Insieme ai risultati del sondaggio Swg sulle intenzioni di voto rispetto ai sette candidati presidente della Regione – con Christian Solinas avanti ma Massimo Zedda in rimonta – La Nuova Sardegna ha pubblicato anche le tendenze elettorali sulle 24 liste in corsa. Il quadro generale, pur con sorprese all’interno dei singoli schieramenti, rispecchia l’andamento che viene fuori sui sette aspiranti governatori. Tuttavia il risultato dei partiti è ininfluente ai fini dell’esito finale: le Regionali, in base alla legge elettorale vigente, le vince infatti il candidato presidente che prende più voti, a prescindere dalle preferenze raccolte dalla coalizione che lo sostiene.
Stando al sondaggio Swg, che ha coinvolto un campione di mille persone, il centrodestra è al 38,8 per cento, il polo civico-politico di centrosinistra al 29,3 e il Movimento Cinque Stelle al 23,5. Il crollo dei pentastellati sarebbe devastante perché alle Politiche del 2018 erano arrivati al 42,5 per cento. Sempre secondo il sondaggio le due anime del Governo gialloverde sono comunque i primi due partiti nell’Isola col 23,5 per cento M5s seguito dal 14,6 della Lega (che assieme al Psd’Az aveva ottenuto il 10,8 alle Politiche di marzo). Terzo posto per il Partito democratico con 12,6 per cento (14,8 a marzo scorso e 22,1 alle Regionali del 2014).
Quarta in classifica si piazza Forza Italia con un 6,3 per cento che indicherebbe un crollo pesante dopo il 14,8 del 2018. Segue al 6,3 per cento Sardegna in Comune con Zedda, la lista che mette insieme il movimento civico del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, più i civatiani di Possibile, parte dei bersaniani sardi e ‘pezzi’ di Radicali. Ancora: i Riformatori sono al 4,8, l’Udc al 4,2 mentre il Partito sardo d’Azione da solo si ferma al 3,1 come la civica Futuro Comune con Massimo Zedda.
In mezzo c’è un altro risultato a sorpresa del sondaggio Swg: il 4,1 per cento della Sinistra sarda che prenderebbe molti più voti del candidato presidente Vindice Lecis dato tra lo zero e il 2 per cento. Fratelli d’Italia al 3 per cento, Noi la Sardegna con Massimo Zedda al 2,6 per cento, Autodeterminatzione all’1,8 Campo progressista all’1,6 per cento, Liberi e Uguali all’1,4 come i Sardi Liberi, Cristiano popolari socialisti all’1,2 per cento, l’1,1 per il Partito dei sardi e l’uno per cento per l’Unione dei sardi.
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Sardegna 20Venti allo 0,7 per cento, Fortza Paris e Progetto comunista per la Sardegna allo 0,5 e in coda Energie per l’Italia e Sardegna Civica con lo 0,3 delle preferenze. Alla domanda su quale lista avrebbero scelto per le elezioni regionali la percentuale di indecisi sale al 28 per cento, quasi uno su tre, e ai risultati ipotizzati da questo sondaggio va associato anche il dato dei sardi che il 24 febbraio non andranno alle urne: nel 2014 quasi un elettore su due era rimasto a casa.
Sempre stando alla legge elettorale sarda, la governabilità della Regione è garantita dal premio di maggioranza che viene assegnato in base ai voti ottenuti dal candidato presidente. È infatti previsto il voto disgiunto, cioè la possibilità di scegliere un aspirante consigliere di una lista e un candidato presidente di un altro schieramento. Alle prossime Regionali ci sarà anche la novità della doppia preferenza di genere, ma la possibilità di votare per una coppia di candidati sarà consentita solo all’interno della stessa lista.