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Un voto per l’Italia pensando alle Regionali

La Sardegna alle urne oggi e domani, per il rinnovo del Parlamento con il pensiero però già proiettato al prossimo appuntamento elettorale, quello delle Regionali. Che saranno, ormai è praticamente certo, a scadenza naturale nel febbraio prossimo. Alla volontà del presidente Ugo Cappellacci di resistere nonostante tutto, si aggiunge la preoccupazione di molti consiglieri regionali, in pratica la metà di non tornare nell’aula di via Roma alla fine di questa legislatura. La riduzione del numero dei consiglieri da ottanta a sessanta, sommata alla introduzione della parità di genere, porterà a trenta il numero degli onorevoli maschi, che attualmente sono invece settanta. Una ragione in più per resistere alla tentazione delle elezioni anticipate, senza contare la situazione d’instabilità economica in cui versa la Regione sarda, con la manovra finanziaria che ancora non ha fatto la sua comparsa.

 

Saranno un milione e 400mila i sardi chiamati oggi e domani al voto, per eleggere venticinque parlamentari (17 deputati e otto senatori), due in meno della precedente legislatura. I favori del pronostico nell’Isola sono tutti per il centrosinistra, che punta a fare il pieno sia alla Camera sia al Senato. L’obiettivo, più o meno dichiarato, è quello di 8 deputati (7 Pd più 1 Sel) e 5 senatori (4 Pd più uno Sel). Ma se al Senato, dove il premio di maggioranza è regionale, i cinque senatori del centrosinistra sono pressoché certi, alla Camera fare previsioni è molto più complicato. A Cagliari in via Emilia, la sede regonale del Pd,  si guarda con fiducia all’esito del voto, anche se nelle ultime settimane è stata registrata la crescita impetuosa, come del resto in tutta Italia, del Movimento cinque stelle. Questo, unito al calo dell’area centrista di Mario Monti, apre lo scenario di una governabilità molto precaria.

Il centrodestra, invece, punta a limitare i danni, ben conscio che la riduzione dei propri parlamentari sarà notevole. La campagna elettorale, specie del Pdl è stata in linea con l’attuale condizione della coalizione che sostiene Cappellacci in Regione, uno schieramento senza ormai una linea condivisa, dove ognuno pensa al proprio risultato personale. Non a caso il Pdl è stato l’unico partito a non organizzare grandi kermesse prima del voto, con il forfait di Silvio Berlusconi, che per la prima volta non è venuto in Sardegna in campagna elettorale. I leader regionali, Mauro Pili, Emilio Floris, Settimo Nizzi e Salvatore Cicu si sono mossi autonomamente e guardandosi bene dal fare comizi assieme ( parte Floris e Cicu). Anche questo è un segno dei tempi.

C’è grande curiosità per la performance dell’area di centro in Sardegna, dove Mario Monti sembra avere investito parecchio, puntando su un nome di peso come il direttore del Tempo, Mario Sechi e su Giorgio La Spisa, vice presidente della Giunta regionale, protagonista di un addio al Pdl per certi versi clamoroso. Il risultato delle elezioni politiche sarà decisivo soprattutto per i partiti come Riformatori e Udc, che testeranno la loro forza fuori dall’alleanza di centrodestra, in una sorta di prova generale in vista delle regionali. “Dove cambierà tutto e saranno superati i vecchi blocchi di centrodestra e centrosinistra”, ha detto dal palco della Fiera il capogruppo alla Camera, Pierpaolo Vargiu.

L’area sardista indipendentista partecipa in misura inferiore a queste elezioni, con la sola presenza di Psd’Az, della lista Indipendenza per la Sardegna (Sardigna nazti0ne e altri) e la discussa Meris di Doddore Meloni. Hanno deciso di non partecipare invece Irs, A manca pro s’indipendenza e ProgReS, che propone ai propri elettori di marchiare con il bollino nero la scheda elettorale in segno di protesta. Asenti anche i Rossomori, dopo il no del Pd isolano all’alleanza al Senato.

Alberto Urgu

 

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