Sanità, voto a Nieddu: “Insufficiente, pensa ai sogni e non alle priorità”

“Il giudizio è insufficiente”. Gavino Carta, segretario generale della Cisl Sardegna, comincia dal voto sintetico nella sua valutazione a Mario Nieddu, l’assessore che in quota lega guida la Sanità sarda. Carta, visto il ruolo, è uno sindacalisti contattati da Sardinia Post per valutare la Giunta di Christian Solinas, adesso che è fine anno, quindi tempo di bilanci. Sabato 11 novembre il nostro giornale ha pubblicato il primo blocco di pagelle (leggi qui), oggi il secondo (leggi qui).

Il segretario generale spiega: “Il mio voto è un’insufficienza per due motivi. Intanto il modello di sanità proposto in questa legislatura non è stato per nulla rivisto e aggiornato, malgrado le promesse elettorali. Questa maggioranza si è limitata a occupare gli spazi decisionali, all’interno di un contestabile esercizio del potere. Dico questo perché rispetto modello precedente, che aveva destrutturato la vecchia impostazione per Asl fondata su una governance territoriale coordinata dall’assessorato, il centrosinistra aveva dato vita a un assetto centralizzato, di fatto mettendo tutto nelle mani dell’Ats. La direzione dell’Azienda per la tutela della salute ha finito per sostituire l’assessorato nelle decisioni”.

Per Carta il modello Ats ha prodotto gli effetti sperati sotto il profilo economico. “Il risparmio auspicato c’è stato. Riduzione della spesa e ripianamento del deficit sono stati un traguardo raggiunto. Ma è facile tagliare i costi a scapito dei servizi. Ci riescono tutti a risparmiare facendo sparire prestazioni essenziali, chiudendo reparti e azzerando il turn over”.

Gavino Carta

Carta, però, ricorda bene la campagna elettorale delle Regionali 2019, quando Solinas prometteva di fare piazza pulita dell’Ats per tornare alle Asl e far volare di nuovo la sanità sarda. Chiarisce ancora il segretario generale della Cisl: “Questa Giunta non ha riformato un bel niente, ha solo introdotto gestioni commissariali. Quindi ulteriori livelli di potere che hanno indebolito e reso ancora più confusa la catena di comanda in sanità. Ciò è emerso con particolare evidenza in questi due anni di pandemia. Quello che accade nella sanità sarda è sotto gli occhi di tutti: la programmazione non è adeguata, l’emergenza Covid è stata affrontata senza attrezzarsi. Il risultato è che il tema della salute dei cittadini è andato via via peggiorando, perché la Giunta non è stata capace di mettere in campo azioni per invertire la tendenza. E questo è successo sia sul reclutamento delle risorse umane e finanziarie sia sulla riconsiderazione dei modelli di governance. Per sanare il problema – avverte Carta – non basta ricostituire le Asl. I nuovi Dg finiranno per essere direttori generali di scatole vuote”.

Quanto al tema della programmazione strettamente sanitaria, il segretario generale della Cisl osserva ancora: “Così come la propone l’assessore Nieddu, se da un lato si intravede un progetto ambizioso con il potenziamento capillare della medicina territoriale, dall’altra la strategia risulta impraticabile. Per due ordini di ragioni: il primo è che non si comprendo il percorso perché Roma non ha ancora dato alcuna deroga, condizione indispensabile per avviare il progetto proposto da Nieddu. E poi mancano le risorse umane: in Sardegna c’è una carenza diffusa di medici, infermieri, oss, tecnici e amministrativi”.

A sentire Carta, il modello Nieddu è destinato a un fallimento sicuro. Ragion per cui il sindacalista indica la terza via: “Sarebbe più utile in questa fase che la Regione si concentrasse sulle priorità. Ovvero medicina territoriale, liste d’attesa e patologie particolarmente gravi ed acute. Il libro dei sogni di questa maggioranza può restate nel caso, non è realizzabile. Servono invece risposte sui servizi essenziali, perché mancano le une e gli altri”.

Carta guarda al Nuorese: “Ci sono pazienti oncologici che non possono fare la chemio. Le patologie acute rischiano di diventare croniche per mancanza di assistenza, con esiti anche nefasti. Questo è il punto. Qua bisogna dare un nome e cognome alle priorità. Nella sanità sarda c’è troppa confusione. Così non si può andare avanti”.

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