“La garanzia dei livelli minimi di assistenza e il normale svolgimento delle attività assistenziali sono a rischio, mentre il pericolo di un’interruzione di pubblico servizio è sempre più vicino”. È il grido d’allarme del consigliere del Partito dei sardi, Augusto Cherchi, che parla di “diversi episodi utili a definire la gravità della situazione che caratterizza la sanità nell’Isola”. Un esempio: “L’Ats ha bandito nei mesi scorsi una selezione per la formazione di una graduatoria da cui attingere per l’assunzione di medici anestesisti che risultano insufficienti a Oristano, Cagliari, Nuoro, Olbia, Lanusei, Carbonia, Tempio, Ozieri”. Ebbene, da quella graduatoria ha attinto l’Aou di Sassari e “il risultato è che nessun medico risulta disponibile alla chiamata di assunzione dell’Ats”.
Poi c’è il caso della Assl di Oristano dove “viene chiuso il 50% delle sale operatorie, con la conseguenza che ogni mese centinaia di pazienti non possono essere operati, le liste di attesa si allungano all’infinito e non sono garantite le urgenze”. Ciò significa, osserva Cherchi, “che non sono garantiti i Lea, i livelli essenziali di assistenza”. Altrove, denuncia, “è possibile trovare reparti che hanno un terzo del personale medico rispetto ad altri reparti di pari livello, o reparti che sviluppano volumi di attività tra i più alti della Sardegna ed eseguono procedure salvavita che dovrebbero funzionare per 24 ore al giorno ma da tempo funzionano a malapena per 12, talvolta con macchinari e strumentazioni vecchie di oltre 10 anni”. Insomma, conclude l’esponente del Pds, “cos’altro deve accadere, quale livello di inefficienza e di caos occorre raggiungere prima che si prenda atto della gravità della situazione?”.