Seconde case, Solinas non farà nulla: appelli dei sindaci sardi andati a vuoto

Ci hanno provato. Convintamente. Perché nei Comuni, quando c’è il virus, sono loro, i sindaci, la massima autorità sanitaria. E il dl di Mario Draghi nella parte relativa alle seconde case prospetta per i Comuni scenari non tranquillizzanti, è concreto il rischio che i contagi aumentini. Per questo le fasce tricolori si sono appellate al governatore Christian Solinas per convincerlo a firmare un’ordinanza regionale che contenga gli arrivi in Sardegna, così come hanno già fatto i presidenti di Valle d’Aosta, Campania e Alto Adige.

Solinas, invece, ha snobbato gli appelli dei sindaci per fare contento il proprio capo politico, Matteo Salvini, che è al governo e non gradisce posizioni contrarie rispetto a quelle assunte da Roma (leggi qui). Eppure il timore dei sindaci non ha nulla di politico, è una preoccupazione concreta alla luce di quanto accaduto la scorsa estate e di quanto ancora sta succedendo, con la variante inglese, in diversi piccoli centri dell’Isola, costretti al lockdown per via dei contagi risaliti di nuovo (Bono è di nuovo in zona rossa, così come Sindia).

“La situazione è questa – ha scritto in un post su Facebook il primo cittadino di Villanovaforru, Maurizio Onnis -. Solinas dice che i turisti sono liberi di arrivare, che si potenzieranno i controlli negli scali e che tutto andrà bene. Temussi, capo operativo della sanità sarda, dice che potenziare i controlli negli scali non si può, che i controlli sono già al massimo, che provarci significa mandare l’Ats in crisi. In sostanza, è cominciato l’orrendo gioco dello scarica barile. Io però, da sindaco e da cittadino responsabile, devo fare un ultimo tentativo”.

Onnis, con molte ore di anticipo, ha anticipato quanto accaduto nella seduta serale del Consiglio regionale, in cui il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha praticamente detto che non ci sarà alcuna ordinanza e che la Giunta Solinas chiederà in aiuto a Roma per fare i test. “Christian, muoviti – ‘aveva invece incitato Onnis, presidente del movimento politico Corona de logu -. Oggi rappresenti un popolo intero che vuole da te un atto politico preciso. Chiudi le porte, se non sei certo di praticare controlli davvero rigorosi. E non lasciarti sviare dal tuo staff, che prevede già l’impugnazione dello Stato: ci sarà pure un giudice che reputa la nostra salute più importante del diritto altrui a fare vacanza. Muoviti, Christian. Fai qualcosa di sardista, se non vuoi essere ricordato come il presidente che ha chinato la testa davanti a una legge ingiusta. Sei ancora in tempo”. Ma nulla di tutto ciò è successo.

Un altro appello al presidente della Regione l’avevo rivolto anche la sindaca di Onanì, Clara Michelangeli, che sempre su Facebook ha annunciato: “Purtroppo nel nostro Comune abbiamo di nuovo due casi di positività al Covid-19. I due coniugi sono tornati mercoledì scorso dalla Toscana, hanno fatto allo sbarco il tampone rapido al porto di Olbia (su base volontaria), ma nessuno ha spiegato loro di fare la quarantena né di ripetere il test dopo dieci giorni”. Alla coppia di Onajnì è stato “semplicemente detto che avrebbero ricevuto una chiamata in casa di positività. A tutt’oggi l’esito non è ancora disponibile”.

Fatto sta che due giorni dopo il rientro in Sardegna, i due coniugi, “tornati a casa sereni e tranquilli, hanno avuto sintomi sospetti – racconta ancora la sindaca -. Domenica, quindi ripetiamo immediatamente il test rapido, perché il Comune li ha acquistati a proprie spese” e la coppia è risultata “positiva”. La prima cittadina di Onanì scrive ancora: “L’esempio nostro dùà l’idea di cosa può succedere se se si apre la Sardegna agli spostamenti dalle zone rosse nelle seconde case. Il passaggio in zona bianca è stato già azzardato, visto che, inevitabilmente ha portato ad un abbassamento della guardia, con un conseguente aumento dei contagi al quale stiamo già assistendo. Questo non è il modo di tutelare la nostra terra”.

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