Scissione di Renzi, Sardegna tiepida: pochi dem lasciano il Pd per Italia viva

Matteo Renzi non scalda i democratici sardi. Non tanto, almeno, da spingerli a lasciare il Pd. È questa la sintesi politica che accompagna la scissione pensata in gran segreto ad agosto e ufficializzata ieri dall’ex premier e senatore. Il nuovo partito di Renzi si chiama Italia viva. Ma nell’Isola trasfughi in massa non ce ne sono: solo qualche adesione.

In cima alla lista di chi si sposta ecco Giuseppe Luigi Cucca: il senatore al secondo mandato viene dato per sicuro nella lista dei quaranta parlamentari che hanno deciso di seguire Renzi. La scelta sorprende, se si torna indietro nel tempo: Cucca è stato infatti un bersaniano di ferro e segretario del Pd isolano. Poi, certo, senza Renzi non sarebbe stato il capolista nel collegio plurinominale di Palazzo Madama alle Politiche del 2018, ciò che a Cucca ha permesso di diventare senatore per la seconda volta.

A Renzi deve tutto pure Claudia Medda, la contestatissima ex assessora comunale che a Cagliari ha gestito l’appalto della spazzatura, quello del porta a porta. Nel 2016 la Medda è entrata in Giunta perché Massimo Zedda si era rifiutato di nominare Nicola Montaldo, anche lui renziano, ma che nelle scelte in Municipio avrebbe risposto al suo gruppo locale di riferimento, non a Zedda. Di qui la decisione dell’ex sindaco di puntare sulla Medda, molto più ‘gestibile’. Fatto sta che l’ex assessora ha deciso di dire addio al Pd.

In Sardegna i renziani della prima ora sono stati due: il deputato Gavino Manca e l’amministratore unico di Arst, Chicco Porcu. Ma al momento nell’uno né l’altro sembrano intenzionati a spostarsi in Italia viva. Su Manca si conoscono anche i motivi: il parlamentare non cambia perché è legatissimo a Luca Lotti, l’ex del Giglio magico finito in rotta di collisione con Renzi. E se Lotti non molla il Pd, pure i suoi fedelissimi smettono di essere renziani.

Tra i sardi del Pd, in attesa che maturino i ragionamenti, i fari restano puntati sulla deputata Romina Mura e sul consigliere regionale Piero Comandini, altre due super tifosi di Renzi. La Mura, come Cucca, deve a Renzi la sua elezione alla Camera alle Politiche del 2018: fosse stato per il Pd, il candidato nel collegio plurinominale del Centro-sud Sardegna, che garantiva l’ingresso sicuro a Montecitorio, sarebbe stato Silvio Lai. Renzi invece aveva imposto la Mura, finendo per allontanarla definitivamente dalla corrente di Antonello Cabras, di cui la deputata è stata per anni una fedelissima. Discorso diverso per Comandini: lui è diventato renziano per convinzione, tanto che alle Regionali di febbraio 2019 i voti per il mandato bis nella massima assemblea sarda li ha dovuti prendere con le preferenze (nel Pd ne ha raccolti più di tutti, superando quota cinquemila).

Infine il capitolo Francesco Pigliaru: l’ex governatore sardo, tornato a fare il professore lo scorso marzo, ha affidato a Facebook la sua rinuncia a seguire Renzi, di cui Pigliaru è stato ugualmente un tifoso della prima ora. “Condivido l’idea che nella sinistra – ha scritto – serva una forte posizione riformista, capace di mettere insieme equità sociale e profonda trasformazione del sistema economico. Ma questa battaglia continuerò a farla nel Pd”. Partito al quale l’ex presidente della Regione si è iscritto solo dopo le Politiche del 2018, proprio con l’obiettivo di un rilancio. Renzi, invece, ha vouto ‘tradire’ quel patto. Ma sono passate troppe poche ore per capire come andrà a comporsi, anche nell’Isola, il nuovo scacchiere di Italia viva.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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