Scuola, “deportazione” dei precari sardi. E la Firino scrive al ministro Giannini

“Oggi ho scritto al ministro Giannini sulla situazione dei precari sardi e sul rischio che molti di loro debbano lasciare l’Isola per continuare a insegnare. Spero che la mia richiesta di incontro venga accolta al più presto.
Il Governo ha il dovere di ascoltare le ragioni della Sardegna”. Claudia Firino, l’assessore regionale alla Pubblica istruzione, lo annuncia con un post su Facebook, dopo la protesta degli insegnanti sotto il Consiglio regionale.

In via Roma i supplenti della scuola (un centinaia con valigie e figli) si sono ritrovati proprio per contestare La Buona Scuola di Giannini-Renzi che prevede un’unica graduatoria nazionale da cui attingere per chi non ha una cattedra fissa. Di qui il “no alla deportazione di Stato”, hanno denunciato i precari. E la Regione si è schierata al fianco dei manifestanti con la lettera della Firino, contraria alla eventuale emigrazione, di cui gli insegnanti hanno denunciato costi e difficoltà, complicate ancora di più nel caso in cui si abbia una famiglia o un genitore da accudire.

“Se è vero che questa possibilità riguarda tutti gli insegnanti italiani – scrive l’esponente della Giunta a Giannini -, è innegabile che la condizione di insularità della Sardegna, la regione più distante dal resto del territorio nazionale, renda più gravoso da un punto di vista sia economico che sociale l’eventuale trasferimento in altra sede”. Firino chiede quindi al ministro un confronto per analizzare problemi e trovare soluzioni percorribili.

Intanto prosegue la mobilitazione. Da questa mattina oltre cento insegnanti sono riuniti in assemblea convocata dal parlamentare di Unidos Mauro Pili al T-Hotel. “Aspettiamo la convocazione da parte dell’assessore all’Istruzione Claudia Firino entro le 12 – ha detto il deputato -, altrimenti andremo noi dall’assessore”. Resta il fatto che la Firino ieri ha fatto la sua mossa di sostegno ai precari, scrivendo appunto alla Firino.

Pili ha fatto sapere di aver già raccolto cinquemila firme per chiedere alla Regione di presentare ricorso alla Corte Costituzionale contro la riforma Renzi. Nella piattaforma di rivendicazioni il deputato chiede che siano assegnate all’isola 3.500 cattedre tutte sarde: 500 subito e altre 3.000 con il piano triennale. “I presupposti per il ricorso – ha spiegato – sono tutti nell’articolo 5 dello Statuto quando si parla, anche per l’istruzione, di norme integrative e attuative della legge nazionale”. La strada che si vuole percorrere è quella intrapresa da regioni come Valle d’Aosta e Trentino. “In quel caso sono state riconosciute le peculiarità della specialità – ha continuato Pili – perché la Sardegna no? Rafforzare la scuola sarda è un compito che spetta alla Regione: quale occasione migliore per combattere la dispersione scolastica?”.

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