Sicurezza, Corda (M5s) contro i sindaci. Cgil, Anpi e Arci con le fasce tricolori

La deputata cagliaritana Emanuela Corda difende a spada tratta il decreto Sicurezza e attacca i sindaci che stanno protestando. “È estremamente grave che i sindaci di alcune città disobbediscano alla legge approvata dal Parlamento e firmata dal presidente della Repubblica – attacca la parlamentare pentastellata -. Ed è sconcertante assistere ai tentativi personali di alcuni sindaci di emergere da un’estinzione dei loro partiti ormai già avviata e sempre più irreversibile. Soprattutto quando si arriva, come ora, a negare persino la democrazia, le leggi, le istituzioni”. La protesta partita da Palermo, Napoli e Parma sta agitando anche i principali, municipi isolani con i sindaci Massimo Zedda (Cagliari), Nicola Sanna (Sassari), Andrea Soddu (Nuoro) e Mario Bruno (Alghero) che stanno contestando il decreto Sicurezza. Dalla loro parte si è schierata anche la Regione con l’assessore agli Affari generali Filippo Spanu.

La capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Difesa difende l’operato del suo Governo, così come in Sardegna hanno fatto Sean Wheeler il sindaco di Porto Torres, suo compagno di Movimento, e il senatore sardista Christian Solinas. “Ricordo che questo provvedimento nasce dall’urgenza di mettere ordine al disastro in tema di sicurezza generato dai governi precedenti, e quindi dai loro partiti – dice Emanuela Corda -. Chi si riempie oggi la bocca di belle parole, come solidarietà e accoglienza dovrebbe innanzitutto rammentare il caos che stavano generando certe politiche disinvolte e sconsiderate che ahimè hanno agevolato speculazioni sulla pelle dei disperati stessi favorendo il business di scafisti e mafie varie”. La deputata M5s precisa: “Occorre fare delle opportune distinzioni e sottolineare che tante sono state anche le opere di vero bene con l’intento di accogliere chi davvero fuggiva da quei paesi in eterno conflitto o da situazioni drammatiche di precarietà e disperazione. Per questo motivo dico che opporsi con prepotenza rifiutandosi di recepire gli effetti di una legge dello Stato, non sia la via più giusta per affrontare un tema così delicato – conclude -. Solo un sano confronto democratico che non sia ipocrita, basato sullo scambio, sull’ascolto è la via da percorrere. Non l’arroganza o il muro di gomma antigovernativo”.

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I sindaci che stanno puntando i piedi contro il provvedimento incassano la piena solidarietà di Anpi, Arci e Cgil che hanno scritto una lettera-appello ai primi cittadini della Sardegna. “L’Anpi, l’Arci e la Cgil della Sardegna si schierano al fianco dei sindaci che hanno deciso di sospendere l’attuazione del decreto legge ‘insicurezza‘ e chiedono a tutti i sindaci sardi di assumere posizioni che, nel rispetto della Costituzione, tutelino i diritti fondamentali di tutti”. Nella lunga nota i tre segretari Franco Uda, Piero Cossu e Michele Carrus si schierano con le fasce tricolori che stanno attuando la protesta. “La decisione dei sindaci di non dare attuazione a quelle norme che si pongono in conflitto con i doveri e le prerogative delle amministrazioni locali appare coraggiosa anche sul terreno istituzionale, perché propugna la difesa del diritto e della nostra civiltà giuridica, sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani: se c’è contrasto fra leggi ordinarie e tra queste e la Costituzione, occorre che venga alla luce con chiarezza, affinché la Corte Costituzionale possa pronunciarsi”.

“La gravità del decreto Salvini sta nel fatto che nega i principi di solidarietà e di uguaglianza sanciti dalla Costituzione, che impone di regolare il trattamento degli stranieri residenti in Italia in modo conforme ai trattati internazionali e non differenziato dagli altri cittadini nei diritti personali e nell’accesso ai servizi pubblici universali – scrivono i rappresentati di Anpi, Cgil e Arci – Infatti, esso prevede per i migranti l’abolizione della protezione umanitaria, il raddoppio dei tempi di trattenimento nei Centri per il rimpatrio (Cpr), la soppressione dei servizi Sprar affidati ai Comuni – anche espellendo dai centri le persone attualmente in attesa di definizione delle pratiche di soggiorno e di asilo – e sostanzialmente smantella le politiche di integrazione e di accoglienza diffusa che le rendono più sostenibili”. Franco Uda, Piero Cossu e Michele Carrus si soffermano su uno degli aspetti che preoccupa di più la fronda dei sindaci che non vogliono applicare le nuove regole. “L’articolo 13 stabilisce addirittura il rifiuto dell’iscrizione all’anagrafe al richiedente asilo già in possesso del permesso di soggiorno alla sua scadenza e, cioè, dispone di negargli la residenza, impedendogli di usufruire dei servizi sociali, a cominciare dalle prestazioni socio-sanitarie non fondamentali. Così, migliaia e migliaia di persone, pur presenti legalmente nel nostro Paese, sono giuridicamente discriminate e calpestate per decreto“.

Marcello Zasso

 

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