Trivelle, Ganau contro Serracchiani e Guerini: “Governo unico irresponsabile”

“Sarebbe stato sufficiente che il Governo ascoltasse le Regioni che hanno promosso il referendum e avesse rinunciato a prorogare le concessioni per trivellare entro le 12 miglia”. Così il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau, interviene in merito alle dichiarazioni dei vicesegretari nazionali del Pd, Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini, che sul referendum del 17 aprile hanno invitato all’astensione perché la consultazione popolare “non serve”, hanno detto.

Ma il capo dell’Assemblea sarda, dem come i due vicesegretari, non ci sta. “Si sbagliano entrambi – aggiunge Ganau -: se non ci fossero le concessioni entro le 12 miglia, non ci sarebbe il referendum. Hanno invece ragione su un altro aspetto: i 300 milioni di euro necessari per il referendum potevano essere utilizzati per asili nido, scuole, sicurezza e ambiente. Sarebbe stato sufficiente accogliere le richieste delle Regioni promotrici o accorpare il referendum alle amministrative. Lo sperpero di risorse è da imputare esclusivamente all’irresponsabilità del Governo. Ora si comprende, l’obiettivo è quello di non voler far raggiungere il quorum”.

Il Consiglio regionale della Sardegna, insieme a quelli di Marche, Molise, Puglia, Abruzzo, Veneto, Calabria, Campania e Liguria, ha promosso il referendum e la scorsa settimana, quando Ganau ha illustrato le ragioni del no insieme al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, aveva già attaccato il premier Matteo Renzi che “vuol far fallire la consultazione“, aveva detto il presidente dell’Aula. “Sanno bene i vicepresidenti del mio partito – prosegue Ganau – che un esito positivo del referendum non modificherebbe i tempi delle concessioni in essere, e quindi, non farebbe perdere alcun posto di lavoro. Abbiamo dieci anni di tempo per costruire uno sviluppo alternativo basato sulle energie rinnovabili, sulla sostenibilità ambientale e sul turismo, i quali garantirebbero molte più buste paga. Se poi sono così sicuri delle loro ragioni – conclude il presidente – abbiano il coraggio di andare a votare il 17 aprile e di votare no”. (al. car.)

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