche nelle loro fantasie più nere che, a Roma, la drammatica vicenda dell’elezione del Capo dello Stato sarebbe stata l’anticamera al calice ben più amaro del Governo “di scopo” con il PDL di Berlusconi.

Centouno parlamentari del Partito Democratico sono stati gli esecutori materiali di una condanna politica voluta da mandanti la cui identità non conosceremo mai. Ne sarebbero bastati 30 a gettare un’ombra pesante sul futuro del PD ma 101 sono una pietra tombale sulla speranza di una qualsiasi decente prospettiva che si fondi sulla fiducia, la tensione ideale e i bisogni veri di un popolo tenuto e guardato sempre a distanza.

Ora siamo al Governo con Berlusconi, lo chiamiamo “di scopo” nell’ennesimo tentativo di coprire con una parvenza di presentabilità ciò che, agli occhi della maggioranza della base del nostro Partito e degli elettori, non potrà mai esserlo. Perché, neanche a dirlo, l’unico scopo che ha sempre animato Berlusconi in questi venti anni è stata la difesa del suo patrimonio e la fuga dai suoi processi, servendosi delle istituzioni e facendone scempio.

Questo è Berlusconi, lui non è cambiato. Non cambierà.

Noi sì, invece. Noi siamo cambiati.

Dal 28 febbraio abbiamo cambiato la maglia, facciamo spogliatoio con dei ministri che scappano dal ritiro per andare a Brescia a minacciare i giudici e pensiamo che eleggere un segretario nazionale con 458 voti su 1000 dell’assemblea nazionale possa arginare l’emorragia degli elettori e della base che nei circoli si interroga sgomenta senza essere mai stata interrogata da chi decide.

E in corsa, abbiamo cambiato perfino l’elettorato di riferimento.

Mi auguro, sinceramente, che si riesca almeno a cambiare la legge elettorale. Fatto il danno, se non altro non sarebbe stato del tutto inutile.

A ottobre si celebrerà il congresso nazionale. E in Sardegna?

Il 3 maggio c’è stato un cambio di programma: secondo il segretario il congresso regionale non è più così urgente e possiamo andare alle prossime scadenze regionali, primarie e elezioni del 2014 con qualche innesto nella segreteria regionale.

Pensiamo davvero che la proposta di un allargamento della segreteria regionale sia la risposta adeguata per evitare lo sfascio?

Ma davvero siamo convinti che spostare il nostro congresso all’anno prossimo, dopo le regionali, ci consentirebbe di riconquistare la fiducia e la combattività di un popolo in disarmo?

No, se pensiamo questo siamo davvero fuori dalla realtà. Non significa non essere in sintonia con la gente, ma manifestarne una distanza siderale.

Come ho già detto in altre occasioni, un congresso fondativo del Partito Democratico Sardo non è più rinviabile. Dopo le regionali ci sarebbe fatale, ci ritroveremmo probabilmente soltanto per fare l’autopsia della sconfitta.

Abbiamo, invece, il coraggio di metterci davvero in discussione; diamo corpo e avvenire a un progetto mai nato e facciamolo adesso, in questi mesi. Preferirei un congresso che non si svolgesse in contemporanea con quello nazionale per evitare di trovarci a ragionare in base all’appartenenza alle componenti romane e che ci farebbero perdere le vere priorità della Sardegna.

Farei il congresso a metà luglio, perché poi dovremo fare entro l’anno le primarie per la scelta del candidato alla Presidenza della Regione e ci dobbiamo arrivare per tempo e preparati.

Terrei come riserva l’ipotesi suggerita da Renato Soru sullo svolgimento in contemporanea delle primarie per le regionali e per il segretario. Ma certo non la liquiderei definendo “beghe interne” l’evidente necessità di un cambio di leadership politica del Partito in Sardegna.

A mio parere, sarebbe un errore anche ritornare al congresso delle tessere. Preferiamo un partito del 15% come sempre controllato dai detentori delle stesse o un grande partito del 30% dove magari non tutto è sempre preordinato da pochi?

Posto che non è comunque la direzione regionale che potrà modificare e deliberare su questioni di ordine statutario e che sarà quindi l’assemblea regionale l’ambito nel quale allargheremo la discussione e assumeremo le decisioni in merito, vorrei sottolineare che nelle scelte che faremo nelle prossime settimane il coinvolgimento dei circoli è indispensabile.

La mobilitazione è crescente e le giuste rivendicazioni di un’ampia partecipazione in una fase così drammatica del Partito per giunta ora che in molte delle nostre amministrazioni si vota, vanno considerate molto più seriamente.

Nominare oggi una nuova segreteria senza aver concluso una discussione che necessariamente deve approdare e coinvolgere l’assemblea regionale e i circoli, è certamente legittimo ma sarebbe a mio parere l’ennesima fuga in avanti di un gruppo dirigente che mette la base del Partito di fronte a scelte compiute da pochi e altrove.

Non mi sembrerebbe un buon inizio.

Se non vogliamo continuare a dare il segno di un gruppo dirigente sempre più arroccato su posizioni incomprensibili ai più, chiedo che la direzione regionale concordi con me la data dell’assemblea regionale immediata e che rimandi ad allora la nomina del nuovo esecutivo.

Diversamente, se il segretario metterà ai voti, immutata la proposta del 3 maggio scorso, darò convinta il mio voto contrario.

Valentina Sanna

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